Roberto Lagalla in campo per bloccare o indebolire la candidatura di Nello Musumeci?

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Com’era prevedibile, anche l’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, ha annunciato la propria candidatura alla presidenza della Regione siciliana. La sua sembra tanto una risposta alla fuga in avanti di Nello Musumeci. Un fatto sembra certo: la partita, nel centrodestra siciliano, si complica. Perché a decidere, adesso, saranno le liste con in testa i parlamentari uscenti. Le possibili mosse di Angelino Alfano

Anche Roberto Lagalla annuncia la propria candidatura alla presidenza della Regione siciliana. Una candidatura, dice, “di una coalizione, se sarà possibile. Anche se andare da soli non è un disonore”.

Com’era prevedibile – già da qualche giorno un comunicato stampa annunciava, per questa mattina, a Palermo, la conferenza stampa di Lagalla nella sede dell’agenzia di stampa ITALPRESS – l’ex rettore dell’università del capoluogo siciliano scende in campo.

Se “da solo non è un disonore”, di solito, però, non ci si candida alla presidenza della Regione senza appoggi. La sua è una candidatura centrista: ma alla conferenza stampa, a illustrare, per grani linee, il programma di Idea Sicilia (questo il movimento creato dal professore Lagalla) c’è lui solo.

Ma la sua è una solitudine apparente. Dietro la sua candidatura, con molta probabilità, c’è una risposta a Nello Musumeci, che qualche giorno fa ha rotto gli indugi e ha annunciato la sua candidatura. Forte (o debole?) dell’appoggio della Lega in salsa sicula di Alessandro Pagano e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Non è, volendo, un ‘carniere’ elettorale particolarmente ricco, quello presentato da Musumeci. Che, forse, pensa anche ai deputati e ai dirigenti di Forza Italia che sono o dovrebbero essere già con lui.

Ma le cose stanno proprio così? Sulla carta sembra di sì: si pensi ai parlamentari regionali e nazionali di Forza Italia che si sono pronunciati in favore di Musumeci. Con la discesa in campo di Lagalla, appoggiato dal Cantiere Popolare di Saverio Romano e Toto Cordaro, i ‘giochi’, però, potrebbero cambiare. Perché in quest’alleanza potrebbe confluire Alternativa Popolare del Ministro Angelino Alfano.

A questo punto anche Gianfranco Miccichè, commissario-coordinatore di Forza Italia in Sicilia, che fino ad oggi non ha mai preso una posizione chiara, dovrebbe venire allo scoperto: potrebbe decidere di schierarsi con Musumeci; o di mollarlo, schierandosi con Lagalla; o, in terza battuta, Forza Italia potrebbe presentare un proprio candidato, magari il parlamentare nazionale Basilio Catanoso.

Un fatto è certo: la mossa di Lagalla è destinata a rimescolare le carte nel centrodestra siciliano. Nella partita, a questo punto, entreranno i deputati regionali uscenti: che decideranno a seconda delle alleanze, subendo o anche determinando le stesse alleanze in una partita che non è semplice decifrare in questo momento.

Possiamo solo azzardare qualche esempio: è chiaro che, se Musumeci dovesse restare da solo, non è detto che i deputati regionali di Forza Italia passerebbero automaticamente con lui: nessuno, infatti, sacrifica i propri voti in una lista destinata a non superare il 5% dei voti.

Sotto questo profilo, almeno in questo momento, il più a rischio è Musumeci, perché Forza Italia e il Cantiere Popolare sembrano più strutturati, nel territorio, del leader di Diventerà bellissima.

La partita in corso potrebbe rilanciare Alfano e i suoi. Senza una base solida in Sicilia, è inutile girarci attorno, Alfano, anche con lo sbarramento portato al 3% (il riferimento, ovviamente, è al Parlamento nazionale), non farebbe comunque molta strada.

