In effetti, questa storia sta diventando misteriosa. Non si capisce il perché di tanti tagli. I cittadini cominciano a protestare. E si interrogano sul perché il Comune di Palermo sembra così impegnato a peggiorare la qualità della vita. Perché l’eliminazione degli alberi fa aumentare l’inquinamento e predispone la città agli allagamenti. Parlano Silvano Riggio e Gabriella Pucci. Il post su facebook di Agostino Marrella. Cos’è ‘sta storia di alberi e rami tagliati considerati ‘rifiuti speciali’?
Dicono che da qualche giorno fanno i blitz: arrivano quatti quatti, tagliano gli alberi e scappano. Forse perché i palermitani, stanchi di vedere gli alberi della propria città eliminati uno dopo l’altro, cominciano a protestare. Ma chi è che taglia gli alberi? Il Comune, ovviamente. Anche se non è chiaro chi si occupa degli alberi.
Dovrebbero essere i dipendenti del Comune, che fino a qualche anno fa, mettendo assieme dipendenti e precari, erano circa 20 mila. Invece c’è chi giura di aver visto una ditta privata che lavora per conto del Comune. Tesi inverosimile,perché un Comune come Palermo, con tutti i guai finanziari che ha – e soprattutto con i tanti dipendenti che ha a disposizione tra i propri uffici e le società controllate dallo stesso Comune – non va certo ad appaltare all’esterno il taglio degli alberi!
Noi ci siamo già occupati degli alberi del capoluogo siciliano. Abbiamo ripetutamente denunciato il taglio degli alberi della Circonvallazione, di Viale Leonardo da Vinci e di via Notarbartolo per fare spazio al Tram. E del taglio degli alberi in Piazza Castelnuovo, Piazza Politeama per i palermitani (vedere foto sopra). Del taglio delle Eritrine al Foro Italico. Di quello che hanno combinato nell’angolo di verde di Piazza Principe di Camporeale (TUTTI ARTICOLI CHE TROVATE IN CALCE ALLEGATI).
Qualche giorno fa abbiamo scritto un articolo in cui diamo la parola al professore Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo (CHE POTETE LEGGERE O RILEGGERE QUI).
Oggi torniamo a commentare quello che succede in città, o meglio, agli alberi della città di Palermo, che continuano ad essere oggetto di tagli. Alberi che vengono in parte potati e in parte eliminati perché il vento potrebbe spezzare i rami e provocare danni alle persone e alle cose, ma anche perché le radici creerebbero problemi alle strade e ai marciapiedi. O perché sarebbero ricettacolo per gli uccelli. Insomma, di tutto e di più.
“In questa storia degli alberi di Palermo – ci racconta il professore Riggio – ci sono alcuni articoli del Giornale di Sicilia nei quali i cittadini indicavano i problemi creati dagli alberi. Quello che non si comprende è che gli alberi, in una città come Palermo, che negli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo passato ha subito un ‘Sacco edilizio’, sono importanti perché mitigano gli effetti negativi della cementificazione”.
Senza gli alberi il clima non viene mitigato e la città diventa un forno rovente d’estate e si allaga in inverno con piogge anche non torrenziali. Gli stessi palermitani hanno visto cosa succede in alcune aree della città quando piove: allagamenti che, qualche volta, non sono meno pericolosi dei possibili effetti del vento sugli alberi.
Quanto al vento – e ai pericoli che creerebbe – va detto che gli alberi sono presenti in tutte le città civili del mondo: ma solo a Palermo, a quanto pare, gli alberi vengono eliminati per timore del vento!
Certo, se si vanno a distruggere le radici degli alberi – com’è stato fatto nei lavori di ‘sistemazione’ del già citato verde di Piazza Principe di Camporeale, è chiaro che gli alberi muoiono: e infatti nella villetta di Piazza Camporeale (peraltro abbandonata da trent’anni!), le radici sono state sacrificate, un pino è già caduto (per fortuna dentro la stessa villetta), mentre un secondo pino, ancora in piedi, è già seccato a metà, forse è già morto e ora potrebbe cadere sulla testa delle persone o sulle automobili o su altro.
Ma in Piazza Principe di Camporeale gli alberi rischiano di andare giù con un colpo di vento perché qualcuno ne ha compromesso le radici: è chiedere troppo capire perché sono state in parte tagliate le radici dei pini e dei ficus del verde di Piazza Principe di Camporeale?
Come funziona ‘sta storia: prima li fanno diventare ‘pericolosi’ e poi li abbattono?
Nelle città civili gli alberi vengono potati: potatura che non s’improvvisa, perché non è solo un fatto amministrativo, ma è un intervento che richiede conoscenze tecniche ed agronomiche (nelle facoltà di Agraria la potatura degli alberi si studia).
“Abbattere gli alberi di Palermo è una follia – ribadisce il professore Riggio -. Gli alberi mitigano il clima e abbattono gli inquinanti. Ricordo che, qualche anno fa, quando hanno abbattuto gli alberi della Circonvallazione e di via Leonardo da Vinci, in tanti siamo rimasti stupiti del fatto che l’allora assessore comunale, Giuseppe Barbera, non era intervenuto”.
