Anche nella “Storia della Sicilia antica” lo storico Mose I. Finley individua gli ascari: erano gli “intermediari”, cioè “i maggiorenti locali, sia ‘indigeni’ sia immigrati”, che aiutavano i dominatori a vessare i Siciliani “esercitando i poteri amministrativi e di polizia” e partecipando “in misura notevole ai profitti”. Proprio quello che fanno oggi gli esponenti siciliani del PD e di Forza Italia. E’ per questo che noi Siciliani dobbiamo cacciarli via
Nella sua “Storia della Sicilia antica” Mose I. Finley scrive:
“Dalla fine del terzo secolo a.C., quando i Romani ridussero a provincia l’intera isola, la dominazione straniera fu la regola, tranne che per brevi periodi di indipendenza nel Medioevo. Questo comportò in un modo o nell’altro vantaggi materiali per la potenza straniera ai danni dei siciliani. Non è possibile valutare le quantità di prodotti e di denaro che sono stati sottratti alla Sicilia nei passati 2000 anni sotto forma di affitti, imposte, e anche semplici ruberie, ma le cifre occasionali di cui casualmente disponiamo sono abbastanza cospicue da spiegare la persistente propensione degli stranieri a prendere le armi per impadronirsi dell’isola. Questo atteggiamento parassitico non poté non procurare (sia pure in modo lento ed intermittente) gravi danni alle campagne e agli abitanti. Non a tutti, però, è necessario aggiungere, poiché il tipo di dominazione tradizionalmente affermatosi in Sicilia ha utilizzato come intermediari i maggiorenti locali, sia ‘indigeni’ sia immigrati, che, in cambio dei servigi resi esercitando i poteri amministrativi e di polizia, parteciparono in misura notevole ai profitti. Impoverimento massiccio,ribellione e violenza sono diventati perciò il secondo tema dominante della storia siciliana”.
Dunque, sfruttamento attraverso intermediari “indigeni”. La storia purtroppo non si è fermata, la storia è sempre la stessa. Anche oggi la Sicilia ha un dominatore che è lo Stato italiano il quale, oggi, indossa i panni dell’invasore e del conquistatore di ieri, lo Stato sabaudo, e viene dominata ancora e sempre con l’antico e collaudato sistema degli intermediari indigeni.
Lo Stato italiano, dall’annessione (al Piemonte non dimentichiamolo mai!) a oggi ha affidato ed affida ad una congrega di politicanti in vendita il controllo dell’Isola con il patto, non scritto ma non per questo meno cogente, di rispondere sempre comunque agli interessi romani e di anteporre gli interessi esterni all’isola agli interessi della Sicilia. E’ un patto che stipulano tutti. Da destra a sinistra, tutti si comportano allo stesso modo: ne abbiamo avuto le prove con questa miserevole prima volta del centrosinistra al potere a seguito delle ultime elezioni regionali. La subordinazione di Rosario Crocetta e del PD a Roma è stata persino imbarazzante.
Dunque, impoverimento massiccio, sia pure in modo lento. Un esempio per tutti: il rendimento di cereali oggi in Sicilia non supera quello dell’epoca dei Romani, forse è addirittura inferiore. E poi, la Sicilia antica era un Paese ricco di foreste specie nelle regioni montagnose. Oggi la drastica riduzione delle superficie boschiva ha causato una trasformazione dell’ecologia, nella piovosità, con effetti devastanti sulle risorse idriche. Molte sorgenti sono scomparse e nessuno di suoi fiumi è più navigabile.
Dunque, ribellione e violenza. Oggi quella macchina di costruzione di consenso e di sfruttamento sistematico, complice una incapacità politica di livello nazionale, è fortemente a rischio. Il sistema di dominio che lasciava libera la dialettica politica in Sicilia purché, quale che fosse il vincitore, non disubbidisse ai diktat romani, vacilla. Nessuna delle due coalizioni, avendo raggiunto ognuna per proprio conto lo stesso fondo di abiezione politica, ha la certezza di vincere alle prossime elezioni di novembre.
