Se il centrodestra siciliano, alla fine, ha pilotato la ‘Restaurazione’ per far tornare alla ribalta i protagonisti della vittoria del 61 a zero del 2001, è incomprensibile perché lo stesso centrosinistra riproponga, per le elezioni regionali, tutti, ma proprio tutti i protagonisti della sconfitta per 61 a zero! Ma il ‘capolavoro’ lo sta facendo Leoluca Orlando, che sta provando, strumentalizzando ANCI SIcilia e sindaci, a far votare ai siciliani il candidato renziano alla presidenza della Regione!
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato che cosa sta succedendo nel centrodestra siciliano. Dove, all’ombra della candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione, si sta ricompattando tutto il vecchio della politica di questo schieramento politico (QUI L’ARTICOLO SULLA ‘RESTAURAZIONE’ NEL CENTRODESTRA). Forse – ma ancora non ne siamo certi – abbiamo sbagliato solo una ‘casella’: considerare Totò Cuffaro in questa sponda elettorale, se è vero che l’ex presidente della Regione potrebbe non appoggiare Musumeci. Detto questo, non immaginavamo che, nel centrosinistra sta avvenendo la stessa cosa: il ricompattamento di tutti i personaggi in auge dagli anni ’90 del secolo passato e, alcuni, addirittura dagli anni ’80!
Quello che sta succedendo nella politica siciliana, o meglio, nella vecchia politica siciliana è incredibile. Siamo davanti al passato – in alcuni casi, davanti al passato remoto – che si ripresenta e si ripropone.
Ma se nel centrodestra il ritorno al passato può trovare una pallida giustificazione nel fatto che Gianfranco Miccichè e Musumeci stanno cercando di ricostituire l’ormai attempata coalizione che nel 2001 ha sconfitto il centrosinistra con il ‘celebre’ 61 a zero, è semplicemente folle che Renzi e il suo fido Leoluca Orlando stiano riproponendo, di fatto, i personaggi della coalizione di centrosinistra che nel 2001, in Sicilia, ha perso per 61 a zero!
Il primo personaggio di questa stagione fallimentare del centrosinistra siciliano è proprio Orlando. Sindaco di Palermo dal 1985 al 1990, ancora sindaco del capoluogo siciliano dal 1993 al 2000. Candidato, nel 2001 alla presidenza della Regione e sconfitto. Di nuovi sindaco di Palermo dal 2012 ad oggi e rieletto (come lo potete approfondire qui) qualche mese fa, Orlando è stato uno degli artefici della sconfitta del 61 a zero di diciassette anni fa. Sua la sistematica azione di azzeramento della sinistra palermitana e regionale, in buona parte selezionata eliminando chi pensava con la propria testa e ‘valorizzando’ i peggiori (cioè quelli a lui fedeli in eterno: vedi il già citato Cracolici).
Oggi Orlando – coperchio di tulle le pentole della sinistra siciliana – è la lunga mano di Renzi in Sicilia. E’ il sindaco di Palermo che, di fatto, ha commissariato, per conto di Renzi, il PD siciliano. E’ Orlando che, da presidente dell’ANCI Sicilia, ha fatto poco o nulla per il referendum contro le trivelle. Ed è stato sempre lui ad imporre alla stessa ANCI Sicilia un profilo basso in occasione del referendum dello scorso 4 dicembre, quando il 70% dei siciliani ha detto “NO” alle riforme costituzionali di Renzi.
Simbolo dell’inamovibilità del potere nell’Isola, ad Orlando l’attuale segretario nazionale del PD ha affidato non soltanto la gestione del partito in Sicilia, ma anche il compito di trovare il modo per trasformare il dissenso della popolazione siciliana verso Renzi in voti in favore dello stesso Renzi. Si tratta di un’operazione politica di ‘alta chirurgia trasformista’.
E infatti Orlando, utilizzando impropriamente la presidenza dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) sta mettendo su una lista di sindaci in favore del candidato di Renzi alla presidenza della Regione siciliana: Fabrizio Micari.
Schema dell’operazione.
Primo: Renzi deve dire che della Sicilia non si interessa (e già l’ha fatto) per cercare di far dimenticare ai siciliani che Micari è il suo candidato.
Secondo: Renzi, ‘saccheggiando’ le finanze regionali ha mandato in fallimento la stessa Regione e quasi tutti i Comuni. I cittadini siciliani sanno che i soldi della Regione siciliana e dei Comuni se li è presi il Governo Renzi. Orlando, utilizzando i sindaci, deve provare a convincere i siciliani a votare in favore di chi ha fatto fallire i Comuni lasciando i cittadini siciliani senza servizi e con una pressione fiscale locale che è tra le più elevate d’Italia!
Così vi abbiamo presentato, con il loro vero volto, Renzi e Orlando, veri protagonisti di un’ingannevole operazione elettorale ai danni dei cittadini siciliani.
Altri due protagonisti della ‘Restaurazione’ in atto nel centrosinistra siciliano sono Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, entrambi legati a Orlando.