Per la cronaca, Giuseppe Barbera è docente presso la facoltà di Agraria di Palermo e, oltre ad essere un amante della natura, è un profondo conoscitore della storia degli alberi di Palermo. Anche noi, quando hanno abbattuto gli alberi della Circonvallazione e di via Leonardo da Vinci, siamo rimasti stupiti della mancata protesta di tanti altri personaggi autorevoli della città!
Anche perché, com’era prevedibile, non è vero che il Tram ha migliorato la vivibilità di via Leonardo da Vinci: semmai l’ha notevolmente peggiorata, visto che il traffico automobilistico è aumentato: ed è aumentato anche l’inquinamento.
Per non parlare di quello che succede in questa lunga strada nelle giornate particolarmente calde – cosa che succede tante volte nell’arco temporale di sette-otto mesi – quando l’inquinamento provocato dal traffico automobilistico e temperature non più mitigate danno luogo a un ambiente invivibile!
Il bello sapete qual è? Che gli amministratori comunali sono convinti di aver migliorato il trasporto delle persone rendendolo sostenibile…
Sul Tram riportiamo un commento sulla propria pagina facebook di Agostino Marrella:
“Premesso che non considero una ‘porcata’ in sé le linee tramviarie – sono anzi favorevole ad una loro implementazione sia pure a certe ferree condizioni, attinenti, ad esempio, alle specifiche tecniche e alla loro ecosostenibilità – condivido, in gran parte, la franchissima opinione del professor Silvano Riggio sul modus operandi dell’attuale amministrazione (?) comunale, che non ha marcato e non marca alcuna positiva discontinuità con quella di Diego Cammarata, il quale, però, quantomeno non era affetto da ‘auto-mitopoiesi’, né ‘si riempiva la bocca’ con una antimafia meramente locutoria e fumosa; ché tale è ove non incida o, peggio, mostri una dolosa ignavia nei confronti di quella subcultura che lega un ceto politico populistico con la maggioritaria attitudine panormita ad usare e ad abusare dello spazio pubblico per fini individualistici, familistici o di consorteria. O, forse, tale… humus culturale ‘non deve essere disturbato’ per essere sempre ‘pasturabile’ a fini elettorali?”
“Palermo capitale della… cultura. Quale? – conclude Marrella -. Quella materiale spesso negletta o decontestualizzata (le gemme incastonate nel… letame, le definisco io)? O quella immateriale che ove anche ‘alta’ è spocchiosa ed elitaria?”.
Aggiunge il professore Riggio:
“In questa vicenda c’è un progetto per distruggere la Palermo dell’800. Qui c’è un attacco agli alberi storici della città. Vogliono cancellare la storia, eliminando gli abitanti secolari. Perché anche gli alberi sono ‘cittadini’ di Palermo: ‘cittadini’ che non si possono difendere”.
Di “distruzione programmata” degli alberi parla Gabriella Pucci, ambientalista storica di Palermo (è stata candidata al Consiglio comunale con i Verdi nel 1986, in quegli anni dirigente di Legambiente nel capoluogo dell’Isola).
“Quella che a Palermo è sempre mancata, nella gestione del verde, è la manutenzione – ci dice -. Quando si pianta un albero senza tutore e lo si innaffia saltuariamente, l’albero cresce male. Ed è un albero destinato a diventare pericoloso. E’ inutile che il Comune di Palermo faccia sapere che sta piantando mille alberi se poi la manutenzione sarà carente. Perché questi alberi, senza manutenzione, sono destinati a diventare pericolosi e ad essere eliminati”.
“Tra l’altro – aggiunge Gabriella Pucci – il Comune sbandiera questa storia dei mille alberi piantati. Ma non dà ai cittadini alcun riferimento. In parole semplici, non ci ha ancora detto dove questi alberi sono stati piantati. Noi cittadini abbiamo il diritto di sapere dove questi alberi sono stati piantati. In questa storia manca la trasparenza”.
Facciamo presente a Gabriella Pucci che l’attacco che per ora è in corso a Palermo contro il verde riguarda anche gli alberi secolari.
“E questo è assurdo – ci risponde – perché gli alberi secolari hanno un proprio equilibrio e non costituiscono pericolo per le persone e le cose”.
Gabriella Pucci è la protagonista di una delle tante associazioni che hanno presentato una diffida al Comune chiedendo proprio maggiore tutela per gli alberi.
“Ci chiediamo, e siamo in tanti a porci e a porre questa domanda – conclude Gabriella Pucci -: com’è possibile che, rifiuti organici biodegradabili, vengano considerati rifiuti speciali?”.
L’interrogativo ci lascia di stucco! Perché gli sfalci delle piante comunali sono rifiuti urbani che diventano speciali solo se sono prodotti da aziende agricole private (anche se, in agricoltura, le piante o le parti delle piante vengono interrate, perché concimano il terreno: tecnica che prende il nome di sovescio).
A Palermo gli sfalci della potatura diventano rifiuti speciali? A noi sembra impossibile. Anche perché i costi di smaltimento diventerebbero piuttosto esosi.
Questa storia comincia a diventare misteriosa.
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