Il pomodorino ciliegino di Pachino: ecco chi specula sulla pelle degli agricoltori

19 febbraio 2018

Bastano pochi dati per capire come stanno le cose. Agli agricoltori di Pachino il prodotto lo pagano 0,50 euro al Kg. In Sicilia si vende a 3 euro e mezzo al Kg. Nel Centro Nord Italia si vende al 7-8 euro al Kg. A Berlino si vende a 14 euro al Kg. Francesco Urso: “Qui i commercianti si sono arricchiti e gli agricoltori muoiono di fame”. ‘Viaggio’ nel cuore di una tragedia economica e sociale. Le critiche all’IGP. Come centrodestra e centrosinistra prendono in giro gli agricoltori di Pachino  

In questi giorni sulla rete va un video sul pomodorino ciliegino di Pachino pubblicato dal giornale on line, Il Fatto quotidiano (lo trovate in calce a questo articolo). Si parla di uno dei prodotti d’eccellenza dell’agricoltura siciliana: per l’appunto, del pomodorino di Pachino. E’ un argomento che questo blog ha affronta da tempo (come potete leggere negli articoli allegati sempre in calce).

La vicenda è sempre la stessa, anche se con qualche novità. La storia nota è che gli agricoltori di Pachino (e di Porto Palo di Pachino, zona d’elezione per la produzione del datterino, altro pomodoro di alta qualità) vengono penalizzati dai commercianti. Ai produttori il pomodorino viene pagato 50,60, al massimo 80 centesimo al Kg.

Per poi essere rivenduto a un prezzo maggiore: 3 euro e mezzo in media dalla Grande distribuzione organizzata della Sicilia, 7-8 euro al Kg nel Centro Nord Italia, oltre 10 euro al Kg in alcuni Paesi europei.

La politica siciliana – parliamo della vecchia politica siciliana, centrodestra e centrosinistra – non ha mai fatto nulla per tutelare gli agricoltori dallo strapotere dei commercianti.

Ora lo scenario si è ulteriormente complicato perché tutta l’Italia è letteralmente invasa da ortofrutta che arriva dai Paesi esteri: soprattutto dalla Cina e dal Nord Africa. Ormai il fenomeno, checché ne dicano gli ‘scienziati’ del Ministero delle Risorse agricole, è incontrollabile.

La Sicilia, in questo scenario, è particolarmente vulnerabile, perché si trova a due passi dal Nord Africa, da dove ormai arriva di tutto: agrumi dal Marocco, olio d’oliva dalla Tunisia, pomodorini dal Camerun, ortaggi dall’Egitto e via continuando.

Si tratta di ortaggi e frutta, spesso di qualità scadente, prodotta Iddio solo sa come!

Vi diciamo soltanto che l’Italia, tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 del secolo passato, ha bandito alcuni pesticidi perché considerati tossici per la salute umana (per esempio i cloroderivati, ma non solo questi).

Ebbene, nessuno sa che tipo di pesticidi si utilizzano in questi Paesi.

Si sa soltanto che l’ortofrutta che arriva in Sicilia è frutto di coltivazioni altamente intensive: e dove ci sono coltivazioni intensive, si sa, concimi e pesticidi sono la regola. Per la gioia delle multinazionali, che vendono in questi Paesi concimi, diserbanti e pesticidi a volontà!

In più, si tratta di ortofrutta che, oltre ad essere – come già accennato – di qualità scadente, è prodotta con un costo del lavoro irrisorio.

E’ chiaro che tanti prodotti siciliani non possono competere con i prodotti che arrivano dalla Cina e dal Nord Africa, che hanno costi di produzione di gran lunga inferiori!

Quasi tutti i prodotti dell’agricoltura siciliana subiscono la concorrenza sleale di questi prodotti. A volere l’arrivo di queste produzioni non è solo il Governo Italiano: è soprattutto l’Unione Europea dell’euro.

