Nel centrodestra siciliano che, a fatica, sta provando a trovare una sintesi in vista delle elezioni regionali del prossimo 5 novembre, il dibattito politico è ormai surreale. Nello Musumeci pensa che i siciliani siano diventati a maggioranza di destra. Mentre Gaetano Armao cita personaggi dei quali, negli ultimi quindici anni, la politica siciliana ha dimenticato gli insegnamenti
Vabbé che siamo in estate e il sole, spesso, fa brutti scherzi. Però le parole pronunciate dai politici, soprattutto se poi rimbalzano sui media, dovrebbero avere almeno un mezzo aggancio con la realtà, altrimenti si rischia di perdere credibilità.
Per questo ci convince poco lo scambio di idee tra Nello Musumeci e Gaetano Armao, i due candidati del centrodestra in competizione.
Dal dibattito, un po’ surreale, che questi due personaggi hanno dato vita nelle ultime ore viene fuori una realtà molto lontana dalla verità.
Musumeci afferma che in Sicilia “si vince con le idee di destra”. Parole che tradiscono un po’ di vanità che è fuori dalla realtà.
E’ noto – l’abbiamo scritto ieri – che Berlusconi sarebbe lì per lì per prendere atto della propria sconfitta e, nel nome dell’unità del centrodestra in Sicilia, accettare la candidatura di Musumeci imponendo un passo indietro all’avvocato Gaetano Armao.
Ma questo non significa che Musumeci sta vincendo – la partita nel centrodestra e non le elezioni! – perché “in Sicilia si vince con idee di destra”.
Musumeci sta vincendo la partita nel centrodestra siciliano perché i suoi avversari non hanno i numeri per batterlo. Berlusconi, in Sicilia, non è più credibile. I suoi ultimi due Governi hanno umiliato la nostra Isola.
Quando ha governato l’Italia dal 2001 al 2006 – lo ricordiamo spesso – ha preso in giro i siciliani con una serie di impegni non mantenuti. Tra le promesse mancate ricordiamo il Ponte sullo Stretto di Messina, la presa in giro della riapertura del casinò di Taormina e, soprattutto, la beffa sull’articolo 37 dello Statuto.
Berlusconi e gli allora Ministri Giulio Tremonti e Enrico la Loggia furono i protagonisti di una sceneggiata senza precedenti:
“Le imprese non siciliane con stabilimenti in Sicilia, ma ragione sociale fuori dall’Isola debbono pagare le imposte alla Regione siciliana”, raccontarono in un incontro pubblico, sotto i riflettori dei media, Berlusconi, Tremonti e La Loggia.
Sembrava una cosa seria: finalmente, dopo sessantanni, si applicava l’articolo 37 dello Statuto, che, per l’appunto, prevede che le imprese non siciliane, ma con opifici in Sicilia e sede sociale fuori dalla nostra Isola debbano pagare le imposte alla nostra Regione.
Ci fu una grande ‘pupiata’ mediatica. Qualche settimana dopo la firma tra gli esponenti del Governo nazionale e del Governo regionale, il Ministro Tremonti gelò tutti: giusto che alla Sicilia vengano riconosciute le entrate dell’articolo 37, ma la Regione siciliana “simmetricamente” deve acquisire alcune delle competenze che oggi sono dello Stato…
Insomma, era tutta una presa in giro. Come il ponte sullo Stretto, come il casinò di Taormina, come i grandi investimenti in Sicilia: una presa in giro come tutti gli impegni assunti da Berlusconi in Sicilia con i cittadini siciliani (se ha assunto impegni con altri soggetti e li ha mantenuti non sappiamo…).
Insomma: come già accennato, Berlusconi, in Sicilia, non è credibile. Ed è normale che quel poco che resta della classe dirigente del centrodestra siciliano preferisca Musumeci a Berlusconi. Insomma, non c’è da stupirsi se parlamentari nazionali e regionali di Forza Italia non credano a Berlusconi e al suo nuovo pupillo Armao e gli preferiscano Musumeci.
D’altra parte, anche Armao dovrebbe evitare richiami impropri. Infatti, noi non crediamo che chi, come lui, ha fatto parte – peraltro in un ruolo centrale – del Governo regionale di Raffaele Lombardo, abbia tanti titoli per richiamarsi a don Luigi Sturzo, al primo presidente della Regione siciliana, Giuseppe Alessi e a un altro presidente della Regione al quale tanti siciliani sono molto legati: Piersanti Mattarella.
Giusto che Armao si richiami a questi personaggi. Ma – lo stesso ex assessore ne converrà – il paragone tra i Governi della Regione siciliana degli ultimi quindici anni con Sturzo, Giuseppe Alessi e Piersanti Mattarella è fuori luogo.
Il cattolicesimo sociale che è stato, nel bene e nel male, interpretato dalla DC, almeno fino ad oggi, sembra morto con la stessa Democrazia Cristiana.
“Vorrei precisare che noi non dobbiamo dire la verità per convincere quelli che non la conoscono, ma per difendere quelli che la conoscono”, ci ricorda il poeta William Blake.
Foto tratta da diocesidicaltagirone.it
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