Ieri c’era chi si stupiva che Cracolici ha deciso di candidarsi, per la quinta volta, alle elezioni regionali. “Deputato del Parlamento siciliano dal 2001, ancora lui?”, diceva qualcuno ieri sera.
In realtà, Cracolici, diciassette anni fa, è stato eletto per la prima volta deputato regionale. Ma era già sulla cresta dell’onda ‘morente’ della sinistra siciliana dalla fine degli anni ’80, quando contribuiva, alle elezioni comunali di Palermo del 1990, al dimezzamento secco del PCI del capoluogo siciliano che aveva cambiato da poco nome, trasformandosi in PDS.
Nonostante i pessimi risultati ottenuti dal partito alle citate elezioni del 1990, o forse proprio per questo (la sconfitta della sinistra aveva premiato il democristiano Orlando: quindi bisognava ‘premiare’ gli orlandiani della ‘sinistra’: e tra questi Cracolici), Cracolici diventava uno dei padroni assoluti prima del PDS e poi dei DS di Palermo.
Se fosse dipeso da lui, si sarebbe già candidato alle elezioni regionali del 1996: ma segretario provinciale del partito era Gianfranco Zanna e la candidatura e la relativa elezione toccò a lui. Poco pale: cinque anni dopo Cracolici piomberà in lista e si sbarazzerà proprio di Zanna. E, da allora, nessuno l’ha più fermato.
Tra i protagonisti della sconfitta del 61 a zero, Cracolici, nel 2008, è, insieme con Lumia e Gianfranco Miccichè, il suggeritore e il protagonista del ribaltone di Raffaele Lombardo che, eletto presidente della Regione siciliana del centrodestra con quasi il 70% dei voti di lista, manda opposizione chi ha vinto le elezioni (il centrodestra) e governa con chi ha perso le elezioni (il PD).
Cracolici, ad inizio legislatura, tenta di farsi eleggere presidente dell’Ars: ma ‘toppa’. Prova ad acciuffare la candidatura alle elezioni europee. Ma a Roma lo bloccano. Fa il diavolo a quattro fino a quando Crocetta non lo nomina assessore all’Agricoltura dove si distingue per la gestione dei fondi europei all’insegna del potere.
‘Bastonato’ dalla Corte dei Conti, Cracolici ora si ripresenta alle elezioni. E lo fa da assessore all’Agricoltura che gestisce i fondi del Piano di Sviluppo Rurale (PSR). Vecchia politica di quella ‘pesante’.
Ma questa è, oggi, la ‘sinistra’ in Sicilia: niente acqua pubblica, niente battaglie sociali contro il MUOS di Niscemi, sì al Renzi e al renzismo e addio al partito dei lavoratori…
Poi c’è Lumia. venuto alla ribalta con la Rete di Orlando alla fine degli anni ’80, Lumia è passato, armi e bagagli, nelle varie fasi dell’ex PCI utilizzando in modo strumentale l’antimafia.
Ineguagliabile ‘Professionista dell’Antimafia’, uomo politico di potere a trecentosessanta gradi, già dieci anni fa o forse più – erano i tempi della segreteria di Walter Veltroni – aveva alle spalle tre legislature e doveva lasciare. Ma trovarono una scusa – la solita antimafia – per riconfermarlo parlamentare nazionale in deroga.
Cinque anni fa era fuori dal Parlamento nazionale. Ma si è salvato grazie al Megafono, la sigla inventata con Crocetta Lumia grazie alla quale o stesso Lumia è riuscito a farsi eleggere senatore.
E oggi? Non ci crederete ma Lumia è ancora in piedi. E sapete perché? Perché è lui che, in queste ore, sta convincendo Crocetta a ritirare la propria ricandidatura alla presidenza della Regione per appoggiare il candidato di Renzi e di Orlando, il già citato Fabrizio Micari.
Lumia e Crocetta dovrebbero mettere su una lista alle elezioni regionali in sostegno di Micari. Che cosa ci guadagnerebbe Crocetta non l’abbiamo capito: forse il seggio all’Ars, ammesso che tale lista – cosa molto improbabile – superi il 5%. Ci vorranno da 130 a 150 mila voti, considerando una partecipazione al voto che oscillerebbe dal 50 al 55%.
Lumia e Crocetta che fanno una lista e prendono il 5%? Mah… Una cosa comunque l’abbiamo chiara: ‘qualcosa’ per Lumia ci sarà di certo: non è tipo che lavora per la gloria…
Ovviamente, anche Lumia è un protagonista della sconfitta del 61 a zero.
Poi c’è Bruno Marziano: presidente, per dieci anni, della Provincia di Siracusa tra gli anni ’80 e ’90, esponente di quella CGIL che nella provincia Aretusea ha sempre difeso l’industrializzazione ‘selvaggia’: industrie altamente inquinanti che hanno creato più ‘morti & feriti’ che posti di lavoro. Anche Marziano, deputato dell’Ars non sappiamo più da quante legislature, sembra si ripresenti: e se Cracolici gestisce il PSR, lui, Marziano, gestisce i fondi della Formazione professionale: vecchia politica che più vecchia non si può.