Ma se in Sicilia prende piede uno schieramento di centro strutturato, beh, allora Alfano e, magari, qualcuno dei suoi, facendone parte, potrebbero ritrovare la via per essere riconfermati a Roma.

E oltre il centrodestra? Chi potrebbero essere, al di fuori di questo schieramento politico, i possibili compagni di strada di Lagalla? Tra il pubblico riconosciamo l’ex sottosegretario alla Sanità, Nenè Mangiacavallo. Che, interpellato sui suoi rapporti con il PD, allarga le braccia:

“Mai aderito al PD. Anzi, soprattutto negli ultimi anni sono stato molto critico”.

Qua e la riconosciamo altri esponenti del Cattolicesimo sociale che nel passato sono stati impegnati nella DC e che, oggi, sembravano, almeno in parte, vicini al PD: tutta gente in uscita dal Partito Democratico? La sensazione sembra questa. Se poi c’è dell’altro non lo sappiamo…

Anche se non manca qualche ex democristiano che ha fatto parte del centrodestra siciliano: come l’ex parlamentare, Ciccio Nicolosi. 

“Siamo alternativi al Governo regionale di Rosario Crocetta”, taglia corto Lagalla.

Questo non significa essere alternativi al PD, perché anche all’interno del Partito Democratico siciliano, da qualche mese, c’è chi – dopo aver sostenuto il Governo Crocetta, dopo aver salvato lo stesso Crocetta da due mozioni di sfiducia e dopo aver piazzato nella Giunta Crocetta propri esponenti – parla di “discontinuità” dal Governo Crocetta…

Insomma: un candidato centrista – e Lagalla dovrebbe essere un candidato centrista – dovrà comunque dimostrare sul campo, con la chiarezza della alleanze, di essere alternativo a Crocetta, al PD e, quindi, anche al renzismo.

A una domanda sul PD e sul renzismo, Lagalla, che dice di essere “meno politico tra i politici”, risponde invece con grande abilità (politica):

“Finora l’unico candidato del PD alla presidenza della Regione è Crocetta…”.

Sulle possibili alleanze Lagalla è cauto: chiude le porte al crocettismo e all’antipolitica (cioè ai grillini). Per il resto, si dice disponibile a discutere. Sottolinea che con l’attuale sistema elettorale – che per la presidenza della Regione non prevede ballottaggio, ma la vittoria secca al primo turno – le alleanze sono importati. Ma quello che conta veramente è il retro-pensiero:

in ‘pista’, per le elezioni alla presidenza della Regione, i candidati saranno sei, sette, forse addirittura otto (alcuni nomi si conoscono già: Franco Busalacchi, titolare di questo blog, Giancarlo Cancelleri per il Movimento 5 Stelle, Nello Musumeci con la lista Dinveterà bellissima, Alfio Di Costa, del movimento Insieme si può)e Roberto La Rosa di Siciliani Liberi: se questo è lo scenario, si potrebbe vincere con il 24-25% (e forse anche meno): e Lagalla, a queste condizioni, pensa di essere della partita.

Non poteva mancare una domanda su Totò Cuffaro. Lagalla non si tira indietro:

“”Cuffaro – dice Lagalla, che è docente di Radiologia all’università di Palermo – si è laureato in Medicina con me e si è specializzato con me. Lo conosco da tanti anni. E ho apprezzato la dignità con la quale ha pagato per gli errori che la magistratura ha riconosciuto a suo carico. Sono stato anche assessore alla Sanità di uno dei suoi Governi della Regione. E ho messo a punto il Piano di rientro del deficit della sanità, senza subire alcun condizionamento dall’allora presidente della Regione, Cuffaro”.

“Detto questo – aggiunge Lagalla – Cuffaro, oggi, è fuori dalla dimensione politica. Ed è giusto che sia così. Quanto a me, mi muovo in totale autonomia. Del resto, sono stato autonomo quando ho ricoperto il ruolo di assessore regionale alla sanità, figuriamoci ora che sono candidato alla presidenza della Regione”.

 

 

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