Da qui una revisione dolorosa degli schemi collaudati, delle vecchie alleanze, nel dubbio tremendo che, se riproposte, non funzioneranno, e nella certezza che ogni nuovo tentativo porti lontano.
Da qui la ricerca affannosa di trovare un’improbabile ma necessaria strada comune alle due (finte) parti politiche, nella speranza che unendo tutte le debolezze e gettandosi tutti nello stesso bidone dell’indifferenziata, si possa ancora una volta vincere.
Ecco, di fronte al baratro, di fronte alla risorgenza e alla ripartenza del movimento sicilianista, quello dei veri siciliani, l’ultimo disperato balletto trasformistico. Indegni di raccogliersi sotto i simboli che hanno, a scelta, sfruttato o disonorato, tutte le vecchie mutande della politica nostrana si riscoprono strenui difensori di quella stessa Sicilia che hanno consegnato ai loro padroni, a cominciare dal più miserabile e squallido personaggio che mai abbia posato il suo culo sulla poltrona più alta di Palazzo d’Orleans.
A seguire, tutti i vecchi tossicodipendenti associati che vorrebbero nascondere i propri nasi aspiratori in mezzo a liste civiche, loro che di civismo non sanno nulla. Chiudono la trista processione i vecchi politici genitori di giovinette e giovani da prostituire alla politica e per i quali intravedono un futuro fatto di (non oso dirlo) lavoro.
Nessuna paura però, signor Stato: la nostra sarà una rivoluzione tranquilla, quello che spetta ai siciliani i siciliani l‘otterranno, senza ribellioni né violenze. Sta scritto infatti tra gli istituti di garanzia del diritto internazionale che se uno Stato, con azioni deliberatamente omissive e repressive (ed è il caso della Sicilia e lo possiamo dimostrare) non consente ad una sua parte e alla popolazione che vi abita di perseguire raggiungere e dispiegare la propria realizzazione economica, sociale, culturale, identitaria e politica all’interno dello Stato stesso, ebbene questa parte ha diritto di vedersi riconosciuta la propria indipendenza. E così sarà.
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Gentile signor Franco Busalacchi,
la sua disamina storico-politica è pertinente: da tempo immemore anche agli sconfitti piace "salire sul carro dei vincitori" e diventano altri torturatori a danno della propria gente. I romani antichi, che erano pratici osservatori introspettivi della psiche umana, dicevano, a proposito, di "Libido servendi".
Ma i fatti della tragedia dell'ignoranza dicono che i siciliani leggono pochissimo, e chissà se il 10% della popolazione "colta" conosce la storia del proprio paese, della propria città o della Sicilia.
Ci ha provato, riuscendoci benissimo da quel Maestro dell'informazione che era e sempre sarà, Leonardo Sciascia, a spiegarcelo.
Abbiamo letto di lui: "Morte dell'inquisitore"? "La Sicilia come metafora"? o anche "La palma va a nord"?
Vuole provare a chiedere agli studenti di ogni ordine e grado scolastici se conoscono qualche cosa di Michele Amari, Ettore Majorana o di Salvatore Quasimodo? E in ordine al Poeta modicano, per quali motivi gli abbiano assegnato il Nobel della letteratura, o ancora il semplice teorema di Archimede, "il più grande scienziato che sia mai nato al mondo!"?
Fino a quando questa terra è stata la stessa "degli dei"'?
Mi vengono in mente Ulisse e Polifemo: il "figlio di Poseidone, che viene accecato nel solo occhio, dall'uomo di Itaca, e quello che il ciclope risponde ai fratelli che lo sentono urlare di dolore. "Chi è stato?" "Nessuno!", risponde Polifemo; e pensare che "Polyphemos" significa "che parla troppo, chiacchierone"...
