Con molta probabilità, qualche profilo di incostituzionalità, nelle due leggi approvate dal Parlamento siciliano ci sarà. Ma è molto singolare la ‘lettura’ politica di questa storia. E’ il Governo nazionale che ha imposto l’assessore-commissario Baccei alla Sicilia. Ed è tragicomico che, adesso, gli contesti l’operato...
Leggiamo su Live Sicilia che il Governo nazionale avrebbe deciso di impugnare la legge regionale di assestamento di Bilancio e la legge Finanziaria bis, detta anche collegato alla Finanziaria. Si tratta di due leggi ‘benedette’ dall’assessore-commissario della Sicilia, Alessandro Baccei, e approvate dal parlamento siciliano a maggioranza di centrosinistra.
Lo scenario è confuso. Non possiamo fare a meno di notare che un Governo regionale di centrosinistra concorda un percorso politico e legislativo con un Governo nazionale di centrosinistra per poi scoprire che lo stesso Governo nazionale si accinge ad impugnare le due leggi regionali concordate tra Sicilia e Roma!
Forse in Sicilia – in Assemblea regionale siciliana – hanno esagerato un po’, andando al di là degli accordi pattuiti?
Non lo sappiamo. Leggiamo – addirittura! – che i burocrati del Ministero dell’Economia sarebbero diventati persino costituzionalisti!
Sì, il richiamo alla Costituzione ci stupisce. Il Governo nazionale, da quando la Corte Costituzionale ha stabilito che la verifica della costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento siciliano non spetta più all’Ufficio del Commissario dello Stato, ma direttamente dall’esecutivo romano, impugna le leggi per motivazioni politiche, non certo costituzionali.
La recente impugnativa della legge sull’elezione dei vertici delle ex Province siciliane è politica, non certo costituzionale. Ora, invece, Roma torna a parlare di leggi regionali con profili di incostituzionalità: già è un passo avanti…
Tante le contestazioni romane, che ovviamente, in questa fase, non significano nulla: la regione dovrebbe difendere le proprie leggi e l’ultima parola la dovrebbe pronunciare la Corte Costituzionale, non certo il Ministero dell’Economia.
Roma contesta al Parlamento siciliano i fondi per i Consorzi ASI, per i Consorzi di Bonifica (povero onorevole Giovanni Panepinto…), l’istituzione dell’ufficio stampa, i passaggi dei dipendenti, l’acquisizione, da parte della Regione, della struttura sanitaria Santa Teresa di Bagheria (in pratica, un sotterfugio per far pagare ai siciliani i debiti accumulati dagli amministratori giudiziari).
A Roma non piace, poi, l’idea dei fondi con i quali i Comuni dovrebbero smaltire l’amianto (e chi dovrebbe sostenere questi costi se Stato e Regione hanno tagliato i fondi ai Comuni?).
Interessante, anche, la scoperta dell’acqua calda da parte del Ministero dell’Economia: i tecnici di questo Ministero – ma come avranno fatto? sono veramente bravi… – si sono accorti, niente poco di meno, che la regione siciliana dirotta i fondi per gli investimento nella spesa corrente: ma va!
Che dire di ‘sta sceneggiata?
Il primo dato politico è che il Governo nazionale se la canta e se la suona. Manda in Sicilia un commissario per la gestione economica e finanziaria della Regione – l’assessore Baccei – e poi ne contesta le scelte…
Il secondo dato – che è un retropensiero – è: non è che, con questa sceneggiata, sotto otto, Roma conta di scippare un altro po’ di soldi alla Regione siciliana, magari non erogando somme dovute?
Terza considerazione. Qualche elemento di incostituzionalità, nelle due leggi regionali, c’è. Per esempio, i soldi facili di qua e di là.
Ma la Segreteria generale del Parlamento siciliano aveva avvertito la presidenza dell’Ars del pericolo impugnativa?
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Che siete nella cacca fino al collo.
Evidentemente ritengono di non avervi abbastanza spremuti e vogliono altro ancora.
Vi vedono, nonostante le vostre timide proteste, come servi psicologici e, questa pantomima dell'ingerenza nei vostri affari, sarà sempre più pressante.
Quando ve li scrollerete di dosso sarà troppo tardi.
Sapete dov'è l'alternativa e l'unica speranza(e non soltanto per voi)!!!!!
Il Movimento 5stelle