Oggi riflettiamo insieme sulla nostra Costituzione,che gli italiani hanno difeso dall’assalto scomposto dei nani della politica, che avrebbero voluto stravolgerla. Riflettiamo anche sul ruolo nefasto esercitato da uno dei peggiori uomini politici della storia della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, acerrimo nemico delle Regioni autonome
La Costituzione della Repubblica italiana, la nostra costituzione, ha compiuto 70 anni.
La Carta costituzionale è un documento nobile e potente e per questo ha avuto da subito tanti nemici, il più subdolo e autorevole dei quali fu Luigi Einaudi, una di quelle orbite maligne che ogni tanto segnano i cieli del nostro povero Paese, uno spregevole relitto fascista, sanfedista e reazionario, riciclatosi dopo la guerra tra i liberali.
Einaudi, che ha anche altri “meriti” (non approvò l’articolo della Costituzione che costituzionalizzava gli Statuti speciali delle Regioni autonome e fece cadere l’Alta Corte per la Regione siciliana) Einaudi, dunque, che, facendo da scudo ai detriti dei liberal-liberismo di cui era portatore, mestò, intrigò, trescò per contrastare quello che è il cuore e l’anima della nostra Carta.
La sostanziale, irripetibile, fusione umana, sul piano dell’etica, della politica e dell’economia delle tre anime che la forgiarono, quella cristiano-sociale, quella socialista e quella comunista. Ovvero contrastò la formazione di un documento anticipatore e frutto di un momento di comunione spirituale e di lungimiranza che poi gli italiani hanno via via smarrito nel tempo.
I liberisti furono sconfitti. Nacque una Costituzione che sancisce principi di profondissimo valore etico prima che politico e perciò stesso non negoziali. A nessun livello, a nessun prezzo. Perché sono la guida e i custodi della Nazione.
Se Einaudi tornasse tra noi, lui, omuncolo sconfitto, celebrerebbe il suo trionfo vedendo quella Carta cadere sotto i colpi del liberismo trionfante, vedendo i suoi principi cardine, quelli di sussidiarietà, di solidarietà, di vera ed autentica sovranità nazionale arretrare e cedere al capitalismo senza scrupoli e al cinismo della finanza.
Tutte le cose insomma per cui Einaudi e i suoi simili e oggi i suoi nipoti hanno lavorato e lavorano ogni giorno.
Mi consola, ci consola la consapevolezza che la Carla è ancora li, che abbiamo saputo difenderla in un momento critico, in cui i nani della politica hanno tentato il colpo grosso.
Quell’Italia disegnata dai nostra padri è ancora da costruire. Ma il bicchiere è mezzo pieno: oggi, a differenza di 70 anni fa, sono chiare le parti in conflitto e le rispettive posizioni. Il nemico vero ha gettato la maschera.
Il partito della Costituzione è sceso in campo e ha già vinto la prima grande battaglia. Dobbiamo continuare. Più uniti che mai.
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Ragionamento alquanto acrobatico: addossare al partito (?) di Einaudi la costituzione di una repubblica centralista antimeridionalista (una e indivisibile, hanno scritto i padri costituenti), sdegnosa dello statuto speciale, è almeno bizzarro. E nello stesso tempo parteggiare per questa Costituzione (sempre una e indivisibile, è la stessa Carta), sostenendola da fautore di un federalismo meridionalista assai spinto sul versante secessionista, che infiniti lutti addusse al sud, visto che i principali sostenitori del partito del sud sono stati prima i briganti, poi i latifondisti, poi i neofascisti, e nei secoli sempre i mafiosi... Grande è la confusione sotto questo cielo, verrebbe da dire.
Caro Luigi lei ha capito esattamente e specularmete il contrario di quello che ho scrittto. La invito a rileggere l'articolo "sine ira et studio"