Ecco che in quel nessuno ci siamo tanti siciliani. Troppi, purtroppo.
Ma non nel senso e nel valore dell'eroe omerico.
La prima Rivoluzione è quella di conoscere se stessi, studiando, per capirla, la propria, la nostra storia. Solo le persone che leggono dentro la Storia, quelle intelligenti, possono trarre le dovute conseguenze. E cercare di cambiare la propria Storia migliorandola.
A tirare pietre e pietroni sono buoni anche i ciclopi.
Cordialità.
Si resta affascinati nel poter ipotizzare lo sviluppo di un territorio con le sue genti, i cui appigli sono veramente tanti, quando basterebbe uno solo per proiettarlo nel mondo come una eccellenza. Traspare tanta passione, ma pure rabbia, forse vendetta in un popolo che ha avuto come tutti, momenti buoni e momenti cattivi, ma restando sempre nel bene e nel male, al centro dell’attenzione internazionale. Già questo è un elemento vincente che vale un capitale, ma è necessario saperlo far fruttare. Nel momento in cui tuttavia si ha il potere, ci si scontra con i “perdenti” che in un Paese evoluto dovrebbero rappresentare l’opposizione, ma si sa, la passione potrebbe sconfinare e prendere la mano. Il segreto che non è tale perché nel mondo tutti lo conoscono è affidarsi a chi queste cose le sa fare meglio di qualsiasi altro. Non esistono concorrenti in questo campo perché il meccanismo è iniziato da tempo, è rodato ed essendo stato creato dai Governi, ora oltre centinaio, è quello che più di altri potrà aiutarvi nel vostro sviluppo senza perdere ulteriore tempo perché il mondo nel frattempo ha fatto un balzo avanti. Scordate i rituali sabaudi quando qualcuno veniva a presentare il suo progetto al cospetto del principe. Abbiate l’umiltà di considerare che esiste una Comunità Internazionale che io rappresento in Italia e che è ben disposta ad aiutarvi, ma ognuno dovrà fare la sua parte, cominciando a capire chi siete voi, chi siamo noi e cosa possiamo fare per voi. Già il fatto di esserne consapevoli ed avere voi stessi un progetto da presentarci per il vostro sviluppo, significa già aver fatto un passo avanti. Posso fare qualche esempio:
1) La Francia voleva creare una Organizzazione che potesse aiutare le amministrazioni a prendere le giuste decisioni a fronte di una esperienza internazionale acquisita sul campo dove sia le Università che gli amministratori pubblici ed i professionisti potessero imparare. Siamo nati noi con il Regno Unito, Olanda, Egitto, USA, ……. ora oltre un centinaio. Tutto lo sviluppo del territorio francese è stato realizzato grazie a questa scelta.
2) L’Olanda è divenuto il Paese preso come esempio nel mondo. E’ la porta di accesso dell’Asia, è nata la città metropolitana 40 anni fa, lavoro e buona qualità della vita.
3) Re Hassan II ci aveva consegnato le chiavi del Marocco per il suo sviluppo. Nella zona di Tetouan Tanger si è sviluppato il porto più importante del Mediterraneo, è stata fatta la riforma agricola, la politica della casa, il turismo ….. ed ora il Paese ha superato l’Italia.
4) Il Premier del Montenegro ci aveva chiesto di rilanciare il turismo. E’ divenuto ora una meta internazionale conosciuta in tutto il mondo.
5) Che dire di Lisbona, Vienna, Singapore, Hong Kong, Taiwan, la Silicon Valley, il Canada, Israele, la Germania, San Pietro Burgo. Giappone, ……… ognuno di loro ci aveva scritto sottoponendoci un loro sogno, un loro progetto, indicandoci quali erano le aspettative nei nostri confronti. Ora è storia.
http://www.forumpachallenge.it/soluzioni/un-nuovo-rinascimento-italiano