Forza Italia a Messina: con la sconfitta di Nino Germanà il sistema Genovese si prende tutto?

9 novembre 2017

Con molta probabilità, il deputato regionale uscente, Nino Germanà, con i suoi 8-9 mila voti, non pensava di restare fuori dalla nuova Assemblea regionale siciliana. Invece la sorpresa è arrivata da Barcellona Pozzo di Gotto. Sullo sfondo l’ombra lunga del sistema di Francantonio Genovese e la partita a scacchi per i collegi di Camera e Senato. E per il Comune di Messina…

A Messina e dintorni, in queste ore, dalle parti di Forza Italia, il clima è un po’ elettrico. Perché l’onda d’urto provocata dal ciclone Francantonio Genovese avrebbe sconvolto i delicati equilibri berlusconiani. Con risvolti imprevedibili nei collegi di Camera e Senato, se è vero che, nella primavera prossima, saranno di scena le elezioni politiche nazionali. Per non parlare delle elezioni comunali della Città dello Stretto. Ma andiamo con ordine.

Tutti gli occhi, in questi giorni, sono stati puntati sul ventenne Luigi Genovese, figlio del già citato parlamentare nazionale Francantonio. Hanno destato impressione, in particolare, gli oltre 17 mila voti di preferenza raccolti alle elezioni di domenica scorsa dal rampollo della famiglia Genovese. Ma c’è un’altra vicenda che è pure importante: la sconfitta, piuttosto pesante, del parlamentare regionale uscente, Nino Germanà, figlio dell’ex senatore, Basilio Germanà.

Sconfitta inattesa, a quanto pare. Perché nessuno si aspettava che l’avvocato di Barcellona Pozzo di Gotto, Tommaso Calderone, dovesse prendere oltre 13 mila voti, quasi 5 mila voti in più di Germanà!

Ricordiamo che la famiglia Germanà di Brolo, ovviamente provincia di Messina, può essere considerata berlusconiana della prima ora. Certo, Nino Germanà, quando il Ministro Angelino Alfano ha rotto con Forza Italia per fondare il Nuovo centrodestra, ha lasciato i berlusconiani per seguire gli alfaniani.

Poi lì le cose si sono complicate. Nino Germanà è sempre stato vicino all’ex parlamentare regionale, Nino Beninati (con il quale è imparentato) e con il parlamentare nazionale, Alessandro Pagano.

A un certo punto Pagano e Beninati non hanno più condiviso le scelte politiche del Ministro Alfano e sono stati, mettiamola così, tra i fondatori della Lega di Salvini in Sicilia.

Nino Germanà non ha seguito i suoi vecchi amici nell’avventura leghista. E’ rimasto fermo con gli alfaniani. Ma in prossimità delle elezioni regionali, così come hanno fatto altri esponenti di Alleanza Popolare (la formazione politica centrista creata da Alfano, dall’ex vice Ministro Giampiero D’Alia e dall’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone), ha lasciato gli alfaniani ed è rientrato in Forza Italia.

Pensava, Nino Germanà, che con 8-9 mila voti nessuno avrebbe potuto togliergli il seggio. Ma, a quanto pare, ha fatto male i conti, perché, come già accennato, Tommaso Calderone ha raggiunto un risultato inaspettato.

A questo punto le domande sono tante. La più ovvia è: chi è che, a Messina e dintorni, è un grado di ‘orchestrare’ tanti voti? La risposta non è difficile: Francantonio Genovese, o meglio, il sistema che sta dietro Francantonio Genovese: un sistema che è molto complesso, che affonda le radici nella vecchia DC messinese, ma che è fatta anche di importanti rapporti imprenditoriali.

Com’è noto, Genovese, che negli anni passati l’allora segretario nazionale del Partito Democratico, Walter Veltroni, impose come primo segretario regionale del PD siciliano, è passato, armi e bagagli, con Forza Italia. Con la ‘benedizione’ di Berlusconi e di Miccichè.

I maligni sussurrano che la sconfitta di Nino Germanà potrebbe essere stata anche ispirata dal coordinatore-commissario di Forza Italia in Sicilia, il già citato Gianfranco Miccichè. Questo perché quest’ultimo, con Alfano e gli alfaniani, non è mai andato molto d’accordo. Ma questa, ovviamente, è una tesi tutta da dimostrare.

Con molta probabilità, il sistema Genovese – che, lo ribadiamo, è cosa diversa da Genovese: è, infatti, un sistema dove c’è lui, ma anche altro e altri – sta giocando una partita a tutto campo.

Le elezioni regionali potrebbero essere il primo passaggio. A marzo si andrà a votare per le elezioni nazionali. E lì, con il Rosatellum – la nuova legge elettorale per Camera e Senato – si aprirà la partita dei collegi. Poi c’è Messina, il Comune di Messina.

Con lo ‘scivolone’ dell’appena rieletto a Sala d’Ercole Cateno De Luca (che non ha mai fatto mistero di voler provare a fare il sindaco di Messina) e con il tramonto ormai palpabile dell’accoppiata non più vincente D’Alia-Ardizzone, anche sul Comune della Città dello Stretto si staglia l’ombra lunga del sistema Genovese…

 

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