La paura fa novanta, si dice. E nelle file della vecchia politica siciliana – tra centrodestra e centrosinistra – la paura, in queste ore, è tanta. Ha paura pure Nello Musumeci, che ormai va a caccia anche dei voti del PD e di Totò Cardinale. Per non parlare dell’assessore Cracolici, che ‘corteggia’, forse con molto ritardo, gli operai della Forestale. Mentre Leoluca Orlando e Fabrizio Micari si infilano pure in una Santa Messa…
Ultimi due giorni di campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane. Il clima è diventato incandescente, visto che la posta in palio è alta. In ballo non ci sono soltanto la presidenza della Regione siciliana e i 70 seggi del Parlamento dell’Isola. Si i big politici nazionali, negli ultimi giorni, si sono catapultati in Sicilia è perché si attendono il cosiddetto effetto traino: perché, di solito, chi vince le elezioni siciliane poi vince le elezioni politiche nazionali.
Berlusconi ieri, a Palermo, ha ricordato che il Governo regionale di Rosario Crocetta ha rubato il futuro ai siciliani. Giudizio sul quale si può essere d’accordo. Peccato che lui, Berlusconi Silvio da Milano e il centrodestra, la Sicilia l’hanno ‘conquistata’ nel 2001, vincendo le elezioni politiche nazionali (nella nostra Isola con l’arcinoto 61 a zero), le elezioni regionali, governando quasi tutte le Province e la stragrande maggioranza dei Comuni.
Ieri, al Politeama di Palermo, all’appuntamento con Nello Musumeci candidato alla presidenza della Regione, sarebbe bastata solo la seguente domanda rivolta proprio a Berlusconi per ristabilire un po’ di verità: egregio leader di Forza Italia, Crocetta è stato un disastro, su questo non ci piove: ma lei e i suoi, quando avete governato la Regione, che futuro avete assicurato alla Sicilia?
Berlusconi e la sua propaganda a parte, un dato oggettivo emerge con prepotenza in queste ultime ore di campagna elettorale: la polarizzazione del consenso dei siciliani su due canditati alla presidenza della Regione: il già citato Nello Musumeci per il centrodestra il Giancarlo Cancelleri per il Movimento 5 Stelle.
I sondaggi danno questi due candidati testa a testa. Se le cose stanno così, i conti che vengono fuori giustificano il nervosismo degli esponenti del centrosinistra.
Partendo dai dati delle elezioni regionali del 2012 – e sommando i voti di Musumeci e di Gianfranco Miccichè (che cinque anni fa era candidato alla presidenza della Regione proprio per fare perdere Musumeci e per fare vincere Rosario Crocetta) – il centrodestra arriverebbe al 42-43%.
Da questo 42-43%, oggi, bisogna togliere i voti del Ministro Angelino Alfano e dei suoi cambia casacca oggi schierati con il centrosinistra. Ammesso che Alfano e i suoi (che in questa competizione elettorale vanno insieme con i centristi di Giampiero D’Alia) raggiungano il 5% (cosa non improbabile considerate le clientele che stanno mettendo in campo, soprattutto sul fronte della milionaria gestione degli immigrati), non è improbabile che Musumeci ‘viaggi’ sul 37-38% dei consensi.
Ma se, come raccontano i sondaggi, i grillini sono testa a testa con Musumeci, significa che anche Cancelleri ‘viaggia’ su queste percentuali.
Il risultato è che la polarizzazione Musumeci-Cancelleri si attesterebbe sul 76-78% dei voti.
Ciò significa che gli altri tre candidati alla presidenza della Regione – Claudio Fava per la sinistra di Massimo D’Alema, Fabrizio Micari per l’accoppiata Matteo Renzi-Leoluca Orlando e Roberto La Rosa – si dividerebbero il restante 22-24% dei voti.
E questa è la prima, brutta notizia per Renzi: il suo candidato – il candidato del più grande partito politico italiano – ‘viaggerebbe’ tra il terzo e il quarto posto.
Eh già, perché per Renzi la notizia potrebbe diventare ultra-cattiva: complice anche il voto disgiunto, di cui diremo appresso, il suo candidato, Micari, potrebbe classificarsi dietro Fava, cioè dietro il candidato di Massimo D’Alema, che assesterebbe al segretario nazionale del PD un colpo micidiale.
