In Sicilia suscita indignazione l’idea di eliminare i tetti ai dipendenti del Parlamento siciliano. Stranamente, però, nessuno s’indigna per il fatto che i tetti, a partire dall’1 gennaio, sono stati eliminati per i dipendenti del Senato e della Camera dei deputati. Piero Grasso e Laura Boldrini sanno qualcosa?
C’era una volta il tetto di 240 mila euro per le retribuzioni dei dipendenti pubblici. O meglio, dei dirigenti cosiddetti apicali della pubblica amministrazione, perché soltanto gli alti dirigenti possono raggiungere stipendi così elevati. Ebbene, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica i tetti non ci sono più. A chiusura di legislatura l’Autodiachia – una giurisdizione interna al Parlamento nazionale – ha deciso che i tetti, in scadenza il 31 dicembre, per i dipendenti di Montecitorio e di Palazzo Madama non verranno rinnovati.
La notizia sarebbe passata sotto silenzio – all’italiana, si potrebbe dire – se il nuovo presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, non avesse avuto “l’idea stramba” (definizione dell’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta) di proporre l’eliminazione dei tetti anche a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano.
A questo punto è esplosa la polemica. In effetti, eliminare i tetti ai dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana non è una bella trovata.
Ma lo è ancora di meno al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati. O forse ci vorrebbero fare credere che il presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, Piero Grasso, e la presidente dell’assemblea di Montecitorio, Laura Boldrini, non sanno nulla dell’eliminazione dei tetti ai dipendenti di Senato e Camera?
Già, ai dipendenti di Camera e Senato, perché i tetti parlamentari romani sono stati eliminati per gli apicali (240 mila euro), ma anche per i commessi parlamentari (120 mila euro).
La cosa ci ha particolarmente colpito perché il presidente uscente del Senato, Grasso, è anche il leader di Liberi e Uguali, il partito movimento che si pone alla sinistra del PD, in alternativa allo stesso PD renziano.
Da qui una domanda: i tetti, se non ricordiamo male, li ha messi il Governo nazionale di Matteo Renzi; Piero Grasso ha lasciato il PD renziano perché non riconosce più a questo partito i valori della sinistra.
I Nuovi Vespri, a Renzi e ai renziani non hanno mai riservato trattamenti di favore: anzi.
Però in questo passaggio politico – perché l’eliminazione dei tetti ai dipendenti di Senato e Camera è un fatto politico – non possiamo non osservare il paradosso: Piero Grasso lascia il PD perché questo partito rinnegherebbe i valori della sinistra e, contemporaneamente, lascia il Senato mentre i dipendenti di questo ramo del Parlamento vengono ‘liberati’ dai tetti retributivi voluti da Renzi…
Chi è più di ‘sinistra’ in questo caso? Renzi che ha bloccato le retribuzioni apicali o Grasso che, da presidente del Senato, non si è opposto all’idea ‘stramba’ di sbloccare i tetti dei dipendenti di Palazzo Madama?
Insomma: il presidente del Senato non era in grado di chiamare i senatori che compongono l’Autodiachia di Palazzo Madama per dirgli:
“Signori, di questa idea stramba di togliere i tetti ai dipendenti non se ne parla nemmeno”.
Lo stesso discorso vale per la Camera dei deputati. Tanto più che anche la presidente Laura Boldrini ha aderito a Liberi e Uguali di Grasso, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani.
Giuste le polemiche sul presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e sulla sua idea ‘stramba’ di eliminare i tetti ai dipendenti del Parlamento siciliano. Però chi oggi si strappa le vesti criticando la follia di eliminare i tetti a Palazzo Reale dovrebbe fare la stessa cosa anche per Montecitorio e Palazzo Madama.
Perché se in gioco c’è un principio morale, beh, questo deve valere per tutti. O no?
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