Poi c’è la CGIL di Catania, che oggi cinque anni spedisce all’Ars uno dei componenti di una famiglia della sinistra etnea. Non sappiamo a chi toccherà stavolta, ma ci hanno garantito che non che non cambierà nulla…
Poi ci sono i bersaniani di Articolo 1 MDP. In queste ore fanno parte della sinistra ‘alternativa’ al PD. Chi sono? Altri protagonisti della sconfitta per 61 a zero. Tra questi c’è l’ex presidente della Regione, Angelo Capodicasa. E, in assoluto, il politico con alle spalle più legislature in Sicilia: tre o quattro legislature all’Ars e altrettante a Roma. Sarà ricandidato? Non sappiamo.
Tra i bersaniani ci sono, poi, altri ex deputati nazionali e regionali della sinistra. E c’è anche la parlamentare uscente, Mariella Maggio. E’ la presidente della commissione Ambiente dell’Ars. Ruolo che ha interpretato da donna di ‘sinistra’: infatti è anche grazie a lei se, oggi, la gestione dell’acqua, in Sicilia, è rimasta nelle salde mani dei privati.
Grande Mariella Maggio…
Un capitolo a parte merita Claudio Fava, scelto ieri quale candidato alla presidenza della Regione della sinistra alternativa al PD.
Anche Fava è un politico venuto alla ribalta ai tempi della Rete di Orlando. Candidato a sindaco di Catania nel 1993 e battuto da Enzo Bianco, da allora ad oggi Fava ha militato, quasi sempre da parlamentare – europeo e nazionale – nelle file degli eredi del PCI. Non si sa come e perché, ma un posto l’ha trovato sempre.
Che cosa abbia Fava di ‘alternativo’ al PD è difficilissimo capirlo. Cinque anni fa è stato candidato della sinistra ‘alternativa’ a Crocetta. Ma si è ritirato perché – così è stato detto – non aveva la residenza in Sicilia. Superfluo aggiungere che è stato proprio grazie al suo ritiro che Crocetta è stato eletto presidente della Regione.
Dopo di che, alle elezioni politiche del 2013, Fava è stato rieletto al Parlamento nazionale nella lista di SEL di Vendola, con i voti del PD. Ha ricoperto il ruolo di vice presidente della più inutile commissione Antimafia nella storia del Parlamento nazionale italiano.
E’ la commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che qualche anno fa è venuta in Sicilia e che, invece di ascoltare le ragioni di chi criticava la gestione della Sezione delle misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo, ha difeso, di fatto, chi la presiedeva, la dottoressa Silvana Saguto.
Due politici di grande ‘intuito’, Rosy Bindi e Claudio Fava, ‘unici’ nel capire quello che era successo e che stava succedendo nell’ormai ex ‘regno’ della dottoressa Saguto… Il resto è storia dei nostri giorni.
Che cosa abbia a che fare un personaggio come Fava con i tanti movimenti di sinistra che in questi ultimi mesi si sono riuniti per costruire, in Sicilia, un’alternativa a Renzi, a Crocetta, a Lumia, al PD e agli inciuci trasformistici di Leoluca Orlando non lo riusciamo a capire.
Certo, vedere chi in questi mesi – tanti ragazzi, tanti giovani, tante associazioni, tanta gente della sinistra genuina che, magari, da anni non va a votare perché nauseate dal renzismo e dal crocettismo – ‘guidati’ da Fava in compagnia di Capodicasa e di ex parlamentari ed ex assessori dei Governo Lombardo fa un certo effetto. Ma questa è la ‘sinistra’ siciliana: vecchio e nuovo a braccetto…
Riusciranno Fava e compagni a mantenere a sinistra la barra del timone opreparano qualche ‘scherzetto’?
Forse dovremmo chiederlo a Ottavio Navarra, che era il candidato di questa sinistra alla guida della Sicilia e che, improvvisamente, ha ceduto il posto a Fava. Chissà cos’è saltato in testa a Navarra. Non è facile capirlo: Ottavio Navarra è un intellettuale, gestisce persino una libreria e, magari, per dirla con Stéphane Mallarmé, “ha letto tutti i libri…”.
P.S.
Ah, dimenticavamo: nella ‘sinistra’ siciliana di oggi c’è anche il Ministro Angelino Alfano. Lui e, forse, altri due o tre dei suoi, non di più. Alleanza Popolare – il partito del Ministro – si è ormai svuotato. Stanno passando tutti nel centrodestra, ad eccezione di chi nel centrodestra non può tornare. Un bell’acquisto, Alfano, per la sinistra siciliana, no?
“Alfano come alleato va bene in Sicilia, a Roma no”, dicono al PD nazionale.
Della serie: cari Orlando e PD siciliano, ‘chiancitivillu vuautri’…