Per il sesto anno consecutivo d’imposta, la Regione mantiene inalterata l’aliquota Irap sulle attività produttive e l’addizionale regionale Irpef per le persone fisiche
Il Governo di Rosario Crocetta non c’è più, ma il copione si ripete. Almeno per quanto riguarda l’aliquota IRAP sulle attività produttive e l’addizionale regionale IRPEF che rimangono al massimo: rispettivamente, al 4,82% (8,5% per le amministrazioni pubbliche) e all’1,73%.
“Per il sesto anno consecutivo d’imposta, la Regione mantiene inalterata l’aliquota Irap sulle attività produttive e l’addizionale regionale Irpef per le persone fisiche. L’assessorato regionale all’Economia, guidato da Gaetano Armao, ha appena confermato i tetti per l’anno d’imposta 2017” si legge sull’ANSA che ci ricorda la storia:
“Gli attuali livelli impositivi furono stabiliti a valere sull’anno d’imposta 2011, con la giustificazione che le maggiori entrate frutto dell’incremento (l’addizionale Irpef era all’1,4%) sarebbero servite per sostenere il sistema sanitario siciliano, a quei tempi indebitato e in disavanzo d’amministrazione, ma da tre anni il sistema è in equilibrio. Nonostante ciò, la Regione continua a mantenere inalterati i tetti d’imposta. Nulla di nuovo dunque per i contribuenti che anche quest’anno in Sicilia dovranno corrispondere al Fisco il massimo delle imposte, che rimangono “legate” alla spesa sanitaria compartecipata dallo Stato al 51% e dalla Regione al 49%. Lo Stato utilizza il gettito fiscale derivante da Irap e addizionale Irpef per finanziare una parte della sua compartecipazione, il resto lo trasferisce cash per un totale di circa 4 miliardi e mezzo di euro rispetto a una spesa complessiva, quella sanitaria, di circa 9 miliardi (la parte rimanente è a carico della Regione). Riducendo le aliquote lo Stato si ritroverebbe con un gettito inferiore e dunque dovrebbe aumentare la quota cash, ipotesi che negli ultimi anni non è stata presa in considerazione per la situazione di sofferenza delle finanze pubbliche”.
Chiaro? Innanzitutto, Roma conteggia come soldi dello Stato alcune imposte pagate dai Siciliani e con questi soldi finanzia la quota destinata alla nostra sanità spacciandoli per soldi statali. Tra l’altro, a differenza di quanto scrive l’ANSA, a noi risulta che la parte ascrivibile allo Stato non sia eguale a 4 miliardi ma alla metà.
Una storia allucinante che in realtà va avanti dal 2009 e che vi raccontiamo dettagliatamente qui:
Questo succede perché, dal 2008 ad oggi, la Sicilia ha avuto Governi regionali deboli con Roma.
Sarà lo stesso per il Governo Musumeci? Certo è ancora presto, ma come inizio non c’è male…