Uomini e donne privi di fantasia pensano, errando, che Fabrizio Ferrandelli e ‘I Coraggiosi’ che gli vanno dietro (che sono comunque veramente coraggiosi…) cambino continuamente casacca politica. Non è così: Fabrizio e ‘I Coraggiosi’ si muovono sulla base di un tabellone, simile al celebre gioco del “Monopoli” dove, al posto delle vie, ci sono i partiti politici e i big. L’ultima giocata con i dadi li ha portati dal centrodestra a Renzi, Fabrizio Micari e Leoluca Orlando…
Avete presente il “Monopoli”, il classico gioco da tavolo inventato nei primi del ‘900? Ebbene, per Fabrizio Ferrandelli la politica si fa così: se, giocando a “Monopoli”, i giocatori spostano a turno sul tabellone di gioco la propria pedina in ragione del risultato ottenuto tirando i dadi, la stessa cosa – variazione in più, variazione in meno – fa Fabrizio Ferrandelli che, contrariamente a quello che si può pensare, non sceglie, di volta in volta, i suoi alleati politici, ma lascia decidere ai dadi dove posizionarsi.
Solo chi è privo di fantasia pensa che quella di Ferrandelli sia un volgare e continuo cambio di casacca politica: non è così.
Quello che nessuno sa è che Ferrandelli e ‘I Coraggiosi’ interpretano la politica come un gioco sul modello del “Monopoli”. Dove, però, al posto di “Vicolo Corto”, “Vicolo Stretto”, “Parco della Vittoria” e via continuando ci sono tutti i partiti politici di Palermo e dell’intera Sicilia, i relativi big e i gesuiti del capoluogo dell’Isola che, a corrente alternata, si dividono tra le preghiere e la politica più o meno machiavellica.
Alle ultime elezioni comunali di Palermo, per esempio, Ferrandelli e ‘I Coraggiosi’ hanno tirato i dadi tre volte e, per tre volte, i dadi sono finiti a terra. In questo caso, le scuole di pensiero si dividono: alcuni dicono che la giocata è valida, altri dicono che non è valida. Ferrandelli e ‘I Coraggiosi’ hanno deciso che le giocata, quando i dadi vanno a terra, non è valida.
Così hanno tirato i dadi una quarta volta e sono finiti su “Imprevisti” dove c’era scritto:
“Andate con Gianfranco Miccichè, Totò Cuffaro e Saverio Romano senza passare da via Franz Lehár” (una delle vie dove stanziano i gesuiti panormiti).
Nella primavera del 2012 – e questa è un’altra vicenda che è costata a Fabrizio ignobili polemiche – il nostro ha preso parte alle primarie del centrosinistra che avrebbero designato il candidato sindaco di Palermo. Tutti pensavano – sbagliando clamorosamente – che Fabrizio Ferrandelli (che allora agiva da solo, ‘I Coraggiosi’ sarebbero arrivati a dargli manforte qualche anno dopo) si era candidato contro Rita Borsellino, appoggiato da Antonello Cracolici, Giuseppe Lumia e Raffaele Lombardo. Niente di più falso!
E’ bene dirlo che, anche in quell’occasione, tutto è stato voluto dai dadi: in quel caso Fabrizio tirò una prima volta i dadi e finì sul volto rubicondo di Antonello Cracolici.
Spaventato a morte, decise, in ‘autotutela’, di effettuare un secondo tiro di dadi: e spuntò lo sguardo ieratico di Giuseppe Lumia.
Ancora più intimorito effettuò il terzo tiro beccando, finalmente (così sperava lui) una “probabilità”, dove stava scritto: “Andate a Grammichele tra cavalli e galline…”.
Così Fabrizio si è ritrovato a Grammichele nella tenuta di campagna dell’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo, che lo aspettava con Cracolici & Lumia: insomma, era destino!
Dopo le elezioni comunali di Palermo del 2012, Fabrizio e i suoi dadi lo portarono tra Franco Piro e Mirello Crisafulli, niente meno che da candidato alle elezioni regionali del PD.
Altro colpo di dadi, ed eccolo, dopo essere stato eletto all’Ars grazie all’appoggio di Franco Piro e Mirello Crisafulli, con Davide Faraone, che allora passava per il leader dei renziani siciliani (oggi non è più così perché in Sicilia anche i cani del PD sono renziani).
Poi altre giocate e altri luoghi e altre sponde politiche.
Nel frattempo, ‘affascinati’ dalla politica-“Monopoli” sono arrivati ‘I Coraggiosi’, che oggi aiutano Fabrizio a lanciare i dadi.
Voi non ci crederete: ma l’ultima giocata di Fabrizio e de ‘I Coraggiosi’ è stata soffertissima: infatti hanno dovuto contare tre volte, perché non si capiva se erano finiti nell’UDC di Lorenzo Cesa o con Renzi, Fabrizio Micari e Leoluca Orlando…
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