Dopo il ‘giro’ con il Ministro Alfano nel PD renziano (fa pure rima), il ‘mitologico’ ‘Pino’ Firrarello da Bronte torna con Berlusconi. Con molta probabilità, con il consenso di Gianfranco Miccichè, che è il ‘Cerbero’ di Forza Italia in Sicilia. Si attendono anche i ritorni di Giuseppe Castiglione e Giovanni La Via. Resterà fuori solo Angelino da Girgenti
Il centrodestra siciliano come un albergo ad ore? Si entra, ci si ‘acclimata’ e poi si va via. Poi se la voglia ritorna, beh, si rientra. E’ la vita. Anzi, è la vecchia politica siciliana.
E così anche Giuseppe ‘Pino Firrarello da Bronte, già deputato e assessore regionale democristiano (corrente andreottiana catanese, il mitico ‘Ingegnere’ Nino Drago), poi protagonista, per qualche anno, della diaspora democristiana culminata, per lui, nell’adesione a Forza Italia di Berlusconi.
Una lunga militanza berlusconiana fino a quando l’Angelino di Girgenti – ovvero il Ministro Angelino Alfano – non compie il salto della quaglia passando dal centrodestra berlusconiano al centrosinistra.
La folgorazione sulla strada del PD renziano colpisce anche ‘Pino’ e suo genero Giuseppe Castiglione. E fu così che entrambi – suocero e genero – diventarono renziani, a tempo determinato, però: applicazione politica del Jobs Act di Renzi…
Oggi il renzismo è in crisi. Per il PD si profila una batosta elettorale. E zio ‘Pino’ da Bronte – che in verità, per Berlusconi, nella Sicilia orientale, è stato una sorta di Pier delle Vigne – fiutata l’aria pesante ha deciso di tornare nella casa madre: che nel suo caso è Forza Italia, visto che la Dc non c’è più.
Al quotidiano La Sicilia ‘Pino’ da Bronte rilascia un’intervista che è un distillato di saggezza trasformista:
Alfano manda avanti voi per preparare il ritorno alla casa del padre Berlusconi, chiede l’intervistatore?
Ieratica la risposta di ‘Pino’ da Bronte:
“Non lo vedo da un paio di mesi, forse lo incontrerò in settimana. Alfano non ha voluto fare l’accordo su Musumeci alle Regionali: è stato un grosso errore. E poi Angelino non s’è consultato con noi prima di annunciare la sua uscita. Se uno prende decisioni autonomamente non può pretendere di essere informato quando le decisioni le prendono gli altri…”.
E qui ‘Pino’ da Bronte racconta una mezza verità: se ad Angelino da Girgenti e ai suoi amici siciliani Berlusconi avesse promesso un ritorno con posti sicuri in lista, sarebbero già tutti di nuovo nel centrodestra. La verità è che su Alfano – e forse anche sui suoi fedelissimi siciliani – c’è il veto di Gianfranco Miccichè, il ‘Cerbero’ di Forza Italia in Sicilia, al quale l’ex Cavaliere non può dire di no.
Insomma, ‘sta storia di Angelino che non è voluto tornare nel centrodestra è una balla. E poi tornare dove se Berlusconi e Renzi sono già alleati? Lo sanno pure i cani che dopo le elezioni Forza Italia e PD tenteranno di fare un Governo insieme, magari all’ombra di Mario Draghi, ormai in uscita dalla Banca Centrale Europea.
Ma torniamo a ‘Pino’ da Bronte, che si toglie un sassolino a forma di PD siciliano:
“Il PD – dice sempre Firrarello – non ha capito che senza di noi all’Ars avrebbe avuto sette deputati anziché unidici. Preso com’è dalle guerre interne, ha dimenticato cosa significano generosità e riconoscenza”.
Qui ‘Pino’ da Bronte dice una grande verità: vero è che Alleanza Popolare, alle ultime elezioni regionali, è rimasta a bocca asciutta. Ma i voti ci sono stati: e, alla fine, hanno aiutato il Partito Democratico. Che poi, alle elezioni politiche nazionali, ha negato un posto in lista al genero, ovvero a Giuseppe Castiglione, sottosegretario uscente del Governo Gentiloni.
E’ andata meglio a Simona Vicari, altra alfaniana sottosegretario del Governo Renzi: Simona dal passo svelto ha aggirato Gianfranco Miccichè ed è stata candidata dal centrodestra in Lombardia.
Come andrà andrà, Simona, dopo la parentesi con Rolex nel Governo di centrosinistra, è di nuovo nella ‘casa’ del centrodestra: la figliuola prodiga!
Poi che altro dice di interessante ‘Pino’ da Bronte? Un avvertimento al genero, il già citato Giuseppe Castiglione, che voleva un seggio dal PD, non l’ha avuto e non si è candidato con la lista della Ministra Beatrice Lorenzin:
“C’è un tempo per tutto. Giuseppe, in autonomia, prenderà la sua decisione. Ma prima la prende, meglio è…”.
Della serie: Giuseppe, ‘catamiati’: dai, Giuseppe, il centrodestra ti aspetta, tanto gli elettori di questa parte politica non hanno problemi: destra, sinistra, centro: Francia o Spagna purché se magna…
E l’eurodeputato Giovanni La Via, quello che ha votato sì al CETA, il docente presso la facoltà di Agraria di Catania che doveva difendere, a Bruxelles, l’agricoltura siciliana (marameo, cucù!). Dobbiamo lasciare fuori Giovanni eletto quattro anni fa in Forza Italia?
Giammai! Anche lui si è fatto un ‘giro’ nel PD di Renzi, ma ora è pronto a rientrare con Berlusconi, alla faccia degli scemi che credono alla coerenza in politica: perché nel centrodestra siciliano l’unico valore che conta è la tavola apparecchiata: abbasta ca si mancia e comu finisci si cunta…
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