I fatti di Barcellona: “La Catalogna ha reagito come un vero e proprio Stato”

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Se qualcuno a Madrid ha pensato che l’attentato possa avere ridimensionato le ambizioni di indipendenza della Catalogna, si è sbagliato. Al contrario, come ci dice  Jaume Fores Llasat, psicologo social ed esponente di Esquerra Republicana di Catalunya, i catalani adesso hanno ancora più fiducia nelle loro istituzioni…Ecco perché

Se dopo l’attentato terroristico di Barcellona, il governo di Madrid ha sperato per un attimo che le ambizioni di indipendenza della Catalogna potessero ridimensionarsi, si è presto ricreduto. Le lacrime, l’amarezza, il sangue che ha macchiato una delle vie più turistiche della capitale catalana, hanno finito colo nutrire l’orgoglio catalano che è più vivo che mai. I messaggi lanciati da cittadini e istituzioni parlano chiaro: “Non abbiamo paura”, “Barcellona non cambierà”. E ancora: “Barcellona antifascista” hanno urlato le persone radunate per una delle manifestazioni di solidarietà mentre allontanavano un gruppo di estrema destra che sbraitava contro i musulmani presenti.

Non va dimenticato che il fascismo per i catalani è un mostro sempre vivo, non solo per le angherie subite al tempo del franchismo, ma anche perché vedono nelle istituzioni di Madrid- da sempre ostili alla loro causa -un appendice di quel sistema che ha ammorbato e forgiato la Spagna per quasi 40 anni. Concetto espresso chiaramente, ad esempio, da Anna Gabriel, deputata catalana della Cup, Candidatura d’unitat popular (partito indipendentista e marxista), in questa intervista che ci ha rilasciato durante una sua visita a Palermo.

La capitale catalana, dunque, città dell’accoglienza, tra le mete più ambite nella penisola iberica per migranti che arrivano da ogni dove- musulmani inclusi-  non ha nessuna intenzioni di accettare restrizioni in tema di diritti e libertà che potrebbero arrivare dal governo centrale né sulle politiche migratorie, né su altro.

Al contrario, i catalani, dopo questo dramma, ripongono ancora più fiducia nelle loro istituzioni. Lo dice a I Nuovi Vespri, Jaume Fores Llasat, psicologo social ed esponente di Esquerra Republicana di Catalunya, partito indipendentista catalano di ispirazione social democratica: “E’ stato uno shock per Barcellona- dice riferendosi all’attentato- siamo profondamente addolorati, ma da questi fatti abbiamo tratto una certezza: i Mossos d’Esquadra (la polizia catalana, ndr) hanno dimostrato di essere una vera e propria struttura di Stato, di altissimo livello. Non solo. Anche la risposta del Governo catalano e del sindaco di Barcellona è stata esemplare, mentre tutta la stampa internazionale si è rivolto al nostro Ministro dell’Interno per seguire la vicenda. La Catalogna è già uno Stato nei fatti, ed è uno Stato efficiente. Il governo spagnolo ha fatto la sua comparsa in ritardo e solo per finire sui giornali”. 

Il ministro dell’Interno catalano cui si riferisce Fores, si chiama Joaquim Forn. Il quale, parlando delle nazionalità delle vittime, all’indomani dell’attacco, ha specificato che c’erano anche “due spagnoli e due catalani”. Distinzione che ha fatto arricciare il naso a chi ancora si ostina a non riconoscere quella che per i catalani è già una realtà.

Lo stesso che ha corretto, in più occasioni, il collega spagnolo, Juan Zoido, secondo il quale la cellula jihadista responsabile dell’attentato era stata “totalmente smantellata“.
“Non voglio contraddire il ministro Zoido – ha dichiarato Forn – ma questa è un’indagine condotta dai Mossos d’Esquadra  e ci sono vari canali di investigazione e lavori che non si danno per terminati. Per questo la cellula non si può definire smantellata “fino a quando non sarà stata determinata la sorte di tutti i membri“.

