Lo storico esponente del PCI denuncia i mali della politica siciliana: “Neppure nei più arretrati Paesi dell’Africa, una situazione di questo tipo”. E’ verissimo e per tante ragioni che vi ricordiamo. Nella speranza che i Siciliani ne prendano coscienza e che non si rifuggino nell’astensionismo che farebbe solo comodo a chi ha spappolato la Sicilia
Sarò la saggezza dell’età. Sarà la lucidità che si riacquista una volta fuori dall’agone politico. Sarà quel che sarà ma oggi Emanuele Macaluso non ne ha sbagliata una. In una intervista rilasciata a Repubblica, lo storico esponente del PCI dice quello che sosteniamo noi da almeno due anni: “Il sistema politico siciliano è spappolato. Più di quello nazionale”.
Più o meno, conta poco. Ma è la certificazione altisonante di una realtà che è sotto gli occhi di tutti: partiti gestiti da mezze cartucce e per lo più come fossero un affare privato:
“Non esistono più i partiti e neppure forme organizzative che li ricordano. Esistono singole figure che considerano gli elettori una proprietà personale”. Una frase che parla chiaramente di clientelismo. Certo, più difficile da praticare in tempi di vacche magre, ma come vi abbiamo detto qui, c’è ancora un blocco di 800mila soggetti che dipendono dalla spesa pubblica e il sistema politico spappolato spera ancora nel loro voto.
Macaluso non si tira indietro quando si tratta di fare nomi. A cominciare da Leoluca Orlando che “parla e indica un nome come se fosse egli stesso un’entità politica”.
E poi Alfano che “vuole decidere il candidato, per la destra come per la sinistra. Ma scegliendo fra i suoi amici, non in base alle indicazioni di una collettività”. E ancora Berlusconi che ‘sceglie per suo gusto personale, Micciché che non vuole il fascista, la Meloni e Salvini che invece reclamano Musumeci. Insomma, la politica rubricata a fatto privato. Non esiste al mondo, neppure nei più arretrati Paesi dell’Africa, una situazione di questo tipo”.
Una botta c’è anche per il segretario regionale del PD, Fausto Raciti che non conta nulla (ce ne eravamo accorti).
Insomma, uno spettacolo indecente cui non avrebbe voluto assistere sul finire della sua esistenza (qui l’intervista integrale).
Macaluso parla anche dell’Autonomia che “avrebbe dovuto ridurre il divario con le regioni del Nord, ma la forbice si è allargata”.
E’ ovvio che con una classe politica di mercenari, o di ‘ascari’ per usare una definizione di salveminiana memoria, l’Autonomia, come vi abbiamo detto più volte, è rimasta sulla carta. O, meglio, sulla carta sono rimaste tutte quelle previsioni dello Statuto che avrebbero garantito il benessere dei Siciliani, mentre attuate sono state solo quelle che hanno garantito privilegi ai politici servi di Roma, come potete leggere nell’articolo di Franco Busalacchi non a caso intitolato Tra Autonomia e democrazia negata.
Non va dimenticato che è stato proprio il governo PD di Crocetta (di cui Macaluso parla come di un fallimento) a svendere ulteriormente l’Autonomia e i diritti dei Siciliani con i due patti scellerati con lo Stato (2014-2016) con cui ha regalato a Roma una mare di soldi dei siciliani: entrambi, infatti, prevedono la rinuncia ai contenziosi con lo Stato, ovvero la rinuncia agli effetti favorevoli delle sentenze della Corte Costituzionale, sempre in tema di tributi o di norme finanziarie di dubbi applicazione in Sicilia. Sempre soldi che la Sicilia avrebbe potuto incassare e che, invece, il PD e Crocetta – ma non solo- hanno ‘regalato’ a Roma.
Per il secondo patto si è parlato di 5 miliardi di euro a cui Crocetta avrebbe rinunciato. Non sappiamo se la stima sia corretta, ma va da sé che qualsiasi cifra sarebbe stata una boccata d’aria per le casse della Regione. Furto che appare ancora più esecrabile alla luce delle denunce della Corte dei Conti che ha accusato lo Stato di stressare i conti della Sicilia e l’Agenzia delle Entrate di comportarsi in maniera sleale. Non solo. Va ricordato che l’assessore Baccei, intervistato da un bravo giornalista siciliano per l’Espresso, AVEVA confessato che la Sicilia ‘rinuncia’ già a 7 miliardi di euro l’anno. In allegato alcuni approfondimenti sul tema.
Insomma, non sempre siamo stati d’accordo con Macaluso, ma questa volta non possiamo dargli torto. Nella speranza che i Siciliani ne prendano coscienza e che non si rifuggino nell’astensionismo che farebbe solo comodo a quel sistema spappolato che ha spappolato la Sicilia.