Lo vogliono le oligarchie finanziarie che controllano la Commissione Europea (in pratica, il Governo dell’Europa ‘Unita’, o presunta tale: Governo non eletto dai cittadini europei). E lo vuole il Parlamento Europeo, con i due partiti di maggioranza – i Popolari e i socialisti del PSE – che hanno approvato questi accordi-capestro che danneggiano l’agricoltura italiana e, segnatamente, l’agricoltura del Sud Italia.

Al Parlamento europeo i partiti italiani che, ad esempio, hanno votato sì al CETA, sì all’ ‘invasione’ di olio d’oliva tunisino, sì all’ ‘invasione’ delle arance del Marocco e via continuando sono il PD e Forza Italia.

Gli agricoltori italiani che votano ancora per questi due partiti politici vanno contro i propri interessi.

Gli agricoltori del Sud Italia – della Sicilia, della Puglia, della Basilicata e via continuando – che votano ancora per PD e Forza Italia sono vittime di se stessi: perché sono anche i responsabili dei problemi che vivono ogni giorno.

Che è successo – tornando a Pachino – in questi giorni? E’ successo che mentre gli agricoltori di Pachino non riescono più a campare perché il prezzo del pomodorino è ormai ai minimi termini, nei supermercati della stessa Pachino si vendono pomodorini del Camerun!

Il Ministero delle Politiche agricole ha smentito. Ma sono arrivate le smentite delle smentite.

Del resto, è una questione logica: se,come già ricordato, tutta l’ortofrutta siciliana è colpita dalla concorrenza sleale di prodotti cinesi e africani, perché si dovrebbe salvare solo il pomodorino di Pachino?

E infatti non si salva. La realtà smentisce il Ministero: nei supermercati di tutta la Sicilia si trovano sia il pomodorino, sia il datterino: ma raramente c’è l’etichetta con l’indicazione della provenienza. Da dove arriva tutto questo prodotto?

Noi abbiamo raccolto la testimonianza di un agricoltore di Pachino – produttore di pomodorino – Giovanni Impera:

“L’hanno visto in tanti qui a Pachino: confezioni di pomodorino con la scritta: provenienza Camerun, categoria II, data di registrazione del 26 gennaio e prezzo di 1 euro e 39 centesimi al chilo. Perché negare l’evidenza”?

A Pachino c’è molto fermento. Oggi e nei prossimi giorni sono previste riunioni degli agricoltori stanchi di essere presi in giro. Questa zona del Siracusano e l’agricoltura del Ragusano hanno una tradizione di sinistra. Ma ormai da qualche anno gli agricoltori hanno capito che, nella sinistra siciliana, c’è qualcosa che non funziona.

La prima rottura si è verificata nel gennaio del 2012, quando, proprio da queste contrade, è nata ed è esplosa la rivolta dei Forconi. Rivolta spontanea, anche se un po’ confusa, strumentalizzata dalla vecchia politica che ha riassorbito la ‘botta’, anche per le insufficienze della leadership dei Forconi che, invece di pensare a una strategia di attacco al vecchio sistema, ha avviato una perdente e fallimentare trattativa con i governanti dell’epoca, sbagliando.

Ma la rivolta era giusta. Qui domina la piccola proprietà contadina. Tante aziende piccole, talvolta piccolissime, che coltivano pomodorino e datterino nelle serre. Tante realtà in crisi, tanti agricoltori esposti con le banche pronte a prendersi terreni e abitazioni.

A distanza di sei anni la situazione non è mutata. Ma in queste contrade la gente è strana. O meglio, sono particolari i tantissimi agricoltori di questo angolo della Sicilia. Perché nonostante abbiano provato sulla propria pelle il tradimento della vecchia politica, al momento del voto, o si astengono, o continuano a votare i vecchi politici che li hanno massacrati!

