Ormai siamo al ridicolo. Per giustificare una nomina illegittima del direttore generale, Francesco Carmelo Vazzana, si esibiscono documenti incompleti, ‘dimenticando’ i riferimenti legislativi corretti! Ma possibile che non ci sia una sola ‘autorità’ in grado di mettere la parola fine a questa incredibile vicenda? La verità è che l’ARPA Sicilia, invece di occuparsi della tutela del territorio siciliano, produce atti amministrativi illegittimi. Le responsabilità politiche del leader di Sicilia Futura, Salvatore ‘Totò’ Cardinale, e dell’assessore regionale, Maurizio Croce
Quello che continua a succedere negli uffici dell’ARPA Sicilia è veramente incredibile! Di scena le contestate nomine ai vertici dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente, con particolare riferimento a quella del direttore generale, Francesco Carmelo Vazzana, che ne ha combinate un’altra delle sue.
Com’è noto, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars ha presentato una mozione che, se fosse stata esaminata e approvata dal Parlamento siciliano, avrebbe impegnato il Governo della Regione a revocare la nomina di questo personaggio perché illegittima. La mozione, neanche a dirlo, non è stata nemmeno presa in considerazione dall’assemblea di Sala d’Ercole.
I grillini non si sono dati per vinti e hanno presentato un esposto all’Autorità nazionale Anticorruzione, alla magistratura e alla Corte dei Conti. Per tutta risposta, il direttore generale dell’ARPA, bontà sua, ha ‘sistemato le carte’ relative alla sua nomina. o, almeno, è quello che crede di aver fatto. perché, in realtà, ha solo peggiorato la sua situazione.
Credeteci: quello che leggiamo è semplicemente incredibile. Il direttore Vazzana presenta una dichiarazione nella quale spiega che il suo incarico non presenta profili di illegittimità. E lo fa con un modulo che non è quello utilizzato dagli uffici della Regione siciliana!
I lettori si chiederanno: possibile? Sì, possibile.
Nel modello che si utilizza negli uffici della Regione siciliana il soggetto chiamato a illustrare i passaggi amministrativi della propria nomina certifica di non trovarsi “in alcuna delle cause di inconferibilità dell’incarico di cui al decreto legislativo 8 aprile 2013 n. 39”. Con riferimento agli articoli 2, 4, 7, 9,11,12,13 del già citato decreto legislativo n. 39 del 2013.
Bene, cosa fa invece il dottor Vazzana? Presenta, come già accennato, la propria documentazione in un modulo diverso da quello che si utilizza negli uffici della Regione e, nel ‘nuovo’ modulo, dice di “non trovarsi in alcuna delle situazioni di inconferibilità di incarichi” previste dagli articoli 3,4 e 7 del decreto legislativo n. 39 del 2013.
Vazzana, insomma, dimentica gli altri articoli (9, 11, 12, 13) del decreto legislativo n. 39 del 2013.
Dimentica, in particolare, l’articolo 9 del decreto legislativo n. 39 del 2013 che così recita:
“Art. 9 Incompatibilita’ tra incarichi e cariche in enti di diritto
privato regolati o finanziati nonché tra gli stessi incarichi
e le attivita’ professionali
1. Gli incarichi amministrativi di vertice e gli incarichi
dirigenziali, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni,
che comportano poteri di vigilanza o controllo sulle attività svolte
dagli enti di diritto privato regolati o finanziati
dall’amministrazione che conferisce l’incarico, sono incompatibili
con l’assunzione e il mantenimento, nel corso dell’incarico, di
incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati
dall’amministrazione o ente pubblico che conferisce l’incarico.
2. Gli incarichi amministrativi di vertice e gli incarichi
dirigenziali, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni,
gli incarichi di amministratore negli enti pubblici e di presidente e
amministratore delegato negli enti di diritto privato in controllo
pubblico sono incompatibili con lo svolgimento in proprio, da parte
del soggetto incaricato, di un’attività professionale, se questa e’
regolata, finanziata o comunque retribuita dall’amministrazione o
ente che conferisce l’incarico”.
Non si tratta di un passaggio secondario.
I parlamentari grillini dell’Ars, come già ricordato, hanno presentato un esposto nel quale si mette in evidenza che Vazzana, nominato dall’assessore regionale all’Ambiente, Maurizio Croce, non possiede i requisiti per ricoprire l’incarico di direttore generale, in quanto non è stato direttore tecnico o amministrativo per cinque anni nell’ultimo decennio.
“Le stesse attività curriculari svolte da Vezzana attraverso la società pH3 Engineering Srl, nella qualità di amministratore unico – si legge nell’esposto – sono cosa ben diversa e distinta dal ruolo di ‘Direttore Tecnico o Amministrativo’ richiesto per la nomina dalla normativa, ed inoltre non asseverano il requisito richiesto di ‘possedere una comprovata esperienza in materia di protezione ambientale’, in quanto le attività della società a fini di lucro pH3 Engineering Srl, di cui il dottor Vazzana è proprietario, sono state poste in essere unicamente per produrre utili societari e non già per il perseguimento della ‘Protezione Ambientale’”.
