A fissare in maniera indelebile i contorni del modo di intendere la politica del segretario regionale del PD siciliano, Fausto Raciti, ci pensa il quotidiano La Sicilia che pubblica una serie di intercettazioni in cui il Nostro, parlando al telefono con uno dei suoi grandi sponsor, Mirello Crisafulli, si vanta di avere a disposizione il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Il dirigente nazionale del PD, Angelo Argento, ne chiede le dimissioni….
Eccolo qua: il giovane segretario del PD siciliano, Fausto Raciti, l’esemplificazione plastica di come certe vecchie idee utilizzino le gambe dei trentenni e dei quarantenni per auto conservarsi, di come la giovane età non sia necessariamente sinonimo di rinnovamento. Nel suo caso, non è proprio una novità: gli anni che lo hanno visto a capo del PD siciliano sono stati tra i più oscuri per questo partito: votato al consociativismo, lontanissimo dalle rivendicazioni del mondo del lavoro, gran frequentatore dei ‘salotti buoni’, è colui il quale, per ricordarne solo una, ha aperto le porte del partito ad un esercito di transfughi arrivati da ogni dove. Per non parlare del suo appoggio al governo Crocetta e all’assessore- commissario all’Economia, Alessandro Baccei, inviato in Sicilia per fare gli interessi del governo nazionale.
Ma a fissare in maniera indelebile i contorni del suo modo di intendere la politica ci pensa il quotidiano La Sicilia che pubblica una serie di intercettazioni in cui il Nostro, parlando al telefono con uno dei suoi grandi sponsor, Mirello Crisafulli, si vanta di avere a disposizione il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
“Raciti, secondo la ricostruzione della Gdf, si rende disponibile a fungere da intermediario con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al fine di ottenere una ispezione ministeriale presso la Procura di Enna”. Dove c’era un magistrato non gradito a Crisafulli che stava indagando sulla vicenda dei corsi di lingua rumena per i test d’ingresso in Medicina.
“Al procuratore nemico – riporta La Sicilia – deve «arrivare un messaggio», dice il ras ennese del PD. E il segretario regionale «sembra accondiscendere – si legge nell’informativa – alla richiesta che appare finalizzata ad ostacolare il normale svolgimento dell’attività in investigativa”.
L’ispezione auspicata da Crisafulli non c’è stata. Restano le parole e la disponibilità di Raciti che forse avrebbero fatto meno scalpore se a pronunciarle fosse stato un vecchio politico della DC non perché meno gravi, ma perché quello era il modo di intendere istituzioni e politica.
Che succede ora? Al momento, nulla. I giornali ‘amici’ faranno finta di nulla, i suoi accoliti crocifiggeranno il giornale che ha dato la notizia. Non è così per il dirigente nazionale del PD Angelo Argento (che è di Enna) che ne chiede le dimissioni e che su Facebook accusa “i compagni di Raciti” di usare due pesi e due misure: sbranate gli avversari per molto meno, ora difendete l’indifendibile…