Il testa a testa tra Musumeci e Cancelleri preoccupa tantissimo la vecchia politica siciliana. Così – ormai la cosa è palese – alcuni big del centrosinistra avrebbero impartito istruzioni precise ai propri candidati fidati sul cosiddetto voto disgiunto: votare il candidato di centrosinistra per il rinnovo dell’Ars e Musumeci per la presidenza della Regione.
E’ scattato, in parole semplici, un meccanismo di auto-conservazione da parte della vecchia politica siciliana: Annibale-Cancelleri è alle porte e allora tutti contro Annibale-Cancelleri: per la presidenza della Regione voti concentrati sul candidato più forte, cioè su Musumeci.
Le indiscrezioni racconterebbero di un ruolo molto attivo, in queste ore, del leader di Sicilia Futura, Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussumeli: chi meglio di lui – da decenni ‘mestolo di tutte le pentole politiche’ – potrebbe mediare, per conto del centrosinistra, con Musumeci presidente della Regione, considerato che, molto difficilmente, il nuovo governatore dell’Isola potrebbe godere di una maggioranza nella futura Assemblea regionale siciliana?
Già, la distribuzione dei seggi nella nuova Assemblea regionale siciliana. Dove dagli attuali 90 deputati si passerà a 70 deputati.
Il tema non è meno spinoso della presidenza della Regione. I grillini, è noto, vanno da soli e i voti che prenderanno con Cancelleri candidato presidente dovrebbero essere confermati nelle elezioni per il rinnovo dell’Ars.
Musumeci, grazie al voto disgiunto – cioè grazie ai voti che, sottobanco, gli arriveranno dal centrosinistra – dovrebbe prendere più voti delle liste di centrodestra che lo sostengono.
Ma, girandola e rigirandola, la polarizzazione del voto sui candidati presidenti Musumeci-Cancelleri avrà un certo effetto anche sulle liste. Che significa? Che la lista del Movimento 5 Stelle e le liste del centrodestra potrebbero, senza difficoltà, dividersi il 75% circa dei voti per il rinnovo dell’Ars.
Ciò significherebbe che le altre liste – con in testa la lista ‘Cento passi’ di Claudio Fava, il PD, Sicilia Futura di Cardinale, Alternativa Popolare di Alfano e D’Alia e le altre liste – si dovrebbero dividere il restante 25% circa dei voti in un sistema elettorale con lo sbarramento al 5%.
Questo significa che potrebbero che, dalle urne, potrebbero venire fuori grandi sorprese.
Considerata la bassissima popolarità di Renzi, soprattutto in Sicilia, a rischiare molto, nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano sono i renziani: il PD (che nell’Isola, ormai, è quasi tutto renziano) e Leoluca Orlando, grande sponsor di Micari.
Questo spiega il clima di grande nervosismo e gli atti scomposti di alcuni dirigenti del PD e dello stesso Orlando.
Ieri, addirittura!, non sapendo più dove andare a cercare voti, il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, e il rettore dell’università di Palermo, Micari, si sono ‘infilati’ pure in una Santa Messa: una foto, diventata virale sul web, li ha immortalati nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, in corso dei Mille.
Un’immagine un po’ tragicomica, con il parroco della chiesa che cerca di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi: il “corpo e il sangue di Cristo” finiti in campagna elettorale. Chissà cosa ne pensa di questa inedita ‘accoppiata’ l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice…
Non meno preoccupati sono i ‘capi’ del PD di Palermo, con in testa il vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, il sottosegretario, Davide Faraone e, soprattutto, l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici.
Per questi tre ‘campioni’ della ‘sinistra’ di Palermo “l’avviso di sfratto” è rappresentato dal risultato delle elezioni comunali di Palermo: elezioni ‘particolari’, certo, con tanti verbali ‘ballerini’: ma elezioni pur sempre significative: la lista dei ‘Democratici e Popolari’ – dove c’era un bel ‘pezzo’ del PD – senza i voti degli alfaniani, non avrebbe raggiunto il 5%…
Certo, ora il collegio ingloba Palermo e provincia: i voti che non ci sono più nel capoluogo dell’Isola potrebbero essere recuperati in provincia.