Prima dell’esposto c’è la già citata mozione degli stessi grillini – che agli atti del Parlamento siciliano – nella quale si evidenza il palese conflitto d’interesse in cui il dirigente viene a trovarsi a causa della sua società, alla quale sono state affidate prestazioni dalla Regione negli ultimi due anni e anche in considerazione che le attività professionali ed economiche attuali e future della srl pH3 sono soggette all’esercizio del controllo da parte della Regione e della stessa ARPA Sicilia.
Di fatto, in questa storia, documenti alla mano, gli stessi vertici dell’ARPA Sicilia mettono in evidenza incompatibilità e inconferibilità!
Ci chiediamo e chiediamo: com’è possibile che nessuna ‘autorità’ si sia accorta di fatti e atti che non sono certo secondari!
E importante ricordare che l’ARPA Sicilia dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nella nostra Isola che, di fatto, da quando è stata istituita – anno di grazia 1992 – non ha mai esercitato.
Sono di questi giorni le polemiche, che vanno avanti da anni, sul torrente Nocella, tra Partinico, Trappeto e Terrasini.
E, ancora, l’inquinamento di Gela e di Milazzo. Per non parlare di Melilli, piccolo centro del Siracusano, dove l’inquinamento ha avvelenano flora e fauna. E dove le persone morte non si contano più. Anzi, per essere precisi, le conta ogni domenica, durante la santa Messa un sacerdote, don Palmiro Prisutto, unica ‘autorità’ che si occupa di questa vergogna (COME POTETE LEGGERE QUI).
Di tutti questi problemi avrebbe dovuto occuparsi l’ARPA Sicilia, che è ormai conosciuta come l’Agenzia del “tutto va bene”, “tutto è a posto”, “non ci sono problemi”.
Non ci sono mai problemi, per i signori dell’ARPA Sicilia: non ci sono mai stati problemi nell’area industriale di Siracusa, tra Melilli e Priolo; non ci sono mai stati problemi a Gela; non ci sono mai stati problemi a Milazzo; non ci sono ami stati problemi nella Valle del Mela, nel Messinese.
I malati aumentano, i morti pure, ma tutto va bene”
E non parliamo degli incendi. Il fuoco, in Sicilia, non fa mai danni. L’incendio della raffineria di Milazzo, l’incendio della discarica di Bellolampo, a Palermo (agosto 2012); gli incendi dei centri di compostaggio che si sono susseguiti la scorsa estate nella nostra Isola. Tutto fuoco purificatore, a quanto pare: nessun danno!
Ci chiediamo a cosa serve un’ARPA che opera così: e la spiegazione, forse, la fornisce la nomina del direttore generale, Vazzana, espressione piena del sistema di potere di Sicilia Futura (bel futuro, no?) di Salvatore Totò Cardinale da Mussomeli, se è vero che l’assessore regionale al Territorio e Ambiente – branca dell’amministrazione regionale alla quale fa capo l’ARPA Sicilia – il già citato Maurizio Croce fa capo proprio alla formazione politica capeggiata da Cardinale.
Vergogne, su vergogne su vergogne, la gestione dell’ARPA da parte del Governo regionale uscente di centrosinistra. Che deve godere di appoggi altolocati se persino nomine così assurde e palesemente illegittime passano sotto silenzio!
Per chiudere: la volete sapere qual è la cosa assurda di tutta questa storia? Che per pagare l’ARPA Sicilia – di fatto un ‘carrozzone’ inutile – che costa la bellezza di 30 milioni di euro all’anno, si tolgono questi soldi agli ospedali pubblici della Sicilia!
Sì, avete letto benissimo: per tenere in piedi questa ‘barracca’ – che invece di tutelare il territorio siciliano produce atti amministrativi illegittimi – si tolgono 30 milioni di euro all’anno ai Pronto Soccorso e, in generale, alla sanità pubblica siciliana.
Chiediamo agli elettori siciliani: ma veramente queste persone volete continuare a votare?
Guardate che questa storia dell’ARPA va avanti dagli anni ’90 del secolo passato. Alla gestione di questa Agenzia – che, lo ribadiamo, dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo! – si sono alternati centrodestra e centrosinistra con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, da Priolo a Melilli, da Gela a Milazzo, fino ad arrivare agli incendi della scorsa estate.
Ancora con questi ‘banditi’ dobbiamo andare avanti?
Ci rivolgiamo anche a quelli che non vorrebbero andare a votare: attenti, perché non andando a votare aiutate solo chi, fino ad oggi, con l’ARPA e non soltanto con l’ARPA, ha fatto solo i propri comodi!
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