… invece lo scenario è sempre lo stesso: l’emergenza idrica invocata per giustificare i “poteri speciali” e, magari, grandi appalti ancora più “speciali” dell’emergenza idrica. La riflessione di Mario Pagliaro, che illustra come, utilizzando l’acqua piovana, si può risolvere il 50% dei problemi legati alla siccità: e questo vale per le famiglie e per le imprese
Le piogge che in queste ore stanno colpendo la Sicilia mettono a nudo la disorganizzazione pressoché totale della nostra pubblica amministrazione.
Ieri abbiamo sottolineato il paradosso di una Regione che chiede a Roma i “poteri speciali” per fronteggiare la siccità e del Comune di Palermo che si accinge razionare l’acqua ai cittadini mentre dal cielo cade la pioggia per 24 ore di seguito! (QUI L’ARTICOLO).
La Regione e il Comune di Palermo, in materia di gestione idrica, sono due esempi di pessima amministrazione. Non tanto e non soltanto perché l’acqua accumulata nelle dighe viene gettata in mare (la Regione) e perché l’acqua di una sorgente (Scillato) e l’acqua dei depuratori di Acqua dei Corsari e di Fondo Verde finisce in mare (Palermo), ma anche per altre ragioni.
Ieri, ad esempio, se Palermo e la provincia di Trapani (dove sono stati registrati allagamenti con danni non indifferenti) avessero raccolto l’acqua piovana per riutilizzarla, i problemi legati alla siccità – che per carità, in Sicilia c’è – si sarebbero ridotti del 50%.
Invece, nulla. Come l’allagamento di qualche anno fa a Licata, gli allagamenti di Mazara del Vallo e Castelvetrano e l’acqua caduta a Palermo serviranno a poco.
A Palermo si lavora da decenni su cervellotiche opere ferroviarie che hanno sventrato la città, reso caotico il traffico veicolare, ma non ci sono investimenti strutturali per l’acqua.
Per riparare – tra l’altro parzialmente – la condotta idrica che porta a Palermo l’acqua di Scillato, il Comune ha impiegato quindici anni!
E la cosa incredibile è che centrodestra (sindaco di Palermo Diego Cammarata dal 2001 al 2011) e centrosinistra (sindaco di Palermo Leoluca Orlando dal 2012 ad oggi) ci vorrebbero far credere che i grillini non sanno amministrare!
E loro che hanno impiegato quindi anni per riparare che hanno impiegato quindi anni per ricongiungere due tubi che cosa sarebbero? Geni dell’amministrazione? (tra l’altro, la riparazione effettuata lo scorso anno è parziale, perché 350 litri di acqua al secondo finiscono ancora in mare: una vergogna senza fine!).
Eppure, come racconta Mario Pagliaro su Time Sicilia, utilizzare l’acqua piovana non è un problema.
“La Regione – scrive Mario Pagliaro, che nella vita è Chimico al CNR e docente di nuove tecnologie presso il Polo fotovoltaico della Sicilia – deve… promuovere concretamente e ovunque nel territorio regionale, a partire dalle isole e dalle città, l’adozione diffusa dei sistemi di recupero dell’acqua piovana con cui intercettare l’acqua piovana subito dopo la sua caduta, in prossimità di dove viene poi consumata. I sistemi hanno un costo molto contenuto, ed allocando una piccola parte delle enormi risorse comunitarie dedicate allo sviluppo sostenibile sarà possibile co-finanziarne l’acquisto da parte di famiglie, aziende ed amministrazioni pubbliche”.
“I serbatoi dove contenere l’acqua raccolta – aggiunge – invece che sui tetti come avviene in numerosi centri abitati della Sicilia, si spostano alla base degli edifici dove vengono progressivamente riempiti con l’acqua piovana. Utilizzando l’acqua piovana raccolta per tutti gli usi domestici non potabili, una famiglia può facilmente coprire il 50 per cento del proprio fabbisogno idrico. E notevolissimi vantaggi possono conseguire pure le aziende, partendo dagli hotel e dalle altre strutture ricettive”.
Vi consigliamo la lettura dell’articolo di Pagliaro (QUI POTETE LEGGERE TUTTO L’ARTICOLO DI MARIO PAGLIARO, CHE AFFRONTA VARI TEMI LEGATI ALL’EMERGENZA IDRICA IN SICILIA), perché affronta un po’ tutti i temi dell’acqua in Sicilia. A cominciare dalla spiegazione della follia – tutta siciliana- di gettare in mare l’acqua di molte delle dighe artificiali realizzate in Sicilia!
Non ci vuole molto a realizzare le opere descritte. Invece a cosa pensa l’attuale amministrazione comunale di Palermo? A sfasciare la via Libertà con il Tram. E mentre il sindaco Leoluca Orlando si diverte con le sue scelte ideologiche, si profila il razionamento dell’acqua.
Gli appalti ferroviari, a Palermo, contano più di tutto il resto. Non ci vorrebbero grandi interventi per ridurre, se non eliminare, gli effetti della siccità nel capoluogo dell’Isola. Invece altre sembrano le priorità: oltre un miliardo di euro volato via fra Tram e Passante ferroviario (ancora incompleto nonostante una spesa pubblica enorme!) e la Grande distribuzione organizzata che, in concomitanza (casuale?) con ZTL e chiUsura delle strade, sta letteralmente uccidendo quel poco di commercio artigianale rimasto in città.
Anche alla luce di quello che sta succedendo nei trasporti e nelle attività commerciali del capoluogo siciliano sarebbe più che mai opportuna una riflessione sugli aspetti inquietanti relativi alle elezioni comunali di Palermo del giugno dello scorso anno.
Con una domanda: le anomalie riscontrate nello spoglio delle schede e le difficoltà anche a fare emergere gli aspetti poco ‘trasparenti’ di queste strane elezioni (COME POTETE LEGGERE QUI) hanno qualcosa a che vedere con gli interessi che stanno dietro gli appalti ferroviari e la pressione della Grande distribuzione organizzata?
Non va meglio alla Regione. Sarebbe ingeneroso accusare l’attuale Governo di Nello Musumeci dello sfascio che ha trovato in materia di gestione delle acque. Ma da questo Governo, nel settore idrico, ci si aspettava un segnale di discontinuità con il passato.
Invece – e questo è veramente incredibile – si sussurra del ritorno del grande business dei dissalatori…
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