Il castello Utveggio? Tra degrado e antenne rischia di diventare il Muos di Palermo! (photogallery)

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In questo articolo (e nell’articolo del dottore Franco Busalacchi che trovate allegato) ricostruiamo la storia di un luogo che è uno dei simboli di Palermo. La chiusura del CERISDI e lo stato di abbandono in cui versa oggi il castello Utveggio. Le parole del professore Adelfio Elio Cardinale, tra i protagonisti di un’associazione che si batte per salvare l’immobile. La testimonianza di Salvatore Parlagreco

Un anno dopo la chiusura del CERISDI – il centro di alta formazione della Regione siciliana sbaraccato dal Governo di Rosario Crocetta – il castello Utveggio cade a pezzi. Se alla fine degli anni ’80 del secolo passato l’allora presidente della Regione, Rino Nicolosi, faceva rinascere il castello che sovrasta Palermo, dopo un abbandono che durava dagli anni del secondo dopoguerra, la Regione siciliana di oggi sta, di fatto, condannando all’oblio un edificio che è uno dei simboli del capoluogo dell’Isola.

All’ormai – per fortuna – ex presidente della Regione, Crocetta, del castello Utveggio e del CERISDI non gliene poteva fregare di meno. Proprio del CERISDI diceva che era inutile quanto gli uccelli del Parco d’Orleans…

Anche questo è stato, per cinque anni, il Governo di centrosinistra della Sicilia: un Governo più attento a destrutturare che a costruire. E l’opera di demolizione non ha risparmiato né il CERISDI, né il castello Utveggio (che, lo ricordiamo, è di proprietà della Regione) dove il centro di alta formazione aveva sede.

Oggi, lo ribadiamo, il castello Utveggio è abbandonato, pronto per essere vandalizzato. Oltre all’abbandono dobbiamo segnalare la presenza di antenne e ripetitori che ormai invadono non soltanto l’edificio, ma anche il parco del castello.

Questa è la nuova ‘funzione’ che è stata assegnata al castello Utveggio: diventare il ‘Muos di Palermo’!

Noi non siamo stupiti di tale epilogo. Nell’agosto dello scorso anno l’editore di questo blog, Franco Busalacchi, ha scritto un articolo anticipando i pericoli di abbandono che incombevano sul castello Utveggio (QUI L’ARTICOLO CHE POTETE RILEGGERE O LEGGERE).

Oggi segnaliamo la nascita di un’associazione che si propone di salvare questo edificio dal degrado. Si chiama ‘Associazione salviamo il castello Utveggio’ ed è animata dal professore Adelfio Elio Cardinale, già preside della facoltà di Medicina e Chirurgia di Palermo, già pro-rettore dell’università del capoluogo siciliano, già direttore dell’istituto di Radiologia, già sottosegretario di Stato alla Salute e oggi presidente nazionale della Società italiana di storia delle medicina.

Dal 2009 al 2013 il professore Cardinale è stato anche presidente del già citato CERISDI, il Centro ricerche e studi direzionali dell Regione.

“Oggi – ci dice il professore Cardinale – l’emergenza è salvare il castello Utveggio. Per questo, insieme con altre personalità cittadine, ci stiamo attivando per evitare che uno dei simboli di Palermo venga condannato all’abbandono. Il castello Utveggio è come la Lanterna di Genova o la Torre di Pisa: è, ribadisco, uno dei simboli della città e va tutelato”.

Insieme con il professore Cardinale ci sono tante personalità: i giudici Giuseppe Ayala e Leonardo Guarnotta, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, la figlia di Leonardo Sciascia e i presidenti delle associazioni che si battono per salvare Palermo e i suoi monumenti.

“Ho lasciato la presidenza del CERISDI quando ho capito che non c’era la volontà di andare avanti – racconta il professore Cardinale -. Nonostante i tagli subiti nel corso degli anni da parte della Regione ho lasciato il centro con un utile simbolico di diecimila euro”.

