Ars/Tetto agli stipendi: accordo in vista. Ora tocca a Camera e Senato: forza Giletti!

8 febbraio 2018

Dovrebbe essere siglato martedì prossimo. Poi, forse, a Non è l’ Arena, si occuperanno degli stipendi d’oro dei dipendenti del Parlamento nazionale. Forse…

Dovrebbe essere siglato martedì prossimo l’accordo sulla reintroduzione dei tetti agli stipendi dei dipendenti dell’ Ars. Ieri le sigle sindacali hanno chiesto qualche giorno per approfondire la proposta presentata dall’Ufficio di presidenza, ma pare ci sia aria di intesa.

La proposta, si legge in una nota esplicativa di Giorgio Assenza, presidente del Collegio dei questori, prevede il ripristino “per il prossimo triennio, 2018-2020, dei tagli e dei tetti per i dirigenti e i sottotetti per le altre carriere dell’Ars contemplati dalla norma scaduta lo scorso 31 dicembre”.

Dal calcolo degli stipendi, però, verranno lasciate fuori “le indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile, per un totale di 250 mila euro lordi annui da spalmare a tutti i 177 dipendenti dell’Ars. Non verrà calcolata, invece, l’indennità di contingenza, perche’ troppo costosa”.

I tetti degli stipendi previsti dall’accordo triennale scaduto a fine anno erano di 240 mila euro lordi per i dirigenti; 204 mila euro per gli stenografi, 193 mila euro per i segretari parlamentari; 148 mila euro per i coadiutori; 133.200 euro per i tecnici e 122.500 euro per gli assistenti parlamentari.

“Quello che abbiamo ottenuto durante la trattativa – dice Assenza-  è un bel risultato, perchè  se non avessimo reintrodotto i tetti scaduti a fine anno, l’aggravio per le casse dell’Ars sarebbe stato di 920 mila euro solo per il 2018.

“La proposta dell’Ufficio di Presidenza, che vede d’accordo quasi tutti i sindacati, è un’operazione che farà risparmiare a Palazzo dei Normanni circa 2 milioni 625 mila euro nel prossimo triennio”.

“Per quanto riguarda, invece, i dipendenti assunti in seguito a un futuro concorso, la proposta dell’amministrazione prevede che le indennità vengano comprese all’interno dei tetti degli stipendi – ha aggiunto Assenza -. I limiti stipendiali per i nuovi assunti saranno quindi di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 172 mila euro per gli stenografi, 166 mila per i segretari parlamentari, 115 mila per i coadiutori e 99 mila per gli assistenti parlamentari”.

Che dire? Se così stanno le cose, ovvero se per le casse pubbliche ci sarà il risparmio di cui parla Assenza, non possiamo che plaudire perchè cifre sproporzionate nelle buste paga sono una offesa al malessere di cui soffre la Sicilia.

Detto questo continuiamo a ribellarci contro chi, con una propaganda populista che rasenta lo sberleffo e il razzismo, tenta di fare della Sicilia, lo zimbello d’Italia. Non va dimenticato, infatti, che a fine 2017 sono saltati i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato e che quindi da Gennaio le buste paghe a  Roma sono tornate allegre e ricche come prima (qui i dettagli). Non solo. Nessuno si è posto il problema di reintrodurre il limite e amen.

Peccato, però, che a livello nazionale si parli male solo della Sicilia. Sport preferito, ad esempio, da Massimo Giletti che anche su La7 non ha perso il vizietto di usare due pesi e due misure. Anche domenica scorsa, come vi raccontiamo qui, si è divertito a sparare a zero contro l’Ars senza mai sbraitare sul caso di Camera e Senato. Incredibile, ma vero.

Speriamo che, adesso che l’ Ars sta ponendo di nuovo dei limiti, il nostro si concentri su quello che è un caso nazionale: forza Massimo!

Il ‘coraggio’ di Giletti: attacca i tetti retributivi dell’Ars, ma tace su Camera e Senato!

Stipendi d’oro: saltato il tetto per Camera e Senato. Qualcuno avvisi La7 (e i vescovi)

 

 

 

 

 

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