Parliamo dell’amministrazione statale. O meglio, di uno Stato accentratore, nella sostanza incostituzionale, caratterizzato dalla volontà di politici e burocrati statali di assicurarsi e gestire un rapporto di dipendenza con il pubblico. Con tutte le conseguenze negative
Dopo avere indicato i criteri di identificazione degli enti con a capo amministratori e manager corrotti, con riferimento a quegli enti che hanno contatti immediati e diretti con il pubblico, per completezza ritengo utile indicare i criteri di identificazione di tutti gli altri.
Il principio è sempre lo stesso, la ricerca e la scelta del contatto diretto con l’utenza. I questi casi però l’ente ha caratteristiche complesse. In genere è di grado superiore a quelli base (Comuni) e intermedi (Province).
Quando una amministrazione pubblica di livello almeno regionale, quindi anche quella statale (è di queste che sto parlando), cui si commettono per definizione compiti istituzionali di programmazione e assegnazione di fondi, di benessere e sicurezza, di tutela, vigilanza e controllo, esercita funzioni di gestione ed erogazione diretta di servizi che per loro natura sono delegabili, o meglio attribuibili in via definitiva agli enti sotto ordinati, siamo in presenza di una anomalia.
La causa di tale anomalia è originariamente riconducibile ad una concezione assolutistica di uno Stato accentratore, quale fu per l’Italia la devastante linea centralistica post unitaria, ma che oggi, proprio perché quella concezione è nella sostanza incostituzionale può farsi risalire alla precisa volontà di politici e burocrati statali di assicurarsi e gestire un rapporto di dipendenza con il pubblico. Con tutte le conseguenze che ne derivano.