Le cifre fatte circolare ad arte sulla rete da servi e personaggi in malafede sono del tutto lontane dalla realtà. Per amor di verità la cifra della mia pensione è pari a meno di un terzo dei 17mila euro messi in giro in modo malevolo. Tanto devo ai lettori di questo blog e ai miei possibili elettori
“La merda non si tocca”. Questa fu la netta risposta che il grande impresario musicale e finanziatore di Balletti russi Sergej Djaghilev dette a Igor Strawinskij che gli chiedeva consigli sul come comportarsi nei confronti di un critico suo malevolo detrattore in mala fede.
Mi atterrò scrupolosamente a questo saggio consiglio e non replicherò a quanti, temo ancora pochi, in proprio o in nome di qualcuno, in mancanza di argomenti con cui sporcare la sincerità della mia candidatura, la serietà del mio programma politico e la mia storia personale, si accaniscono contro la mia pensione definita “d’oro”.
A questi miserabili, e ai loro “mi piace” rosi dall’invidia e schiavi della loro mediocrità e meschinità, dico solo questo: a fronte del mio lavoro, svolto alla Regione e in tutta la Sicilia come rappresentante della Regione stessa, che lascio giudicare a chi ne sa qualcosa, e alle relative responsabilità, l’importo della mia pensione è inadeguato. E comunque si tratta di un importo che è di un terzo inferiore ai numeri folli che stanno circolando. A questo riguardo, quando gli altri candidati lo vorranno, sono pronto a confrontare la mia dichiarazione dei redditi con le loro.
Nessuno deve mai dimenticare che il sistema corruttivo della politica regionale ha sempre esteso agli incapaci e immeritevoli ciò che andava riconosciuto soltanto al merito vero. Sistema che mi ha costretto a condividere quel trattamento che, se per me è inadeguato ai miei meriti e alle mie responsabilità per tanti è, invece, più di una vincita alla lotteria, con nani ballerine, assoldati all’esterno dell’amministrazione.
Un’ultima cosa. Dei trent’anni di servizio nell’amministrazione regionale, ben 14 li ho svolti con la qualifica di direttore generale, conseguita nel 1988, all’età di soli 43 anni. Entrando a far parte di un ruolo stabile, non un tapis roulant, come è adesso, di una elite che ha servito sempre fedelmente la Regione, tenendo sempre la barra al centro nella navigazione amministrativa resa difficile da governanti improvvisati troppo spesso ignoranti, corrotti, imbecilli e collusi.
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Mi permetta, signor Busalacchi,
io sono estraneo alle vostre querelles, per i più ovvi e anagrafici motivi.
Ma lei usa toni duri e pesanti, e quello che lei dice "non si tocca" non si spiattella nemmeno davanti a dei lettori incolpevoli.
Avrà sentito parlare della "giusta misura", quella che non passa mai di moda e con la quale si riescono ad esprimere in buon italiano, e secondo tutte le logiche, frasi di contenuto razionale e di rispetto anche verso chi ne porta meno.
Perché se il vostro Movimento si deve distinguere per un diverso approccio verso i tanti problemi che affliggono questa Sicilia, bisogna cominciare a significarlo anche con l'uso delle parole.
Capisco ma non giustifico il peggiore periodo di decadenza e stravolgimento di ogni valore che ci sia mai capitato di vivere ma si può fare buon uso della politica con il buon uso delle parole.
Che a saperle usare, nella pubblica decenza, raggiungono anche migliori risultati.
Non conosco l'ammontare dell'assegno mensile della pensione del dott. Busalacchi e non mi interessa nemmeno saperlo. Sarà certamente elevato, rispetto alla media delle pensioni dei siciliani, ma corre l'obbligo di precisare anche che se l'è guadagnato e, soprattutto, interamente pagato con i contributi prelevati mensilmente dalla retribuzione percepita quando era in servizio.
A differenza di una moltitudine di dipendenti regionali, baby-pensionati e non, che hanno approfittato di leggi, leggine e scivoli vari per andare in pensione prima del tempo e che, oggi, gravano sulle casse regionali avendo, di fatto, scippato parte dei contributi destinati ai loro colleghi ancora in servizio i quali, purtroppo, andranno invece in pensione con un assegno da fame.
Un suggerimento al dott. Busalacchi: inserisca nel suo programma elettorale, la promessa che, se verrà eletto, tra le prime cose che attuerà sarà il rinnovo dei contratti dei dipendenti regionali, scaduto ormai da più di 10 anni, invisi e bistrattati per colpe altrui che, nonostante tutto, si ostinano ancora a fare il proprio dovere.