E infatti – sembra incredibile! – in queste zone PD e Forza Italia continuano a prendere voti. E’ una palese testimonianza di vittime che sostengono i propri carnefici.

E’ ancora così? Sì e no. Forse più no che sì.

Ci dice Francesco Urso, responsabile UNICOP di Siracusa e presidente del Consorzio Agrario siciliano, una struttura fondata per provare a dare forza agli agricoltori di queste zone che, fino ad oggi, sono stati regolarmente presi in giro dalla vecchia politica:

Qui i commercianti si sono arricchiti e gli agricoltori muoiono di fame. Noi non crediamo più nella vecchia politica. Da noi è stata proprio la vecchia politica a distruggere il tessuto produttivo agricolo delle nostre zone. Vorrei segnalare, in particolare, il ruolo nefasto esercitato in questi anni dal Consorzio di tutela IGP pomodoro di Pachino. E’ un’organizzazione che non ha mai fatto gli interessi dei nostri agricoltori”.

L’IGP – acronimo che sta per Indicazione Geografica Protetta – è una delle peggiori invenzioni ‘partorite’ dall’Unione Europea. L’IGP, per definizione, non ha nulla a che spartire con la valorizzazione di un territorio: basti pensare che le materie prime possono essere sia di origine nazionale, sia di origine comunitaria o, talvolta, anche extra-comunitaria: così leggiamo su Wikipedia. 

(Aggiornamento: ci dicono che il disciplinare del Consorzio di tutela IGP pomodoro di Pachino prevede che il prodotto debba provenire solo dal territorio di Pachino. Nei prossimi giorni proveremo a intervistare i vertici di questo Consorzio). 

Da quello che ci racconta Francesco Urso – ma soprattutto dall’atmosfera che si respira a Pachino – l’IGP del pomodorino non deve avere convinto tutti gli agricoltori di queste contrade.

“Non hanno mai difeso il pomodorino – insiste Urso -. Noi vogliamo ripartire senza questo marchio che non ci appartiene: che non appartiene alla maggioranza degli agricoltori delle nostre zone”.

Il ministero delle Risorse agricole e alimentari, retto da PD, Maurizio Martina, fedelissimo di Renzi, come già ricordato, nega, come già ricordato, che in Sicilia arriva pomodorino del Camerun. Ma, a parte le smentite di chi vive a Pachino, contro le parole del ministro Martina ci sono i fatti:

“A gennaio il pomodorino, a Pachino, veniva 0,75 euro – ci racconta sempre Francesco Urso -. Poi il prezzo è sceso a 0,60 euro. Ora è a 0,50 centesimi di euro. E’ un prezzo assurdo, perché produrre un Kg di pomodorino costa quasi un euro. Sa cosa dicono i commercianti agli agricoltori di Pachino? O ti accontenti di 0,50 centesimi di euro al Kg o il tuo pomodorino te lo puoi tenere. Pomodorino come il tuo ne troviamo quanto ne vogliamo”.

Certo, di pomodorino ne trovano quanto ne vogliono, perché ormai arriva da mezzo mondo. Anche dal Camerun. ma non è il pomodorino di Pachino. Basta gustarlo. Il pomodorino di Pachino è inconfondibile: al palato presenta una dolcezza inconfondibile.

I commercianti questo lo sanno benissimo. Ma siccome parliamo di grani numeri, scippare 30-40 centesimi di euro al Kg ai contadini di Pachino fa la differenza. Perché loro, i commercianti, come già ricordato, grazie al pomodorino di pachino e al datterino, si sono arricchiti.

Così lo debbono scippare agli agricoltori al più basso prezzo possibile. Per rivenderlo, fuori dalla Sicilia, al più alto presso possibile.

Perché allo scippo in danno degli agricoltori di Pachino si accompagna una truffa ai danni degli ignari consumatori siciliani, che nel 95% dei casi acquistano pomodorino provi di indicazione che arriva chissà da dove, ma non certo da Pachino.

