L’accusa, pesantissima (che, lo ricordiamo, è costata la carriera politica a un noto esponente del centrodestra siciliano), viene formulata e ribadita dai parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars. Che tirano in ballo due nomi: l’assessore Roberto Lagalla e l’assessore Mariella Ippolito. I quali replicano a muso duro
Gli assessori regionali fanno campagna elettorale? E’ legittimo, a patto che non utilizzino denaro pubblico o mezzi della pubblica amministrazione. Se poi tolgono tempo al proprio ruolo istituzionale, beh, questo è un problema politico e la polemica ci sta.
Solo che i grillini siciliani hanno lanciato accuse pesanti, che vanno ben al di là della dialettica politica, anche infuocata:
“Questa gente, invece di risolvere i problemi dei siciliani e della nostra terra, va in giro pagata con soldi pubblici a fare campagna elettorale. Tutto questo a bordo di auto blu pagate dai cittadini”.
Questa è un’accusa gravissima: per un fatto del genere l’allora presidente della Provincia di Messina, Beppe Buzzanca, venne condannato e fu costretto a lasciare incarichi e attività politica.
Duro anche l’attacco all’assessore alla famiglia, Mariella Ippolito, finita nel Governo di Nello Musumeci in quota Raffaele Lombardo, redivivo (politicamente parlando) ex presidente della Regione.
“Precari e disabili abbandonati dalla Ippolito: Musumeci intervenga e revochi le deleghe agli assessori candidati”, sottolineano i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
“L’altro giorno – aggiungono – il grido di dolore dei disabili, cui va tutta la nostra solidarietà, che lamentavano le difficoltà a contattare l’assessore Ippolito, ora quello di settemila precari senza stipendio per una controversia tra Regione ed Inps”.
Quindi l’attacco all’assessore regionale ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, e all’assessore alla Formazione professionale e all’Istruzione, Roberto Lagalla.
“È inaccettabile – scrivono i grillini dell’Ars -: se questi assessori sono in cerca di poltrone più comode, e ci riferiamo anche a Sgarbi e a Lagalla, si mettano da parte, i siciliani non possono aspettare che facciano i propri comodi sulla pelle dei cittadini, mentre l’isola affonda”.
Poi la ‘bordata’ pesantissima:
“Queste persone vanno in giro pagate con i soldi pubblici, ma invece di risolvere i problemi dei siciliani e della nostra terra fanno campagna elettorale.Tutto questo a bordo di auto blu pagate dai cittadini”.
“Certo è – continuano i cinquestelle – che Musumeci non poteva scegliere squadra di governo peggiore. Se a questi cacciatori di poltrone aggiungiamo l’inadeguatezza di altre figure come Figuccia (Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale dell’UDC, dimessosi da assessore regionale ndr), che ha gettato la spugna alle primissime difficoltà, il quadro che viene fuori di questo esecutivo è più che fallimentare. Musumeci non può continuare a fare lo spettatore non pagante di questo disastro. Il ‘Crocetta del centro destra’ intervenga e e rimuova gli assessori candidati. Se non può, chieda il permesso di farlo a Micciché (Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, che sembra sia il vero ‘padre-padrone del centrodestra siciliano ndr)”.
La replica dell’assessore Roberto Lagalla non si fa attendere. All’ANSA dichiara:
“Pur comprendendo la preoccupante fibrillazione pre-elettorale dei deputati 5 stelle all’Ars , unitamente alla loro invincibile tendenza a strumentalizzare e polemizzare senza plausibili ragioni, desidero personalmente tranquillizzarli sulla continuità dell’azione di governo presso l’assessorato di cui ho la responsabilità”. Così replica Roberto Lagalla, assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale, alle accuse avanzate ieri dai deputati del Movimento 5 stelle all’Ars. “Ogni illazione – continua – su eventuali abusi o possibili condotte illecite a spese dei siciliani imputate alla mia persona è assolutamente priva di ogni fondamento. Nel merito, li invito a documentare e denunciare fatti specifici, riservandomi ogni azione a mia tutela nel caso in cui le loro accuse si dimostrassero, come è già certo, infondate. Il rispetto nei confronti dei cittadini si misura soprattutto nella capacità dei rappresentanti politici di dire la verità senza ricorrere, in mancanza di idee, alla calunnia e a gratuiti e strumentali attacchi personali”.
