A lanciare l’allarme è Federconsumatori Sicilia che rende noto uno studio riguardante i costi aggiuntivi nascosti nelle bollette. Rincari legati ai disservizi che a Catania raggiungono addirittura il 92%
“Federconsumatori Sicilia ribadisce la propria preoccupazione sulla grave situazione in cui versa il Sistema Idrico Integrato siciliano. Ai già non buoni dati rilevati dalla XV Indagine Nazionale sulle Tariffe 2016 del Servizio Idrico Integrato, infatti, si aggiungono ora quelli diffusi da ISSCON – Istituto Studi Sul Consumo – riguardanti i costi aggiuntivi (cioè nascosti) derivanti dai disservizi”. E’ quanto si legge su una nota dell’associazione che mira a tutelare i diritti dei consumatori.
Nel dettaglio:
Dove l’acqua non arriva con sufficiente pressione a causa delle numerose perdite di rete, ad esempio, alle normali bollette di acqua e fognature si devono aggiungere i costi di impianto per acquistare e installare serbatoi, pompe, pressostati e quelli di gestione derivanti dalla spesa per l’energia elettrica necessaria a far funzionare tali impianti.
L’indagine di ISSCON su questi costi prende proprio la Sicilia come esempio di quanto possano crescere le “bollette reali” se aggiungiamo queste spese. L’Istituto stima in circa 1.100 euro i costi di impianto (che, ammortizzati in 25 anni, diventano 44 euro annui) e in 92 euro annui (per 150 metri cubi, famiglia standard di tre persone) i costi per i maggiori consumi elettrici.
Aggiungendo queste cifre alle spese sostenute dai cittadini siciliani per pagare il Servizio Idrico Integrato l’esborso totale cresce notevolmente:
“A questi rincari – spiega il Presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – si devono aggiungere i disservizi: secondo gli ultimi dati nazionali disponibili dell’Istat, nel 2014, tre famiglie siciliane su 10 hanno lamentato disservizi nella distribuzione dell’acqua; sui 256 giorni nazionali di riduzione o sospensione del servizio su un territorio comunale, ben 245 si sono verificati in Sicilia; sui 1.033 giorni di riduzione o sospensione su parte del territorio comunale, sono 318 quelli siciliani (quasi il 40% del totale)”
I costi aggiuntivi rilevati dall’ISSCON, infatti, derivano in gran parte dalle perdite alle condutture delle reti siciliane, che sono oltre la media nazionale (38,2%) in sette comuni capoluogo su nove. A Palermo (54,6%), Messina (54,1%), Agrigento (53,5%) e Catania (51,6%) ci sono ben oltre il 50% di perdite in più rispetto alla media nazionale.
Trapani e Siracusa sono poco sotto la soglia del 50% di acqua persa nei tubi (46,7% e 47.4%) mentre solo Enna e Caltanissetta si spingono di pochissimo al di sotto della media nazionale.
“A tutto questo – conclude La Rosa – purtroppo si aggiunge una normativa a tutela dei diritti dei consumatori inefficace e complessivamente inapplicata in materia di obblighi di rispetto dei livelli minimi e degli obiettivi di qualità contrattuale e in merito all’attuazione delle procedure di conciliazione per risolvere le controversie”.