Il ministro spagnolo è stato smentito anche dagli stessi Mossos: “Noi non possiamo né confermare né smentire il governo – ha spiegato il portavoce Albert Oliva – i Mossos guidano queste indagini, in coordinamento con la polizia nazionale e la Guardia civile. Vi informeremo quando considereremo che la cellula è stata smantellata”.

Messaggio chiarissimo: nel bene, così come nel male, la Catalogna è altro rispetto alla Spagna. 

 

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  • Non ci sarebbe nulla da aggiungere sulle considerazioni puntuali di Antonella Sferrazza, tuttavia qualche spunto, avendo vissuto da vicino la realtà raccontata, mi consentono, se mi è possibile, di intervenire con un mio contributo di idee e qualche riflessione al riguardo.
    La Catalogna è una Regione di confine e come tale di forte influenza storico culturale che potremmo rivedere nel Trentino Alto Adige ed in altre Regioni a Statuto speciale. Sia la Catalogna con Barcellona che il Trentino Alto Adige si sono rivolte a noi (www.inta-aivn.org) per il loro sviluppo. La prima anni ’80 con una convention INTA nel 1983 che di fatto ne ha decretato a livello internazionale il successo e più tardi Trento e Bolzano indotte ad approfondire tematiche di indirizzo politico ed economico, con incontri tecnici e alleanze internazionali istituzionali e universitarie.
    La Spagna la seguiamo da sempre nella sua riforma agraria i cui prodotti hanno fatto impensierire altri competitori, il Turismo e la logistica con l’aeroporto di Madrid-Barajas che è divenuto il più importante Hub europeo per le rotte del Sud America. Non è andato tutto bene come avremmo voluto. Ricordo in una conferenza stampa a Madrid che ad una domanda sulla nascente Costa del Sol, risposi che l’avrei rasa al suolo. Non ci eravamo sbagliati, solamente che nel Turismo quando ci se ne accorge è troppo tardi, come accade per le seconde case che uccidono il Turismo, ma vallo a spiegare agli italiani. https://www.youtube.com/watch?v=Bc8s_1wc9mQ
    Altro Paese che potrebbe essere utile approfondire è l’Irlanda, il cui conflitto è stato significativo come la rinascita del Turismo interpretato correttamente come una componete urbana e non certo una promozione, ma pure la logistica con la creazione di Ryanair ed una nostra convention nel 1991 partecipata dalle città belligeranti di Belfast e Dublino coinvolte in un progetto comune di sviluppo con INTA, come da circa trent’anni ho prospettato alla Sicilia. Nel frattempo abbiamo contribuito a cambiare il mondo creando milioni di posti di lavoro.
    La Catalogna, è una regione indipendentista ma è pure ricca. E’ quella che sostiene più di altri il sistema Paese Spagna. L’Irlanda è ricca pure quella con una buona qualità della vita, in un Paese, il Regno Unito che è molto influente a livello internazionale e l’egoismo potrebbe prevalere considerando la sua ricchezza e prospettive rispetto agli altri Paesi europei. La prima vuole restare in Europa e fa ferro e fuoco per esserci mentre il Regno Unito se ne va dall’Unione Europea per poi pentirsi. Poi c’è l’Italia che devo dire non la vedo bene, così come la Sicilia. Forse una riflessione collettiva ci vorrebbe. La grande differenza che riscontro, è quella che i Paesi evoluti si sono dati un gran daffare per contattarci e lavorare assieme per il loro sviluppo. Hanno capito da sempre che il campo di gioco è internazionale e non ci si può confrontare con esperienze locali troppo condizionate emotivamente, per cui non vedono niente, almeno così è la regola generale per tutti i Paesi del mondo. Inoltre qualsivoglia progetto, per avere successo dovrebbe avere un accreditamento internazionale che solo INTA può dare. Rinchiudersi in se stessi significa autoemarginarsi per cui è utile e necessario pensare globale operando sul locale. Grazie come sempre per l’ospitalità.   http://www.forumpachallenge.it/soluzioni/un-nuovo-rinascimento-italiano

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