Su questo punto il Governo regionale di Nello Musumeci dovrebbe fare chiarezza. Perché nei giorni scorsi il TAR Sicilia ha concesso una sospensiva dando forse per scontato che l’esecutivo regionale, sulle ex Province, si sarebbe adeguato a Roma. Ma se così non è bisognerebbe capire qual oggi è la posizione di Leoluca Orlando e Enzo Bianco
A Roma la legge regionale che reintroduce la democrazia nella gestione delle Province siciliane non è andata giù. Così il Governo nazionale di Paolo Gentiloni ha deciso di impugnarla. Uno dei primi atti del Governo regionale di Nello Musumeci – adottato nella riunione della Giunta di ieri sera – è stato quello di resistere. In pratica, Palazzo d’Orleans presenterà ricorso in Corte Costituzionale.
Sarà la Consulta a decidere se, sulle Province, è l’Assemblea regionale siciliana a decidere o se, invece, a decidere è il Governo nazionale.
Il tema, in realtà, non dovrebbe essere nemmeno posto. Perché in materia di enti locali la Regione siciliana ha un proprio Ordinamento regionale degli enti locali (Orel). Insomma, le leggi, su tale materia, le approva il Parlamento siciliano.
Principio che, con il centrosinistra al Governo della Sicilia, è stato messo in discussione. Si sa, nel PD renziano il potere di Renzi e, in generale, del partito viene prima della Costituzione (che, non a caso, Renzi ha cercato di cambiare: ma gli è andata male perché gli italiani hanno ‘bocciato’ la sua riforma costituzionale).
Fatta questa premessa, il Governo Musumeci dovrebbe far sapere cosa succederà nelle Città metropolitane di Palermo e Catania. Proviamo a illustrare perché poniamo questo tema. Con una premessa.
Il Governo nazionale di centrosinistra ha impugnato la legge siciliana che ha reintrodotto la democrazia nella gestione delle Province siciliane. Questa legge è stata approvata la scorsa estate dal Parlamento dell’Isola.
Di fatto, con questa legge regionale in Sicilia non è più in vigore la vecchia legge regionale che aveva recepito la fallimentare legge nazionale voluta dal Ministro Graziano Delrio (fallimentare perché, nel resto d’Italia, le Città metropolitane istituite con la legge Delrio sono in grandissima difficoltà).
In base alla legge Delrio, i sindaci delle Città metropolitane diventano, automaticamente, sindaci metropolitani, cioè presidenti delle vecchie Province che, anche nel resto d’Italia, sono state pomposamente ribattezzate Città metropolitane.
Così, in Sicilia, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il sindaco di Catania, Enzo Bianco, sono diventati – senza passare nemmeno da elezioni di secondo grado (cioè eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni delle rispettive province) – sindaci metropolitani di Palermo e di Catania. Un esempio di ‘democrazia renziana’…
Con la legge approvata la scorsa estate dall’Ars che, come già ricordato, ha reintrodotto la democrazia – cioè le elezioni dei presidenti delle Province) – Orlando e Bianco sono decaduti. E il Governo regionale di Rosario Crocetta, correttamente, ha inviato i commissari nelle Città metropolitane di Palermo e Catania (e anche di Messina).
A Orlando e a Bianco la cosa non è andata giù. A questi due ‘campioni di democrazia’ l’idea di perdere le poltrone metropolitane non piace. Così dopo l’impugnativa del Governo nazionale (che, ‘casualmente’ è dello stesso colore politico di Orlando e Bianco, cioè di centrosinistra), il sindaco di Palermo e il sindaco di Catania si sono rivolti al TAR Sicilia, il Tribunale Amministrativo Regionale della nostra Isola.
Orlando e Bianco hanno chiesto ai giudici del TAR di sospendere gli effetti della legge regionale impugnata dal Roma. E il TAR ha concesso la sospensiva.
Domanda: una legge regionale impugnata da Palazzo Chigi viene automaticamente bloccata?
Noi sapevamo che la decisione spetta al presidente della Regione, che la può bloccare ‘genuflettendosi’ ai voleri romani (a fare così sono gli ‘ascari’); può bloccare le norme impugnate e applicare l’altra parte della legge (anche questa è un’azione politica tipica degli ‘ascari’ che la danno vinta a Roma senza resistere); può applicare la parte della legge regionale non impugnata, bloccare le norme impugnate e difenderle queste ultime davanti alla Corte Costituzionale (e già qui siamo in un Paese civile e non più di ‘ascari’).
C’è anche una quarta via: il presidente della Regione si assume la responsabilità e continua ad applicare la legge impugnata in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.
Non abbiamo ancora capito cosa farà il presidente Musumeci. Ma vorremmo capire che cosa succederà ai vertici delle Città metropolitane di Palermo e di Catania.
Noi non siamo giuristi e non abbiamo capito perché il TAR Sicilia ha sospeso gli effetti di una legge regionale impugnata dal Governo nazionale.
Ma, ovviamente, al TAR Sicilia sono molto più bravi di noi: basti pensare che hanno autorizzato l’introduzione, a Palermo, di una ZTL in presenza di una legge regionale che impone prescrizioni ai Comuni che adottano le Zone a Traffico Limitato: prescrizioni che – a giudicare da quello che abbiamo capito – il Comune di Palermo non ha ancora rispettato. Ma la ZTL c’è lo stesso…
Quindi? La nostra è una domanda. Noi manifestiamo dubbi, non certezze. Davvero: noi chiediamo al Governo regionale di Nello Musumeci: se avete inoltrato ricorso alla Corte Costituzione per difendere – correttamente – le prerogative legislative dell’Assemblea regionale siciliana significa che la legge regionale che ha reintrodotto l’elezione dei presidenti delle Province resta in vigore?
E se resta in vigore Orlando e Bianco restano sindaci metropolitani o ‘posano l’osso’ in attesa della pronuncia della Consulta?