I Vescovi siciliani: no al clientelismo e no all’astensionismo

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“La costruzione della casa comune non può diventare appannaggio di gruppi autoreferenziali che pretendono di governare in forza dell’investitura di una parte minoritaria del popolo siciliano”. Appello della Chiesa siciliana agli elettori e ai candidati

 

“La Chiesa siciliana non può non interrogarsi sulle condizioni di vita delle donne e degli uomini della nostra Regione, sulle possibilità di trovare soluzioni ai numerosi bisogni che affliggono la popolazione: la disoccupazione (specie giovanile e femminile), ancora a livelli allarmanti, e poi la questione della formazione professionale, legata all’obbligo scolastico, bloccata sul nascere; oppure quella delle infrastrutture fragili e del dissesto idrogeologico, tanto per citare alcuni esempi. Non è difficile constatare che cresce nei cittadini la delusione per la cosa pubblica insieme a una forte disaffezione per la politica, tanto da indurre molte persone a scegliere la via dell’astensionismo”. E’ quanto si legge, in merito alle elezioni regionali in Sicilia, in un nota diramata dai Vescovi a conclusione della Sessione autunnale della Conferenza Episcopale Siciliana, in chiusura del quinquennio pastorale 2012 – 2017, che si e’ tenuta a Caltagirone, nel catanese.

“In prossimita’ delle elezioni regionali, noi Vescovi di Sicilia sentiamo il dovere di condividere alcune riflessioni alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e di annunciare una parola di speranza – si legge nella nota -. Nessuno può esimersi dalla responsabilità di partecipare fornendo il proprio contributo di idee e di proposte sui temi di maggiore rilevanza politico-amministrativa. La costruzione della casa comune non può diventare appannaggio di gruppi autoreferenziali che pretendono di governare in forza dell’investitura di una parte minoritaria del popolo siciliano”.
“Lo spettro dell’astensione allora non e’ facilmente superabile – scrivono i Vescovi – e assume sempre piu’ i connotati di una lezione da impartire a chi non vuole capire. Con tutto il rispetto per le libere scelte di ciascuno, riteniamo in ogni caso che non si possa andare a votare passivamente, da rassegnati. Per questo intendiamo riproporre a tutti i cittadini siciliani il valore della democrazia partecipativa, alla luce del magistero sociale della Chiesa, con particolare riguardo a un saggio discernimento personale e comunitario dei candidati e dei programmi”.

“Ai candidati – sottolineano i Vescovi – si chiede competenza, correttezza e coerenza morale nell’impegno socio-politico-amministrativo con un netto rifiuto delle varie forme di corruzione e di clientelismo, coerenza etica personale. Riteniamo, infatti, che coloro che hanno responsabilita’ politiche e amministrative debbano avere ‘sommamente a cuore alcune virtù, come il disinteresse personale, la lealtà dei rapporti umani, il rispetto della dignita’ degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari, e magari anche contro chi si definisce impropriamente amico, la fortezza per non cedere al ricatto del potente, la carita’ per assumere come proprie le necessita’ del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi’ (CEI, Educare alla legalita’, n. 16)”.

In merito ai programmi – scrivono ancora i Vescovi – richiamiamo l’esigenza che essi mirino alla costruzione del bene comune, che e’ la “ragion d’essere della autorita’ politica” (Gaudium et Spes, n. 74). Ribadiamo, in proposito, l’opzione preferenziale per i ceti piu’ poveri e per gli ultimi e l’urgenza di interventi promozionali per le periferie abbandonate e degradate, al fine di realizzare condizioni di effettiva uguaglianza in termini di cittadinanza”.

“A tutti i cittadini-elettori della nostra Regione, alle associazioni, ai movimenti, alle organizzazioni operanti nel tessuto sociale e produttivo della nostra Regione – aggiungono i Vescovi – chiediamo di promuovere incontri nel territorio per offrire agli elettori luoghi di confronto con i candidati all’Assemblea Regionale Siciliana e con i candidati alla Presidenza per un confronto sull’istruzione e sulla formazione professionale, sull’accoglienza e integrazione degli immigrati, sul patrimonio turistico e culturale dell’Isola, sul sostegno alla famiglia, sull’inclusione sociale e la lotta alla povertà, sulla gestione della sanità regionale”.

“Auspichiamo una competizione elettorale corretta e leale, attenta ai problemi concreti della nostra gente e non preoccupata del successo di parte e dell’occupazione dei posti di potere – concludono i Vescovi -. La Sicilia non può più aspettare e grava su tutti la responsabilità di elaborare soluzioni praticabili ed efficaci nel superiore interesse dei cittadini e dei poveri e degli ultimi in modo prioritario”. (ITALPRESS)

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  • In effetti la classe politica siciliana ed anche nazionale ha dato il peggiore esempio di comportamento. Si è assistito all'arrembaggio per le poltrone e per gli incarichi, all'arrembaggio per gli emolumenti, all'arrembaggio per i vitalizi. Hanno fatto tutto e di tutti per curare i propri interessi personali ignorando il vero motivo per cui sono stati "eletti" o meglio, "votati" dal popolo. Lo stesso popolo che è stato abbandonato alla mercé del non lavoro, alla mercé della disoccupazione, alla mercé dell'involuzione dello stato Italia.
    Abbiamo visto tutti gli squallidi comportamenti di coloro che, per mero attaccamento alle poltrone ( con relativi cospicui emolumenti), hanno cambiato bandiera e sono passati da uno schieramento politico all'altro, opposto, che, in campagna elettorale, era osteggiato e criticato.
    Dov'è la loro dignità? che cosa racconteranno ai loro nipoti?
    "FITUSI", gridava quella donna davanti la sede del Parlamento, ma io aggiungerei, "FITUSI, MERDOSI, SENZA DIGNITà".

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