Dopo il professore Cardinale alla guida del CERISDI è arrivato il giornalista Salvatore Parlagreco, che in comune con l’ex presidente Crocetta ha il luogo di nascita: Gela. Ma forse è l’unica cosa che lega i due, perché conoscendo Parlagreco e la passione che mette nel suo lavoro, non crediamo che abbia avuto responsabilità nella chiusura del CERISDI.

E infatti, da noi interpellato, Parlagreco spiega:

“La chiusura del CERISDI è stata una follia voluta dalla politica. Chiusura che non può certo essere motivata da ragioni economiche. Ricordo di aver presentato al Governo regionale una proposta articolata per far continuare l’attività del centro a costo zero per la Regione. Che, anzi, avrebbe avuto anche l’opportunità di svolgere attività extra”.

“Oltre centoventi imprenditori di vari settori – racconta sempre Parlagreco – hanno manifestato interesse per gestire le attività che avevamo programmato. Il castello Utveggio avrebbe dovuto ospitare un caffè letterario, una galleria d’arte, un ristorante con annessa scuola di alta formazione per chef. E poi una sala convegni e un albergo. E, naturalmente, l’attività del CERISDI, che avrebbe continuato ad operare, facendo risparmiare alla regione i soldi che ogni anno spende per la formazione del proprio personale”.

“Il progetto era pronto – dice ancora Parlagreco -. Si attendeva solo il sì della Regione che è proprietaria dell’immobile. Ma è arrivato il diniego. Un diniego che non è stato mai motivato”.

Insomma, il CERISDI doveva chiudere. Così ha deciso la politica siciliana al tempo del presidente Crocetta. Chiusura, liquidazione e licenziamento dei dipendenti.

Oggi l’immagine di abbandono del castello Utveggio simboleggia le macerie che l’ex presidente della Regione e il suo Governo hanno lasciato in Sicilia.

“E’ un’immagine malinconica – ci dice ancora il professore Cardinale -. Vedere il castello abbandonato e il parco dello stesso castello Utveggio con gli alberi secchi e le sterpaglie mi addolora”.

Il professore ci descrive, nei dettagli, il degrado illustrato da alcune foto (che vi mostriamo in questo articolo). E ci racconta delle antenne piazzate un po’ dovunque. Così, alle tante antenne presenti sul monte Pellegrino ne sono state aggiunte altre.

Con il professore Cardinale ci soffermiamo sul passato di questo castello.

“I tedeschi, durante la seconda guerra mondiale – racconta – avevano grande rispetto per il castello. I militari, prima di entrare, si dovevano togliere gli stivali. Non altrettanto si può dire per gli americani che arrivarono subito dopo”.

Comincia in quegli anni il degrado del castello Utveggio che, come già ricordato, si protrarrà sino alla fine degli anni ’80.

Per la cronaca, solo nel 1981 il castello che sovrasta Palermo tornerà nella mente dei palermitani, quando il PSI di Bettino Craxi terrà proprio nel capoluogo dell’Isola il congresso nazionale. In quei giorni un cartellone gigante, illuminato di sera, si affiancherà al castello Utveggio. poi ritornerà il buio.

Su questo luogo pesano anche storie o leggende: come quella che, dal castello, sarebbe stato azionato il comando che avrebbe causato la strade di via D’Amelio: “Cosa, questa – tiene a precisare il professore Cardinale – che è stata smentita in sede processuale”.

“Oggi dobbiamo salvare in primo luogo il castello Utveggio – insiste -. Non appena salveremo l’immobile noi faremo le nostre proposte. Pensiamo di adibire questo luogo a sede di una scuola di medicina umana e sociale. Dove studiare bio-politica e bio diritti. E anche la neuro-economia. Il tutto in collaborazione con istituti nazionali e internazionali”.

Alla fine è una sfida culturale prima che politica: non darla vinta al ‘catabolismo entropico’ del crocettismo e del PD siciliano.

 

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