Si chiama delocalizzazione. Dopo essersi ‘abbuffata’ di fondi dello Stato italiano e di incentivi dell’Unione Europea, l’Embraco – azienda che opera in Piemonte – lascia tutto e se ne va in Slovacchia perché lì il lavoro costa meno. E i lavoratori? Fatti loro!
L’ho detto e lo ripeterò sempre: da quando il capitalismo ha abbattuto il muro di Berlino non ha più avuto bisogno di nascondere il suo vero aspetto, e di assumere sembianze umane.
La vicenda dell’Embraco, la società che dopo avere ottenuto finanziamenti dallo Stato italiano per 12 milioni di euro sta sbaraccando, lasciando sul lastrico 500 famiglie è emblematica.
Perché se ne va? E dove va? Va in Slovacchia, dove offrono migliori opportunità con un minore costo del lavoro (cioè maestranze pagate meno che in Italia) e con incentivi fiscali più cospicui pagati con i fondi dell’Unione Europea, cioè anche da noi italiani.
I diritti dei lavoratori, che tante lacrime e tanto sangue sono costati in anni di lotte, si dissolvono davanti a un mostro che conosce solo il profitto come motivo e regola della sua esistenza e che ha i mezzi, la capacità e il cinismo necessario per conseguirlo.
Quando qualcuno mi dice “più Europa”, mi viene voglia di mettere mano alla pistola (metaforicamente, s’intende)
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