La storia è sempre la stessa: d’estate e durante le feste, i tanti siciliani che vivono fuori per tornare in Sicilia devono fronteggiare costi altissimi. Una discriminazione bella e buona alla faccia del diritto alla continuità territoriale…
Non è una novità, ma una maledizione che si ripete ogni anno. Parliamo dei prezzi dei biglietti aerei nel periodo natalizio per chi vuole raggiungere la Sicilia. E, poiché, al di là dei turisti- certamente scoraggiati- il Natale è il tempo in cui le famiglie si ricongiungono, è ovvio che ad essere penalizzati sono soprattutto i tantissimi siciliani che vivono fuori. A fare il punto della situazione è un articolo pubblicato stamattina su La Sicilia. Basandosi su una ricerca effettuata da una agenzia di viaggio, il quotidiano ci informa che per volare da Milano a Catania con Alitalia si può spendere fino a 715 euro nel periodo che va dal 21 dicembre al 5 Gennaio, 615 per Palermo. Un po’ meglio con le compagnie low cost, ma non meno di 300 euro e, in ogni caso, se c’è la disponibilità nel numero limitato di voli che effettuano quotidianamente.
Sul quotidiano di Catania si fa notare un altro particolare: il prezzo è salato solo se per arrivare in Sicilia. Al contrario, se si vuole andare da Catania e Palermo nel resto d’Italia, il biglietto diventa più accessibile anche sotto le feste.
Insomma, si osserva giustamente nell’articolo, la continuità territoriale resta un miraggio per la Sicilia: “A differenza di altre regioni, come la Sardegna, alla Sicilia non viene riconosciuto questo diritto”. Solo Pantelleria e Lampedusa usufruiscono dei fondi dedicato a questo capitolo.
Poi dice che l’Italia è unita….
Va ricordato che sul tema non sono mancate interrogazioni parlamentari, ma nulla è cambiato. Dichiarazioni, promesse, parole al vento. Ogni politicante nazionale che arriva in Sicilia non manca di parlare delle continuità territoriale, della necessità di rendere i collegamenti aerei più accessibili. Parole che restano tali.
Restano tali anche i disagi dei siciliani e non solo per Natale. Come ha fatto notare la scorsa estate il movimento Capitale Messina, il problema si ripresenta puntuale nei momenti in cui un biglietto abbordabile sarebbe più utile:
“Se un siciliano, lavoratore o studente, per esempio, vuole tornare a casa il 5 agosto, partendo da Milano ed atterrando a Catania, dovrà pagare 250 euro; se invece sempre da Milano deciderà di andare a Londra, gli costerà solo 68 euro.
È chiaro che il problema del caro voli è diventato insostenibile, sia per i cittadini siciliani, che per il sistema economico dell’isola, e bisogna trovare delle soluzioni.
In Sardegna, grazie al riconoscimento del diritto alla “continuità territoriale”, il Governo ha emanato un bando europeo per le compagnie aeree, con l’obiettivo di calmierare le tariffe. Verranno garantiti 5 milioni di posti a tariffe bloccate per i residenti e con costi calmierati per i non residenti.
In pratica un residente sardo pagherà, tutto l’anno, un biglietto verso Roma Fiumicino 37 euro, e 46 per Linate. Per i non residenti le tariffe saranno le stesse per 10 mesi l’anno, mentre per due mesi estivi, dall’1 luglio al 31 agosto, sarà applicata una tariffa massima pari a 70 euro per le rotte verso Roma Fiumicino e a 80 euro per Milano Linate.
In Sicilia la “continuità territoriale” che, ricordiamo è uno strumento legislativo europeo che ha lo scopo di garantire i servizi di mobilità, per via aerea o marittima, agli abitanti in regioni disagiate, si applica già ai collegamenti con le isole di Lampedusa e Pantelleria”.
Sull’argomento, come abbiamo già avuto modo di scrivere, i buoni propositi si sprecano: il 28 aprile 2016 l’allora presidente del Consiglio Renzi dichiarò: “sulla continuità territoriale in Sicilia ci stiamo lavorando”.
Il ministro Delrio il 19 luglio 2017, in seguito ad interrogazione parlamentare del deputato Saverio Romano, afferma in modo elusivo che “l’attenzione del Ministero per le esigenze della continuità territoriale siciliana è costante … e il Ministero è in costante dialogo con la Comunità europea, appunto, anche per sfruttare tutte le opportunità in termini di regimi di aiuti di Stato..”
Ma il 27 giugno dell’anno scorso la Commissione europea rispondendo ad una interrogazione sull’argomento, si dichiarò “consapevole della necessità di assicurare un’adeguata connettività nell’UE, in particolare con e dalle regioni remote, come ad esempio le isole” chiarendo che “se le autorità italiane ritenessero che il mercato non soddisfa appieno i bisogni di connettività dell’Italia su certe tratte, anche per quanto concerne i prezzi, esse avrebbero la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico (OSP) su tali tratte” e puntualizzando che “la Commissione non ha ricevuto di recente nessuna nuova proposta o modifica di OSP da parte delle autorità italiane. Un sostegno ai trasporti delle regioni remote, isole comprese, può essere erogato anche in forma di aiuti a carattere sociale, ma la Commissione non ha ricevuto nessuna notifica di tali programmi”.
E da allora non siamo a conoscenza di iniziative concrete del Governo sul tema della continuità territoriale in Sicilia, eccetto quelle relative alle isole minori.
Ma si può ancora accettare che i siciliani sopportino questa forte limitazione al diritto di mobilità? In assenza di collegamenti stradali e ferroviari degni di un paese civile e senza Ponte, per coloro che si muovono da e verso le altre regioni l’unica scelta di trasporto è l’aereo e con costi spesso insostenibili.
E lo stesso vale per le imprese costrette a sostenere costi più elevati rispetto alle altre regioni italiane.