Il tema è serio. Nella passata legislatura il Governo nazionale ha provato a far sparire il CAS per dare all’ANAS la gestione di tutto il sistema stradale della Sicilia (ad eccezione delle strade provinciali abbandonate). L’obiettivo era quello di metterle tutte a pedaggio e di portarsi gli introiti a Roma. Cosa farà, adesso, il Governo Musumeci che ha già ceduto sull’IVA?
Uno degli ultimi provvedimenti adottati dal Governo Nazionale di Paolo Gentiloni è stato l’aumento dei pedaggi autostradali. Una ‘botta’ micidiale per tutti gli automobilisti e, soprattutto, per le imprese, se è vero che la maggior parte delle merci, in Italia, ‘viaggia’ sui mezzi gommati. La ripresa economica italiana è un’invenzione del Quirinale, di Palazzo Chigi e dalle ‘fanfare’ del centrosinistra. Ma l’aumento dell’export c’è: così il Governo, per fare ‘cassa’, ha già presentato il conto.
Non sappiamo ancora che effetti avrà l’aumento dei pedaggi autostradali in Sicilia, dal momento che, nella nostra Isola, lo scenario autostradale è storicamente diverso da quello del resto del Paese. Ma sappiamo quali sono gli intenti del Governo nazionale che, per fortuna, sono stati bloccati nella passata legislatura: cessione all’ANAS delle autostrade dell’Isola che fanno oggi capo al CAS, il Consorzio Autostrade Siciliane.
Per fortuna il passato Parlamento siciliano e l’ex presidente Crocetta non hanno dato corso a quest’ultima follia. La parola passa, adesso, al nuovo Governo regionale: all’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone e, ovviamente, al presidente della Regione, Nello Musumeci.
La cosa ci preoccupa un po’. Non dimentichiamo che l’assessore Falcone, nei giorni scorsi, ha partecipato, su delega di Musumeci, ai lavori del Consiglio dei Ministri avallando il vergognoso scippo dell’IVA dello Stato ai danni della Regione.
Musumeci e Falcone concederanno a Roma il bis su autostrade e strade siciliane? Noi ci auguriamo di no.
Proviamo adesso a illustrare come stanno le cose. E qual è il programma che a Roma hanno in testa per la Sicilia. Con una premessa: lo Stato vuole accollare alla Sicilia tutti i costi delle autostrade e delle strade, cosa che ha già fatto, se è vero che la manutenzione curata dall’ANAS, nella nostra Isola, non ha mai brillato. Anzi.
Il problema è che Roma, che su autostrade e strade della Sicilia, negli ultimi anni, ha investito poco o nulla, non vuole solo accollare ai siciliani tutti i costi di manutenzione, ma sogna anche di controllare tutte le autostrade e di inserire i pedaggi nelle stesse autostrade e nelle strade a scorrimento veloce.
Il progetto, per grandi linee, dovrebbe essere il seguente: le Ferrovie – che oggi si articolano in tante società – inglobano l’ANAS. Per poi controllare linee ferroviarie e strade.
Dunque le Ferrovie – che dagli anni ’70 del secolo passato trattano la Sicilia come l’ultima colonia (appena qualche giorno fauno storico dirigente delle banche, Pietro Cirrito, ha lanciato la proposta di una class action di tutti i siciliani contro Trenitalia) – attraverso l’acquisizione dell’ANAS, diventerebbero ‘padrone’ delle strade ferrate siciliane (abbandonate da decenni) e delle autostrade e strade a scorrimento veloce della nostra Isola (che in parte già controllano).
Se ricordate, negli ultimi mesi de Governo Crocetta si era parlato di una società mista ANAS-CAS che avrebbe dovuto gestire tutte le autostrade e le strade a scorrimento veloce della Sicilia.
Per fortuna – lo ricordiamo – la Regione siciliana, in tutte le sue articolazioni, nel giugno dello scorso anno ha detto no al tentativo dell’ANAS di accaparrarsi la gestione delle autostrade oggi gestite dal CAS: la Palermo-Messina, la Messina-Catania e la Siracusa-Gela (che è in fase di completamento).
Operazione bloccata dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars (COME POTETE LEGGERE QUI) e, tutto sommato, anche dalla presidenza della Regione di Crocetta che, almeno su questo punto, non ha ceduto alle pressioni romane.
In tutto questo va detto che, se da un lato l’ANAS ha gestito male strade e autostrade della Sicilia (emblematico il caso della Palermo-Catania, autostrada che, da decenni, è un ‘delirio’: basti pensare al crollo del viadotto Himera avvenuto nel marzo dello scorso anno), il CAS, a propria volta, non è stato un esempio.