Ed è un pomodorino che, come già ricordato, Iddio solo sa come viene prodotto!

Pensate: ci sarebbe un metodo semplice per bloccare la speculazione dei commercianti: gli agricoltori di Pachino non dovrebbero più vendergli il pomodorino e il datterino. Dovrebbero organizzarsi e, almeno in una prima fase, vendere il proprio direttamente ai consumatori siciliani.

La cosa converrebbe sia agli agricoltori di Pachino, sia ai consumatori siciliani.

I primi potrebbero vendere il proprio prodotto a un euro e mezzo al Kg e guadagnerebbero mezzo euro al Kg!

I secondi – i consumatori siciliani – acquisterebbero il pomodorino a un euro e mezzo invece che a 3 euro e mezzo: lo pagherebbero di meno e avrebbero la garanzia di mangiare un prodotto di Pachino e non il pomodorino di origine incerta, pieno, molto probabilmente, di residui chimici (pesticidi ed erbicidi).

Dopo aver stabilizzato il mercato interno – sempre tenendo lontani i commercianti – gli agricoltori di Pachino potrebbero addirittura pensare di espandersi verso il mercato italiano ed estero, dove il prodotto spunta prezzi maggiori.

“In questo momento – ci racconta sempre Giovanni Impera – a Berlino il pomodorino si vende anche a 14 euro al Kg. E noi che lo produciamo qui facciamo la fame!”.

Solo così facendo gli agricoltori di Pachino, vendendo il proprio prodotto fuori dalla Sicilia, potrebbero intercettare il valore aggiunto che, in tutti questi anni, è finito nelle tasche dei commercianti.

Si tratta solo di organizzare questa filiera corta. Valorizzando anche il prodotto trasformato. Perché oggi la salsa di pomodorino ciliegino di Pachino è molto richiesta.

E infatti, nei supermercati, di salsa di pomodorino ciliegino ne trovate tanta. Sarebbe interessante capire come viene prodotta quest salsa di pomodoro. Su questo punto faremo un approfondimento ulteriore.

I primi a chiedersi perché questo non è stato fatto in tutti questi anni dovrebbero essere gli agricoltori di Pachino. I quali dovrebbe cominciare a capire che il problema è politico. Continuando a votare per il centrodestra e per il centrosinistra non vedranno mai la luce.

A partire dalle elezioni politiche del prossimo 4 marzo gli agricoltori e, in generale, gli abitanti di Pachino e dintorni debbono dare un segnale preciso: non votando più per il centrodestra e per il centrosinistra.

E lo stesso discorso vale per i sindaci. In un paese che vice di agricoltura il sindaco è una figura centrale. Eleggere un sindaco della vecchia politica significa dare forza a chi, fino ad oggi, ha sfruttato gli agricoltori.

Un avvertimento, infine. Non fidatevi dell’assessorato all’Agricoltura della Regione siciliana retto dalla vecchia politica siciliana. Questo assessorato, dopo la fine della Prima Repubblica, non ha più fatto gli interessi generali dell’agricoltura siciliana.

Al massimo, ha sostenuto non qualche settore, ma alcuni soggetti di qualche settore. E’ il caso del vino: ha aiutato una ristretta cerchia di produttori di vino, ma non ha mai affrontato il problema delle Cantine sociali.

Ricordatevi che l’assessorato all’Agricltura della Regione siciliana gestito dalla vecchia politica è servito, nella stragrande maggioranza dei casi, per foraggiare la politica e alcuni alti burocrati.

Organizzatevi per conto vostro, senza contare sull’assessorato regionale all’Agricoltura. E, soprattutto, non pensate che l’Unione Europea vi darà una mano. L’Unione Europea, oggi, è nelle mani delle multinazionali che, proprio sulla Sicilia, hanno un progetto preciso: smantellare l’agricoltura e prendersi i le vostre aziende.

Foto tratta da peperossoincucina.com

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