Su Live Sicilia leggiamo la replica dell’assessore lombardiana, Mariella Ippolito:
“Sin dal mio insediamento, non ho sottratto un secondo di lavoro alla mia intensa attività istituzionale, sacrificando tempo ai miei affetti familiari, figurarsi alle iniziative politiche. La vera campagna elettorale stanno tentando di farla i miei accaniti detrattori pentastellati, utilizzando gli strumenti di attacco più meschini”.
“Dalle vertenze più intricate ai servizi più elementari per le fasce più fragili – aggiunge – sto seguendo un dedalo di vicende nel tentativo estenuante di garantire le soluzioni migliori, che archivino per sempre anni di malgoverno. Ora, in questo contesto, strumentalizzare persino le famiglie dei diversabili, seminando falsità, è una delle operazioni più infime che si potessero escogitare”.
“Se avessi avuto una sorella – prosegue l’assessore – avrei rinunciato alla candidatura. Ma la mia partecipazione a queste consultazioni vuole solo dare forza a un progetto politico in cui si rispecchia la mission del mio assessorato: vicinanza ai segmenti deboli della società, dignità del lavoro, innovazione sociale, tutela dei valori nobili della nostra tradizione, lotta agli sprechi e alle illegalità”.
“Prima di rivalermi nelle sedi opportune – conclude Mariella Ippolito – sulle infamie dei grillini, tengo a precisare che per i miei spostamenti privati mi muovo con la mia automobile”.
A stretto giro di posta la controreplica dei grillini dell’Ars:
“Se rispondessero ai problemi dei cittadini con la stessa solerzia con cui hanno risposto ai nostri appunti nei loro confronti, la Sicilia, forse, avrebbe anche qualche speranza. Invece gli assessori-candidati e lo stesso presidente della Regione continuano a primeggiare nella nobile arte in cui da sempre sono specialisti i partiti che hanno distrutto l’Isola: quella dell’apparire piuttosto che dell’essere”.
“La reazione piccata di questa gente – affermano i deputati – è assolutamente fuori luogo e tipica di chi è stato beccato con le mani nella marmellata. L’inopportunità della candidatura per un assessore, specie in un momento tragico come quello che sta attraversando ora la Sicilia, più che evidente, è lapalissiana. Musumeci, anziché definire calci di un asino le legittime osservazioni dell’opposizione, frase che squalifica non solo la sua persona, ma anche l’istituzione che rappresenta, venga a riferire in aula su cosa fanno gli assessori-candidati pagati con soldi pubblici e con lui vengano gli stessi assessori, a partire dallo smemorato Sgarbi che ci definisce ladri di stipendi, quando, fino a prova contraria, è stato lui ad essere condannato in via definitiva per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del ministero dei Beni culturali nel periodo 1989 1990”.
P.s.
Se il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, con la storia dei calci dell’asino, ha inteso ironizzare su tale vicenda ha fatto molto male. I fatti denunciati dai grillini sono penalmente rilevanti. Come scriviamo nell’articolo, un ex compagno di quello che è stato il partito dello stesso Musumeci – Alleanza Nazionale – per un fatto del genere ha concluso la carriera politica.
Con il denaro pubblico non si scherza: le battute, presidente Musumeci, davanti a denunce gravi, sono fuori luogo.
Giusti i comunicati di replica degli assessori Roberto Lagalla e Mariella Ippolito. I quali, però, visto che parliamo di fatti gravi, alle parole dovrebbero fare seguire i fatti.
Lo stesso vale per i grillini, che adesso dovrebbero circostanziare le accuse che hanno mosso.
Tocca ad entrambe le parti – con i fatti – dimostrare come stanno le cose.
Quanto ad alcune parole dell’assessore Mariella Ippolito: “…la mia partecipazione a queste consultazioni vuole solo dare forza a un progetto politico in cui si rispecchia la mission del mio assessorato…”, una sola domanda: ma dice vero?
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