Tolto il breve periodo in cui il CAS è stato gestito dalla dottoressa Patrizia Valenti – l’unica che ha provato a mettere ordine in questo Consorzio Autostradale, avviando le manutenzioni che erano state interrotte da anni e facendo emergere le magagne – le gestioni precedenti e successive non vanno nemmeno commentate.
Basta vedere come sono ridotte la Palermo-Messina – completata in modo raffazzonato dai Governi nazionali e siciliani di centrodestra dei primi anni 2000 – e la Messina-Catania: due autostrade che sono un pericolo per gli automobilisti!
La già citata dottoressa Valenti stava sistemando i pedaggi e stava creando i presupposti per nuovi introiti che avrebbero consentito di sistemare, nel giro di qualche anno, sia la Palermo-Messina, sia la Messina-Catania.
Ma il Governo di Raffaele Lombardo ha fermato lei, mandandola a casa, ‘restituendo’ il CAS alla ‘politica’ siciliana. Opera ‘degnamente’ continuata dal Governo Crocetta: due Governi, quelli di Lombardo e Crocetta – entrambi di centrosinistra – che hanno gestito il CAS con i risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti.
E oggi? Nella nostra Isola l’ANAS ha gestito fino ad oggi un paio di autostrade (la Palermo-Trapani-Mazara del Vallo e la Palermo-Catania) e le strade a scorrimento veloce.
Abbiamo già detto dell’idea romana di prendersi tutto, di accollare i costi alla Regione siciliana e di ‘spremere’ a dovere i siciliani mettendo a pedaggio tutte le autostrade (oggi, in Sicilia, gli automobilisti pagano i pedaggi solo nelle autostrade gestite dal CAS) e tutte le strade a scorrimento veloce.
Com’è noto, lo Stato – soprattutto a partire dal 2013 – ha letteralmente ‘svuotato’ le ‘casse’ regionali.
Si continua a prendere un miliardo e 300 milioni di euro all’anno; complice il Governo regionale passato di centrosinistra e la maggioranza – anche di centrosinistra – della passata Assemblea regionale siciliana ha cancellato circa 10 miliardi di crediti vantati dalla Regione verso privati e verso lo Stato, fatti passare tutti per inesigibili.
Per non parlare di due ‘Patti scellerati’ siglati da Crocetta con il Governo Renzi.
Con il secondo ‘Patto scellerato’ – avallato anche dal voto del Parlamento siciliano prima e del Parlamento nazionale dopo – sono state ‘rivisitate, in modo truffaldino, le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto non solo per regalare altri soldi dei siciliani allo Stato (parte della già citata IVA, ma anche una parte dell’IRPEF che – lo ribadiamo – a norma dello Statuto spettano alla Regione), ma anche per ‘sterilizzare’ alcuni pronunciamenti della Corte Costituzionale favorevoli alla Regione siciliana.
Ora si apre la partita sulle autostrade e sulle strade a scorrimento veloce della nostra Isola. L’idea di far pagare i pedaggi in tutte le autostrade siciliane e su alcune delle strade a scorrimento veloce (ovviamente in quelle sicure e completate, non certo sulla Palermo-Catania e sulla Palermo-Agrigento!) potrebbe non essere sbagliata, a patto che gli introiti restino in Sicilia.
Ma la verità è che a Roma, già da qualche tempo, pensano di sistemare, in un modo o nell’altro la Palermo-Catania e di far pagare il pedaggio sia sulla stessa autostrada Palermo-Catania, sia sulla Palermo-Trapani-Mazara del Vallo.
Gli eventuali incassi, in queste due autostrade, sarebbero ingenti. E il Governo nazionale – che ha sempre considerato la Sicilia una ‘colonia’ – vorrebbe portarsi questi soldi a Roma!
Noi invece pensiamo l’esatto contrario. Alla luce dello sfascio in cui l’ANAS ha condannato per tanti anni la Sicilia, deve essere la stessa ANAS a cadere alla Regione la gestione della Palermo-Catania, della Palermo-Trapani-Mazara del Vallo e delle strade a scorrimento veloce.
Deve essere la Regione siciliana a gestire le proprie strade e le proprie autostrade e non lo Stato. Mettendole a pedaggio. Ma le risorse debbono restare in Sicilia e non a Roma.
E’ l’ANAS che deve andare via dalla Sicilia.