La desertificazione della Sicilia è un processo in corso, come spiega l’ecologo Silvano Riggio. Però qualcosa per mitigare gli effetti il Governo regionale potrebbe farla. Nello Musumeci farà qualcosa? Di concreto e risolutivo non farà nulla. Per non turbare gli amici di Berlusconi che sull’acqua, in Sicilia, dettano legge dai tempi di Totò Cuffaro. I danni prodotti dagli incendi dei boschi della scorsa estate. Il grano duro che non è nemmeno germinato
Sicilia: piove e c’è siccità. Possibile? In alcuni casi sì, è possibile, in altri casi si esagera, forse – nel caso dell’agricoltura – per rimediare un po’ di soldi, visto che i prodotti agricoli siciliani subiscono la concorrenza sleale di ortofrutta e di prodotti trasformati (primo tra tutti la passata di pomodoro cinese) di pessima qualità.
Il problema esiste. E ha varie sfaccettature. Cominciamo con le piogge.
Chi oggi parla di siccità in Sicilia dovrebbe farlo con cognizione di causa.
E’ vero, nella nostra Isola è in corso già da anni un processo di desertificazione. Ne ha parlato il professore di Ecologia all’università di Palermo, Silvano Riggio (COME POTETE LEGGERE QUI e anche COME POTETE LEGGERE QUI).
Detto questo, dietro i problemi legati alla siccità e agli effetti della stessa siccità c’è anche il comportamento umano sbagliato, se non criminale. Citiamo alcuni esempi eclatanti.
Nel 2017 il Governo regionale – presidente della Regione Rosario Crocetta, assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, entrambi del PD – hanno ritenuto corretto avviare al lavoro gli operai della Forestale con grande ritardo: Cracolici dice a metà giugno, il SIFUS, il Sindacato dei forestali che si batte per la stabilizzazione di questi lavoratori, dice nei primi giorni di luglio.
Quindici-venti giorni in più o in meno hanno poca importanza. Perché gli operai della Forestale che debbono realizzare le opere per prevenire gli incendi dovrebbero iniziare a lavorare tra la fine di marzo e i primi giorni di aprile.
E’ sempre stato così: si fa così. Ma il Governo regionale di centrosinistra ha ritenuto corretto ritardare di tre mesi l’avvio di questi lavoratori. I danni e i costi sociali ed economici sono stati ingenti.
La Sicilia, lo scorso anno, ha perso circa 20 mila ettari di boschi. I danni al territorio sono stati devastanti. Perdere, a causa del fuoco, 20 mila ettari di verde significa incrementare la predisposizione della Sicilia a una desertificazione già in corso.
Con costi enormi, perché qualcuno ha pagato i Canadair, gli aerei anfibi che sono gestiti da una società privata. Sono 14 mila euro per ogni ora di lavoro (COME ABBIAMO RACCONTATO IN QUESTO ARTICOLO LA SCORSA ESTATE). Con danni enormi ai suoli, perché i Canadair, spesso, si riforniscono di acqua in mare e il cloro distrugge i terreni agricoli!
Qualcuno è stato chiamato a rispondere dei danni che ha provocato abbandonando i boschi siciliani sino a fine a giugno-primi di luglio?
Altro esempio: l’acqua.
Le piogge, in una Sicilia che è finita dentro la ‘Bolla sahariana’, ci racconta il professore Riggio, si concentrano in brevi periodi dell’anno e sono, spesso, torrenziali. Così si assiste a un paradosso: grandi distese di terreni agricoli in difficoltà per lunghi mesi per la mancanza di acqua che vengono travolti da inondazioni.
Risultato: o l’agricoltura siciliana muore per la siccità, o muore per le inondazioni.
Quest’anno, ad esempio, nel centro della Sicilia – dove il grano duro è la coltura prevalente (e in certe aree è l’unica coltura possibile) – la siccità ha impedito, in zone estese seminate a grano, la germinazione delle piante.
Già il grano duro siciliano subisce il pesante condizionamento della speculazione internazionale e locale, con i prezzi tenuti bassi (proprio qualche giorno fa abbiamo raccontato di ingenti partite di grano duro siciliano venduto a 20 euro il quintale, un prezzo irrisorio: abbiamo chiesto notizie al nuovo assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera: aspettiamo fiduciosi). Se a questo aggiungiamo la siccità, buona notte…
(A proposito del grano duro, non escludiamo qualche manifestazione dei produttori siciliani già nelle prossime settimane).
Per carità: la siccità c’è. Ma c’è modo e modo di affrontare il problema. I governanti siciliani cos’hanno fatto? Il Governo regionale di Totò Cuffaro, tra il 2001 e il 2008, ha peggiorato la situazione. I due Governi regionali successivi – Governo di Raffaele Lombardo e Governo di Rosario Crocetta – hanno fatto poco o nulla: e quel poco che hanno fatto ha peggiorato la situazione.
Esagerazione? Niente affatto. Parlano i fatti.
Il Governo di centrodestra di Cuffaro – applicando una balorda legge nazionale voluta dal Governo nazionale di Berlusconi 2001-2006 – ha ceduto gratuitamente il cosiddetto ‘Sovrambito’ (dighe, acquedotti e reti idriche) a una società privata, Sicilacque spa (della quale la Regione ha una piccola partecipazione azionaria) che, da allora ad oggi, si è caratterizzata per il nulla mescolato col niente.
Sicilacque dovrebbe occuparsi di dighe, acquedotti e reti idriche. Se ne occupa? Parlano sempre i fatti.
Vi siete mai chiesti perché le circa 50 dighe siciliane sono quasi sempre vuote? Ve lo diciamo noi: in minima parte perché perché alimentano città e campagne; in massima parte perché vengono svuotate.
Sì, avete letto bene: svuotate. E sapete perché vengono svuotate? Per non creare ‘rogne’ a chi le gestisce. Siccome sono incomplete, o hanno bisogno di manutenzione, invece di completarle e di effettuare le manutenzioni vengono svuotate.
Così assistiamo a un altro paradosso: mentre in agricoltura manca l’acqua (il grano duro non è germinato per mancanza d’acqua!), mentre in alcune città siciliane comincia a mancare l’acqua, l’acqua che si raccoglie nelle dighe con le piogge viene buttata in mare!
I Governi regionali del passato non hanno fatto nulla. Cosa farà il nuovo Governo regionale di Nello Musumeci?
La prima cosa da fare sarebbe quella di mandare a casa Sicilacque spa. Subito. Ma voi pensate veramente che una società voluta da Berlusconi verrà mandata a casa dai berlusconiani del nuovo Governo regionale siciliano, cioè da Musumeci e dagli assessori Gaetano Armao, Edy Bandiera e Marco Falcone?
Certo, il centrodestra – cioè Berlusconi – ha vinto le elezioni regionali siciliane con i voti degli “impresentabili”, a cominciare da Francatonio Genovese da Messina, che cinque anni fa ha fatto votare Crocetta e che, lo scorso 5 novembre, ha fatto votare Musumeci.
Però hanno vinto: in un modo o nell’altro hanno vinto. E quindi, sull’acqua e sulla siccità aspettiamoci il nulla mescolato col niente.
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