Non è servita a nulla la presa di posizione dell’Agenzia per i Diritti Umani che aveva esortato la Spagna a rispettare i diritti fondamentali dei catalani. Che, comunque, hanno votato. Domani la resa dei conti, mentre i catalani accusano il Governo di Madrid di “repressione franchista”
Dovevano solo sgomberare i seggi, hanno usato manganelli e pallottole di gomma. La Guardia Civil, la polizia nazionale spagnola, evidentemente su ordine del Governo di Madrid, ha usato le maniere forti per impedire la celebrazione del referendum per l’indipendenza della Catalogna. I feriti, secondo la nota ufficiale del governo di Barcellona, alle 16.30 erano 465. L’ultimo aggiornamento, delle 1930, parla di 761 feriti. Non solo contusioni, ma evidenti ferite che parlano di una violenza che non doveva esserci. Ci sono persone che sono state ricoverate, una è stata sottoposta ad un intervento a un occhio perché colpita da un proiettile di gomma. Non è servita a nulla, dunque, la presa di posizione dell’Agenzia per i Diritti Umani che aveva esortato la Spagna, al di là della validità del referendum, a rispettare i diritti fondamentali dei catalani già violati nei giorni che hanno preceduto questa domenica (leggete qui la nota Onu).
Nonostante ciò, i catalani hanno votato. Si parla di una affluenza del 70% in tutta la regione. Cosa succederà domani è difficile da dire, di certo questa è stata una giornata storica per la Catalogna che, comunque vada, ha già vinto dimostrando la sua tenacia in difesa della democrazia e la sua resistenza assolutamente civile e pacifica.
Le urne si sono chiuse alle 20. Intanto divampa la polemica: il primo ministro Rajoy, va da sé, è nel mirino dei catalani che lo chiamano “codardo” per avere invaso con la polizia una regione pacifica, per essersi dimostrato sordo al grido di libertà (di votare). Ma questo è il minimo: i catalani lo accusano di essere un fascista, un franchista per la precisione.
La sindaca di Barcellona, Ada Colau, ne chiede le dimissioni. Per il governo catalano si tratta di una “repressione franchista“. “Una “vergogna per lo Stato”, ha detto il presidente Carles Puigdemont. Il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, parla di uno scandalo internazionale e di una vergogna per l’Europa.
Già, l’Europa e il suo silenzio assordante. Nemmeno una parola dalle istituzioni dell’Unione europea contro la violenza che ha macchiato le strade catalane. Ma, anche su questo aspetto, dobbiamo aspettare domani, nel senso che non sappiamo se ci sono stati contatti che non sono stati resi pubblici per non creare imbarazzi.
Secondo alcuni giornali ci sarebbero stata qualche telefonata arrivata da singoli stati. Dalla Germania, ad esempio. Angela Merkel avrebbe espresso a Rajoy il suo disappunto per le violenze.
Non sarebbe così strano. Come abbiamo avuto modo di dirvi qui, la diplomazia internazionale, si sta confrontando da tempo con l’ipotesi di una Catalogna indipendente.
Ufficiale, invece, la presa di posizione del presidente della Finlàndia, Sauli Niinistö. Così come quella del presidente sloveno, Miro Cerar, del leader laburista Jeremy Corbyn, del primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon e del leader della sinistra francese, Jean Luc Melanchon. Tutti hanno condannato la violenza ed esortato Madrid ad aprire un negoziato.
Torneremo ad aggiornarvi.
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