Palermo: acqua razionata. Peccato che 10 milioni di metri cubi di acqua potabile finiscono in mare!

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E’ l’acqua di Scillato, come ricorda in un comunicato la Femca-Cisl. Un guasto che, lo scorso anno, è stato solo parzialmente riparato. Poi vanno ricordati i 500 litri di acqua al secondo del depuratore di Acqua dei Corsari buttati in mare. E in mare finiscono anche i 170 litri di acqua al secondo del depuratore di Fondo Verde. Sullo sfondo, come paventa la stessa Cisl, c’è il grande affare dei dissalatori  

…e venne i tempo dell’emergenza idrica e del razionamento dell’acqua. Si comincia con Palermo, città che, dopo le strade piene di buche, dopo la discarica di Bellolampo che sta per ‘esplodere’ non poteva naturalmente farsi mancare l’acqua dai rubinetti a giorni alterni. Del resto, con le strade asfaltate, con la raccolta differenziata dei rifiuti e con l’acqua che esce ogni giorno dai rubinetti che ‘Capitale della Cultura’ sarebbe mai Palermo?

Nel disagio, con le auto che salgono e scendono dalle buche, con i cassonetti nei quali l’immondizia ristagna, con la discarica di Bellolampo ormai satura e con l’acqua che comincia a mancare i palermitani ritrovano le proprie ‘radici’ trasudando ‘cultura’.

Ma c’è chi non si rende conto della ‘fortuna’ di potere contare su un’amministrazione comunale lungimirante. E’ il caso dei sindacalisti della Femca Cisl, che della crisi idrica di Palermo scorgono solo, come dire?, gli aspetti ‘plebei’:

“Mentre a Palermo inizia il razionamento – dicono Giovanni Musso, segretario generale Femca Cisl Palermo Trapani, e Lia Arcuri, segretario aziendale all’Amap per la Femca Cisl Palermo Trapani – si continua a buttare in mare l’acqua delle sorgenti Scillato. In 8 anni sprecati 100 milioni di metri cubi d’acqua potabile”.

Pensate un po’: Palermo si può permettere di buttare in mare oltre 10 milioni di metri cubi di acqua ogni anno. Poi, però, amministrazione comunale e AMAP (l’Azienda comunale che gestisce il servizio idrico) dicono ai cittadini: signori l’acqua è finita, adesso ve la razioniamo!

“Palermo torna al passato con il razionamento idrico – insistono i sindacalisti della Cisl che non riescono a cogliere gli aspetti ‘epistemologici del sindaco Leoluca Orlando e delle forze politiche di centrosinistra che lo sostengono -. Peccato che dal 2010 si continui a sversare in mare l’acqua delle sorgenti Scillato, a causa di una breccia nell’acquedotto che la porta in città”.

“In 8 anni sono stati buttati a mare 100 milioni di metri cubi d’acqua potabile – aggiungono Musso e Arcuri – provenienti da una sorgente nota per le sue caratteristiche, tanto che recentemente il Comune di Scillato ha formalizzato le procedure di aggiudicazione per l’imbottigliamento per scopi commerciali”.

Secondo la Femca Cisl, nulla è stato fatto per risolvere definitivamente il
problema, se non un intervento tampone nel 2017 che ha riportato in
condotta solo una parte di quest’approvvigionamento idrico.

“È inconcepibile – affermano Musso e Arcuri – che un’azienda possa
tollerare che un terzo del suo fatturato vada buttato, senza che sia
riuscita trovare i giusti interlocutori per procedere alla riparazione
dell’acquedotto, anche con mezzi propri, tenuto conto che
l’investimento sarebbe stato ripagato in qualche anno”.

“Dal 2010 – prosegue il comunicato della Cisl – il fabbisogno idrico di Palermo è stato soddisfatto utilizzando le acque potabilizzate degli invasi, con elevati costi energetici e di trattamento e così, anno dopo anno, gli invasi si sono svuotati fino adiventare delle pozzanghere e l’approvvigionamento idrico è ora un problema di non facile soluzione”.

