Alla base di questa novità – un nuovo capitolo di una vicenda che va avanti dai tempi del Governo Lombardo – c’è una legge regionale dello scorso anno che sembra sia stata messa a punto per alimentare speranze che potrebbero trasformarsi in illusioni. La nota dello studio legale Fasano e la replica di Adriana Vitale
Non c’è pace per i lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali. Fino a prima dell’avvento del Governo regionale di Raffaele Lombardo lavoravano nel settore delle politiche attive del lavoro. Quando sono cominciati i problemi per la Formazione professionale – grosso modo nel 2009 – sono cominciati i problemi anche per loro. E come i dipendenti della Formazione hanno perso anche loro il lavoro. Oggi sembra che gli ex sportellisti potrebbero tornare a lavorare. Ma…
Ma ecco che, puntuale, arriva una notizia. E’ una nota dello studio legale Fasano. Leggiamola inseme:
“La recente pubblicazione dell’Albo Unico ha reso sgradita sorpresa ad alcuni lavoratori del comparto Formazione professionale siciliana. Dall’oggi al domani, infatti, il loro nominativo è stato depennato dall’elenco unico ad esaurimento dei lavoratori provenienti dai servizi formativi. Tale condotta, resa pubblica dall’Assessorato, è stata adottata palesemente contra legem“.
“Il dato dirimente è il seguente: l’aver svolto, anche un solo giorno di servizio in attività riconducibili alle Politiche attive del lavoro, permette oggi, a tutti i lavoratori del comparto, di pretendere l’iscrizione nel suddetto albo”.
Il riferimento dovrebbe essere all’Albo che dovrebbe raccogliere i nominativi di chi ha svolto – a quanto pare anche solo per un giorno – la propria attività lavorativa nel campo dei servizi attivi per il lavoro.
Da quello che si capisce, alcuni lavoratori della Formazione (oggi in grande difficoltà) risultavano, in un primo omento, in questo Albo di ex sportellisti e adesso sarebbero stati esclusi. Secondo lo studio legale Fasano possono presentare ricorso.
“Il Ministero, del resto – leggiamo sempre nella nota dello studio Fasano – ha chiaramente specificato che le PAL sono volte a promuovere l’inserimento lavorativo di tutti i soggetti che si trovano in una condizione anagrafica compatibile con il lavoro e che ambiscono a lavorare, proteggendo pertanto, la loro posizione all’interno del mercato del lavoro, nonché il loro reddito nei periodi di passaggio da un’occupazione ad un’altra. Sono finalizzate a facilitare e ad attivare l’inserimento lavorativo di tutti coloro che si collocano ai margini del mercato, a fornire un sostegno al reddito dei soggetti in cerca di lavoro oppure ad agevolare la loro uscita dal lavoro. Attività tutte messe in campo dall’esperienza professionale e curriculare dell’odierna istante”.
“Il CCNL della formazione professionale, peraltro leggiamo sempre nella nota – non distingue tra profili e livelli di appartenenza, tra personale addetto ai servizi e agli interventi, in quanto ciascuna figura è funzionale a tali attività, distinte solo per esigenze burocratiche e non funzionali, potendo assolvere o servizi o interventi formativi. L’interpretazione resa dalla Regione, indi, è lesiva del principio di eguaglianza di cui all’art. 3 della nostra Carta Costituzionale, considerato che finirebbe col porre su piani diversi i potenziali aspiranti allo svolgimento di tali attività, costituendo uno strumento restrittivo della possibilità di ottenere un impiego”.
Da qui la possibilità di presentare ricorso.
Che dire? Non siamo tecnici. E non ci permettiamo certo di mettere in discussione le tesi giuridiche di no studio legale.
Abbiamo chiesto un parere ad Adriana Vitale, ex sportellista che, da anni, si batte per riottenere il lavoro.
“Apprendiamo con stupore che alcuni tra gli esclusi dall’elenco unico degli operatori ex Sportelli multifunzionali, a seguito dei controlli effettuati dagli organi preposti, ha presentato ricorso. Se trattasi di errore materiale è sufficiente recarsi al dipartimento e pretendere la correzione. Il ricorrere all’avvocato fa pensare ad altro, fa pensare ad un tentativo di riproposizione dell’Avviso 8 seppellito dai ricorsi. Vale la pena ripercorrere sinteticamente la genesi di questa situazione”.
“Il tutto nasce dall’art. 13 della legge regionale n. 8 del 2016 – dice sempre Adriana Vitale – quando è stata prevista la creazione di detto elenco. Il decreto assessoriale del precedente assessore e della precedente dirigente generale, che ne è seguito, ha messo in campo una delle più palesi ingiustizie operate, non prevedendo un minimo di requisiti sull’effettiva esperienza nei servizi per salvaguardare il personale storico, ma solo per meri interessi politico/sindacali. Ingiustizia non solo nei confronti degli ex operatori ex sportelli multifunzionale e di tutti i lavoratori degli interventi che non hanno avuto questa possibilità pur trovandosi nelle stesse identiche situazioni dei colleghi, ma di chi fisicamente si è battuto per ottenere questa e la successiva norma”.
“Vale la pena ricordare – prosegue sempre l’ex sportellista – che i vecchi enti, non essendoci nell’Avviso 20 la suddivisione delle voci personale e gestione, hanno scaricato economicamente sugli Avvisi 1 e 2 il personale amministrativo e liberare quindi risorse per la gestione. I sindacalisti, che bene conoscevano la vicenda, non solo non l’hanno impedita, ma l’hanno addirittura alimentata, quindi chiunque, anche senza aver fatto un solo giorno di esperienza negli sportelli, ma caricati nella busta paga nella voce sportelli, ha potuto presentare istanza”.
“L’art. 13 della legge regionale n. 8 del 2017 – dice sempre Adriana Vitale – pone rimedio a questa anomalia dell’elenco unico degli operatori ex Sportelli multifunzionali. Per legge si chiede di valorizzare l’esperienza, mentre la legge precedente recita di attingere prioritariamente nell’elenco unico, quindi non a blocco, ma in base all’esigenza dell’amministrazione. Questa frase inserita nel secondo comma ripara da qualsivoglia ricorso”.
“Nell’aria è palese la velata minaccia di ricorsi – sottolinea l’ex sportellista – utile per tentare di condizionare l’amministrazione, oltre la pressione politica in una fase delicata pre-elettorale. Questa misera quanto deleteria guerra tra poveri, alimentata da chi ha voluto questa ingiustizia per evidenti scopi, serve solo a chi pensa di utilizzare il bisogno dei lavoratori per beceri interessi elettorali, non tenendo conto della disperazione di padri e madri di famiglia e, a maggior ragione, nei confronti di chi, con coraggio, forza, determinazione e immani sacrifici ha lottato e ha ottenuto importanti risultati”.
“Abbiamo lottato contro poteri forti – conclude Adriana Vitale – e dobbiamo temere beceri ricattucci di chi pensa di bloccare tutto? Non ci riuscirete, e lo dico a nome di tutti coloro che mai si sono risparmiati per riprendersi la normalità della propria esistenza e di quella delle proprie famiglie. Chi pensa di usare la campagna elettorale per fare forzature tali da bloccare tutto, sappia che non ci riuscirà. La disperazione e la rabbia, dopo tanti sacrifici, può diventare esplosiva”.
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