L’indiscrezione ha una certa fondatezza. A quanto pare, Crocetta, che avrebbe voluto essere candidato anche nel collegio di Catania, sarebbe stato ‘stoppato’. Insomma: se quella andata in scena a Messina è una recita, il presidente della Regione avrebbe restituito pan per focaccia a Leoluca Orlando che gli ha scippato la lista del Megafono e a chi ha ‘stoppato’ la sua candidatura nel collegio di Catania
Il TAR Sicilia, sezione di Catania, ha respinto il ricorso presentato dal presidente della Regione uscente, Rosario Crocetta, che aveva chiesto la riammissione della lista “Arcipelago Sicilia – Micari presidente”. Questo è quello che appare. Ma le cose stanno veramente così?
La verità, in questa storia, la conoscono solo il presidente della Regione Crocetta e chi era stato incaricato di presentare la lista capeggiata dallo stesso governatore, ovvero Davide Siracusano.
Un fatto è certo: il presentatore della lista, si legge nel Giornale di Sicilia on line, non era presente “in Tribunale, alla scadenza dei termini per la presentazione dei documenti: le 16 del 6 ottobre. I giudici spiegano che alle 16 erano state depositate soltanto due dichiarazioni di accettazione della candidatura e due certificati degli stessi due candidati. Nessuna traccia, fino a quel momento, né della lista né dei documenti che l’avrebbero dovuta accompagnare e che sono elencati nella norma regionale che regola le consultazioni elettorali in Sicilia”.
La domanda è: il presentatore della lista si è dimenticato della scadenza? O, sotto sotto, è stato lo stesso Crocetta a chiamarsi ‘gesuiticamente’ fuori dalla competizione elettorale?
I dubbi sono legittimi. Riassumiamo i fatti.
Il rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari, è il candidato alla presidenza della Regione siciliana del segretario nazionale del PD, Matteo Renzi, e del sindaco di Leoluca Orlando. Per mesi e mesi Orlando – che è anche presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione nazionale dei Comuni Italiani) – ha lasciato credere di avere alle spalle una lista forte fatta da sindaci e amministratori comunali di tutta la Sicilia: la fantomatica ‘lista dei territori’.
Qualche giorno prima della presentazione delle liste, quando è stato costretto a scoprire le carte, è venuto fuori che Orlando aveva solo candidati nel collegio di Palermo. E le altre otto province? Nulla.
A questo punto il PD siciliano e Orlando hanno chiesto a Crocetta e al senatore Giuseppe Lumia (alleato storico del presidente della Regione uscente) di eliminare la lista del Megafono (che era stata messa a punto proprio da Crocetta e Lumia) e di far confluire i candidati nella già citata lista “Arcipelago Sicilia – Micari presidente”.
Crocetta non ne voleva sapere. Poi, a quanto pare, sarebbe intervenuto Renzi. Che avrebbe convinto il presidente della Regione uscente (e Lumia) a ritirare la lista del Megafono.
In cambio di che? Questo non lo sappiamo.
A questo punto c’è un altro retroscena. Sembrerebbe che Crocetta avrebbe dovuto essere candidato, oltre che nel collegio di Messina, anche in quello di Catania. Da dalla Città Etnea sarebbe arrivato il veto: della serie, Crocetta qui non lo vogliamo in lista…
E così è stato. Crocetta che, lo ricordiamo, era partito per ricandidarsi alla presidenza della Regione (per quasi un mese in Sicilia c’erano già i manifesti elettorali con la foto di Crocetta e lo slogan ‘La Sicilia ai Siciliani’) è stato convinto da Renzi a ritirare la propria candidatura in favore di Micari.
Poi – come già accennato – Micari e Orlando, che non sono stati nemmeno capaci di trovare i candidati per la lista “Arcipelago Sicilia – Micari presidente”, tramite Renzi, hanno costretto Crocetta a ritirare la lista del Megafono e si sono portati i candidati nella loro lista.
Crocetta avrebbe dovuto essere candidato solo nella lista (non sua) di Messina, visto che l’avrebbero ‘stoppato’ anche a Catania.
Da qui l’indiscrezione stando alla quale Crocetta avrebbe fatto il seguente ragionamento:
“Dopo tutto quello che mi hanno fatto dovrei mettere la mia faccia nel collegio di Messina per aiutare Micari e Orlando? Sapete che vi dico? Ciao…”.
Insomma, sarebbe stato lo stesso Crocetta a creare le condizioni per lasciare fuori la lista “Arcipelago Sicilia – Micari presidente”? Lo ribadiamo: a questa domanda possono rispondere solo Crocetta e il presentatore della lista.
Però è bello pensare che il presidente della Regione ha lasciato senza ‘pesce stocco alla messinese’ Leoluca Orlando e Fabrizio Micari (per la cronaca, si tratta di uno dei più noti piatti della Città dello Stretto).
Tra l’altro, c’è un altro particolare che ce lo fa pensare: il fatto che qualche giorno fa il presidente Crocetta ha commissariato le tre Città metropolitane della Sicilia: Palermo, Catania e Messina.
“Un atto dovuto”, ha precisato il governatore dell’Isola.
E’ noto che l’Ars ha approvato qualche mese fa una legge che ha sostanzialmente cambiato la precedente legge regionale sulle Province, la legge che ha istituito le già citate Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i sei Consorzi di Comuni.
Con l’ormai vecchia (e fallimentare) riforma delle Province – che recepiva la fallimentare legge nazionale Delrio – i sindaci di Palermo, Catania e Messina diventano automaticamente sindaci metropolitani senza passare dalle urne. Una legge tipicamente renziana, che calpesta la democrazia.
La legge approvata qualche mese fa dal Parlamento siciliano, invece, alla faccia di Renzi e di Delrio, ripristina la democrazia, introducendo l’elezione diretta dei presidenti della nove ex Province siciliane: e, cioè, l’elezione diretta dei presidenti delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei sei Consorzi di Comuni.
Certo, il Governo nazionale – grazie a una discutibile ordinanza della Corte Costituzionale che ha sostanzialmente eliminato la verifica della costituzionalità delle leggi regionali da parte dell’Ufficio del Commissario dello Stato – potrebbe impugnare la legge regionale.
Ma Leoluca Orlando, Enzo Bianco (sindaco di Catania) e Renato Accorinti (sindaco di Messina) non rientrerebbero, perché la legge regionale resterebbe in vigore fino alla pronuncia della Corte Costituzionale.
Della serie: in caso di impugnativa il presidente Crocetta difenderebbe la legge regionale davanti alla Consulta.
Morale: Orlando e Micari sono rimasti senza ‘pesce stocco alla messinese’, ma il sindaco di Palermo ha perso pure la poltrona di sindaco della Città metropolitana di Palermo…