Agricoltori in piazza per la sovranità alimentare: “I nostri nemici non sono all’estero…”

14 febbraio 2018

A Roma la prima tappa di un percorso “che punta a dare vita ad una forte, ampia, plurale e inclusiva iniziativa per la riforma dell’agroalimentare italiano”. La lettera ai politici

Sono arrivati da tutta l’Italia  a Roma per partecipare alla mobilitazione «contro la crisi, la malagestione dei fondi pubblici in agricoltura, il trust e il dumping commerciale che sta uccidendo le aziende agricole e i diritti di agricoltori e cittadini». L’iniziativa di LiberiAgricoltori e Altragricoltura sta andando in scena davanti al Ministero dell’Agricoltura.

“La giornata – si legge in una nota – è la prima tappa di un percorso che punta a dare vita ad una forte, ampia, plurale e inclusiva iniziativa per la riforma dell’agroalimentare italiano assumendo la sovranità alimentare come base per la difesa dei diritti degli agricoltori e dei cittadini”.

La giornata di protesta si è divisa in tre parti: una prima dedicata all’iniziativa contro la malagestione dei fondi pubblici in agricoltura, con la richiesta di incontro inoltrata al Ministero all’Agricoltura e al direttore di AGEA e una lettera inviata alle forze politiche;
una seconda contro il trust e il dumping dove è stata pubblicamente, denunciata la gravissima azione speculativa contro il Grano Cappelli e il tentativo di imporre il trust sulla sua gestione; lanciata la campagna #LIBERAISEMI e annunciate le iniziative di denuncia all’antitrust ed alla Procura della Repubblica sull’affidamento, da parte del Crea, della concessione quindicennale sul Grano Cappelli. Infine verrà lanciato un appello per tenere il 21 aprile una assemblea unitaria e plurale #PERLARIFORMADELL’AGROALIMENTARE italiano dove discutere e dare forma ad una forte iniziativa contro la crisi rurale, per i diritti di agricoltori e cittadini con alla base le proposte della Sovranità alimentare.

Qui sotto potete leggere la lettera rivolta ai politici:

Alle forze politiche
Ai candidati alle elezioni politiche 2018

Roma, 13 febbraio 2018

Ci rivolgiamo a voi che vi state proponendo per le elezioni politiche del 2018 alla viglia di una ennesima mobilitazione che abbiamo indetto per denunciare la pesante crisi delle comunità rurali e l’evidente rischio che essa contribuisca a trascinare in basso le condizioni sociali ed economiche del Paese.

Il 14 febbraio 2018 delegazioni di agricoltori di diverse aree regionali si sono mobilitate a Roma davanti al Ministero per le Politiche Agricole per tenere una giornata di presidio che abbiamo voluto chiamare “Non sulle nostre spalle! In mobilitazione contro la crisi, per la dignità del lavoro agricolo, il diritto e la libertà di essere agricoltori”.

Vogliamo essere chiari perché non vogliamo alimentare alcun equivoco: la nostra non è una iniziativa contro il Governo ( ne quello attuale ne quelli del passato) e nemmeno a favore. Cosi come non lo è contro o a favore di quelli che verranno nel futuro. Non lo è non perché non ci siano responsabilità di questo o quel governo che si è succeduto ma perché consideriamo complessive le responsabilità della politica italiana nell’aver determinato la crisi della nostra agricoltura.
Responsabilità da ascrivere sia alle scelte degli esecutivi sia alla incapacità, alla sottovalutazione e al disinteresse di dare vita a proposte e soluzioni diverse nelle sedi parlamentari da parte delle forze di maggioranza e minoranza che si sono succedute.

Ancora oggi stentiamo a vedere proposte che ci possano far sperare nella consapevolezza politica della centralità della questione della tutela della terra, del suo lavoro, della produzione del cibo sano e sicuro, della sua relazione corretta con il territorio, del diritto dei cittadini a prezzi giusti, alla sicurezza ed alla sovranità alimentare.

Se l’Italia si è trasformata da grande Paese del lavoro della terra e produzione del cibo a piattaforma commerciale speculativa, non è stato per un processo di evoluzione “naturale” ma per le scelte sociali e politiche che hanno omologato la nostra agricoltura ad un modello che vuole marginale la responsabilità del lavorare e gestire la terra, svuotando il cibo di contenuti legati al territorio con i cittadini trasformati in consumatori senza diritti.