“Oggi come effetto della scellerata gestione – aggiungono i sindacalisti – diventa indispensabile la turnazione e si invoca lo stato di calamità naturale prospettando come soluzione i dissalatori. Dietro la sete d’acqua ci sono progetti, lavori, accordi e finanziamenti, un business ingente. Per i
dissalatori sono richiesti investimenti di milioni di euro, tempi
lunghi per la realizzazione oltre a costi elevatissimi per la gestione
e manutenzione per la produzione di acqua potabile, come insegnano le
esperienze di Cefalù e Trapani”.

Insomma, da quello che lasciano capire gli esponenti della Cisl, dietro la grande sete di Palermo ci potrebbero essere i grandi affari: per esempio, i dissalatori.

“La Femca Cisl – conclude il comunicato – confida che, dopo il continuo rimpallo delle competenze, si proceda alla riparazione definitiva dell’acquedotto Scillato e suggerisce alle istituzioni locali e a quelle regionali di affidare a soggetti competenti il governo delle risorse idriche in Sicilia e individuare chi, responsabilmente, sappia amministrare le società di gestione del servizio idrico”.

La follia di Palermo non si ferma all’acqua di Scillato che finisce in mare. Ci sono i 500 litri di acqua al secondo prodotti dal depuratore di Acqua dei Corsari che finiscono in mare!

Pensate: acqua che potrebbe essere utilizzata in agricoltura: in parte verrebbe utilizzata dalle piante e, in parte, verrebbe depurata naturalmente per alimentare le falde.

Invece viene gettata in mare!

Poi ci sono i 170 litri circa di acqua al secondo prodotta dal depuratore di Fondo Verde, dalle parti di Partanna Mondello. Quest’acqua potrebbe essere utilizzata per il parco della Favorita. E, come si fa in California, potrebbe essere pompata nella falda di Mondello, che si è ormai salinizzata.

Sapete, invece, cosa fanno dei 170 litri di acqua al secondo prodotta dal depuratore di Fondo Verde? La buttano in una fogna che poi finisce in mare!

Sì, avete letto benissimo: depurano l’acqua per poi buttarla in una fogna e da qui in mare!

E questi sarebbero quelli che “sanno amministrare”, i “competente”, mentre i grillini sarebbero gli “incompetenti”.

Adesso provate a immaginare se Rai 1, Rai 2, Rai 3, le Tv di Berlusconi con in testa Striscia la notizia o La 7 inviassero a Palermo i propri giornalisti per raccontare che la ‘Capitale della Cultura’, dove si raziona l’acqua, getta in mare una parte dell’acqua di Scillato e l’acqua depurata di due depuratori…

Meno male che la ‘Grande informazione’ italiana ci tiene costantemente informati su quello che succede nella Roma di Virginia Raggi!

La mancanza di acqua, in Sicilia, c’è. Come ha illustrato il docente di Ecologia all’università di Palermo, Silvano Riggio, nell’Isola, ormai da tempo, è in corso un processo di desertificazione (COME POTETE LEGGERE QUI).

Le piogge si sono ridotte. E si sono concentrate in alcuni periodi dell’anno. E sono spesso torrenziali.

La Sicilia, con circa 50 dighe, non dovrebbe avere problemi di acqua: perché con le piogge torrenziali le dighe si dovrebbero riempire. E si riempono. Il problema è che molte delle dighe della nostra Isola sono stata abbandonate.

Proprio ieri abbiamo raccontato la storia di due dighe del Nisseno – gli invasi Comunelli e Disueri – che, lo scorso novembre erano pieni d’acqua e minacciavano di inondare strade e coltivazioni. Così sono state svuotate! (COME POTETE LEGGERE QUI).

Non sono casi unici: sono tante le dighe siciliane che vengono svuotate per evitare pericoli, proprio perché non c’è manutenzione e, i alcuni casi, ormai da anni, sono state lasciate a metà, nel senso che non sono state completate.

 

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