Sarà così? Non è detto. Perché la lista di Claudio Fava è pronta a fare incetta di voti di sinistra a Palermo, in provincia di Palermo e nel resto della Sicilia. Perché Renzi non infastidisce solo gli elettori della sinistra di Palermo: infastidisce tutti gli elettori di sinistra della Sicilia che, in queste elezioni, hanno nella lista ‘Cento passi’ un’alternativa al PD.
Questo, lo ribadiamo, spiega il nervosismo dei dirigenti del PD, se è vero che, appena qualche giorno fa, l’assessore Cracolici ha addirittura trovato i soldi per pagare gli aumenti a quegli operai della Forestale che, la scorsa estate, per mancanza di soldi, ha avviato al lavoro a giugno inoltrato e non ad aprile…
Che effetti avrà questo nervosismo sulle elezioni? A Palermo gli effetti sulla gestione dei seggi potrebbero essere imprevedibili. Già i palermitani sanno che cosa è successo nei seggi elettorali per le elezioni comunali dello scorso 11 giugno: caos totale, verbali ‘ballerini’, se non incomprensibili e via continuando (QUI POTETE LEGGERE SEI ARTICOLI DOVE SI RACCONTA QUELLO CHE E’ SUCCESSO NEI SEGGI: TUTTI FATTI DOCUMENTATI).
Ciò significa che, a Palermo, i grillini dovranno essere super organizzati nei seggi, perché come abbiamo cercato di raccontare, tutto il ‘sistema politico siciliano’ è contro di loro.
Un ruolo importante dovrà essere svolto dai rappresentanti di lista, che dovranno evitare di commettere errori: su questo punto torneremo in un articolo più dettagliato domani.
A questo punto i nostri lettori ci chiederanno: e le vostre previsioni? Facciamo nostre le parole del leader dei grillini, di Luigi Di Maio:
“Da soli non ce la facciamo contro tutte queste bugie. Adotatte un astensionista e portatelo al seggio”.
Per dirla in parole semplici, se a votare andrà il 48-50% dei siciliani, com’è accaduto cinque anni fa, per i grillini sarà dura. Ma se i siciliani ritroveranno l’orgoglio e andranno a votare, ebbene, allora Musumeci e la vecchia politica siciliana – di centrodestra e di centrosinistra – inizierà a tremare.
E tremeranno anche i vecchi partiti, perché più saranno gli elettori che andranno alle urne, più voti ci vorranno per superare lo sbarramento del 5%. E allora…
Foto tratta da maredolce.com
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Se l'analisi dal punto di vista politico è sicuramente condivisibile, non lo è quella dei numeri. L'analisi delle percentuali dei voti non tiene conto dei flussi che dalle scorse elezioni (2012) ad oggi si sono succeduti. E' quindi profondamente errato sommare i voti di Miccichè ( ex Grande Sud) con quelli di Musumeci (ex Nello Musumeci Presidente ). Potrei portare addirittura centinai di motivi a supporto della mia analisi. Evitando di addentrarmi in spiegazioni matematiche/ statistiche, per fare comprendere ai lettori con buona facilità di chiarezza, partiamo dal fatto che dei voti dell'ex Grande Sud (circa 115.000) Miccichè ne può disporre meno del 4%. Basti pensare che i portatori d'acqua di quella lista ( Tamajo, Cimino, Lantieri) sono oggi candidati per la sinistra di Micari. Altri flussi sono avvenuti e riguardano l'area del cosiddetto centro(UDC, AP, Autonomisti, Popolari,) che storicamente ha un peso di circa 600.000 elettori dell'era post Cuffaro. In breve per non tediare il lettore Musumeci non supererà nelle migliori ipotesi il 32% di voti e Cancelleri che quasi raddoppierà( una enormità!) i voti del 2012 non andrà oltre il 30%. Il fatto è che tranne il PD, FI, Centopassi e Cinque Stelle tutte le altre liste sono a rischio sbarramento. Tutto dipenderà da accordi trasversali che in queste ore concitate molti consiglieri delle provincie stanno cercando di mercanteggiare, e dagli atteggiamenti di alcuni ancora influenti stakeholders in salsa siciliota : Crocetta e la lampadina fra tutti, e qualche noto editore. Una certezza sta nell'impossibilità di formare un Governo con una maggioranza di riferimento.