Accade, cosi, che mentre si celebrano i meravigliosi fasti del Made in Italy e dell’agroalimentare italiano, i nostri agricoltori vedono crollare i redditi, i nostri prodotti rimangono nei campi, i braccianti vedono comprimere le condizioni di lavoro, le campagne si desertificano di attività di cura e tutela, ai cittadini viene offerto un cibo sempre meno legato al territorio ed al lavoro dei nostri agricoltori e la sicurezza alimentare si trasforma da diritto per tutti a merce da comprare a caro prezzo.
Molte mistificazioni abbiamo visto usare per coprire la realtà della crisi, fra queste, una delle più insopportabili sta nell’idea che i nemici della nostra agricoltura siano all’estero, che i nemici del Made in Italy siano quelli che fuori dall’Italia falsificano i nostri marchi, delinquenti seriali che complottano contro di noi usando furbizie come quelle del “Parmesan” per aggredire l’italianità dei nostri prodotti originali.
Per noi, oltre gli artifici propagandistici e ideologici, l’aggressione al nostro patrimonio agricolo, in realtà, è soprattutto qui, nelle scelte che lasciano mano libera ad una speculazione che considera l’Italia come occasione per lucrare sulla storia della nostra produzione del cibo accaparrandosi marchi e brevetti italiani per manipolarli con materie prime provenienti da altri territori agrari e comunque sottocosto rispetto ai costi produttivi delle nostre aziende. E’ l’idea di un’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale o degli agricoltori come cottimisti di un ciclo nelle mani della commercializzazione e della finanza speculativa che sta minando alla radice la tenuta delle aziende e il nostro patrimonio di lavoro.

Basta guardare all’esempio concreto di quanto sta accadendo al ciclo produttivo del Grano Cappelli, una delle straordinarie risorse della nostra cerealicoltura meridionale, che sta diventando oggetto di una insopportabile speculazione da parte di una società privata (la SIS) che, invece di limitarsi a svolgere al meglio il proprio ruolo e funzione di Società Sementiera, lucrando sull’affidamento in esclusiva concessole dal CREA (Istituto Pubblico), pretende di introdurre regole che impongono un vero e proprio trust ed espropriano gli agricoltori del diritto di poter accedere ai semi, compromettendo lo stesso diritto dei cittadini di diverse aree del sud di continuare ad avere una produzione di territorio di qualità come è stato per lungo tempo.
Operazioni speculative come quelle che tentano di imporre il trust sul Grano Cappelli (e che segnano un salto perché rischiano di diventare modello per controllare le filiere economiche del nostro agroalimentare) non possono avvenire senza l’acquiescenza o la complicità della politica e delle istituzioni.

Noi oggi ci rivolgiamo a voi che vi proponete al voto elettorale del Paese, per chiedervi di assumere responsabilità , di segnare discontinuità con le scelte del passato e di contribuire ad aprire un percorso nuovo che porti in parlamento e nelle istituzioni lo sforzo di riaprire la speranza di un futuro di dignità per chi lavora la terra e chi consuma il cibo basato sui diritti e non semplicemente sulla subalternità al mercato speculativo.

Vi inviamo i documenti che abbiamo posto a base della mobilitazione del 14 febbraio a Roma e il testo dell’appello che convoca per il 21 aprile prossimo a Roma un evento per dare vita ad una Piattaforma contro la crisi, per dignità del lavoro agricolo, il diritto e la libertà di essere agricoltori. Vi chiediamo di esprimervi, di aderire, di aprire il confronto, di assumere impegni e di incontrarci all’indomani della campagna elettorale.

Per questo confronto, quattro sono gli impegni su cui vi chiediamo di esprimervi:

– la riforma dell’uso dei soldi pubblici in agricoltura, degli strumenti e delle regole sui supporti economici e gli incentivi nella direzione di garantire equità, efficacia, trasparenza; centrali saranno la riforma di AGEA, la revisione delle strategie di ISMEA, la messa in campo di un piano di investimenti e di regole nuove per la messa in sicurezza del suolo e l’accesso alla terra;

l’adozione di una forte iniziativa legislativa per la Riforma della Commercializzazione dei prodotti agroalimentari a partire da norme efficaci antitrust e antidumping
la revisione delle scelte e delle strategie di Politica Agricola Europea per interrompere e capovolgere il processo di marginalizzazione dell’agricoltura mediterranea e, quindi, del nostro Paese;

la Riforma delle norme e delle regole sulla rappresentanza in agricoltura per garantire la democrazia e la trasparenza sindacale; è, questo punto, un passaggio fondamentale per assicurare agli agricoltori ed ai cittadini italiani una rappresentanza che sia in linea con i dettati costituzionali che sanciscono la libertà sindacale e che, dunque, deve fondarsi sui principi dell’autonomia interrompendo le pratiche, fin troppo estese, di compromissione fra gestione economica e consociazione che limitano e compromettono la funzione democratica del sindacato in agricoltura.

Vi ringraziamo per l’attenzione e attendiamo vostri riscontri.

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