Silvano Riggio: “La Sicilia come il Sahara”. E Palermo? Butta in mare 500 litri di acqua al secondo!

27 luglio 2017

Da maggio ad oggi tre quattro giornate di caldo impossibile. Che succede a Palermo? Che succede in Sicilia? “Succede – racconta il docente di Ecologia all’università, Silvano Riggio – che si sta verificando quanto previsto trent’anni fa: la desertificazione che avanza. La Sicilia, Palermo in testa, è già inglobata nella bolla sahariana”. E che si fa a Palermo? Si tagliano alberi per fare posto al Tram. E si butta in mare l’acqua depurata…

“L’ho detto e lo ripeto: la Sicilia va verso la desertificazione. La situazione sta cominciando a diventare grave nella parte occidentale della nostra Isola, dove non piove quasi più. Palermo è al centro di questa desertificazione ormai in atto. Ebbene, non solo non c’è la consapevolezza di quello che sta succedendo, ma si continua a ‘cementificare’ la città, eliminando il poco verde rimasto. Gli oltre mille alberi tagliati per fare posto al Tram sono l’ultima follia di una classe dirigente, o presunta tale, che sta uccidendo Palermo. E ancora più folle è l’acqua del depuratore di Acqua dei Corsari che finisce in mare invece di essere riutilizzata!”.

Silvano Riggio non ha peli sulla lingua. Con il docente di Ecologia all’università di Palermo abbiamo già parlato degli incendi che stanno funestando la Sicilia (come potete leggere qui).

Oggi affrontiamo un altro tema: il caldo, che in certe giornate, a Palermo, è diventato insopportabile. Sia chiaro: le giornate particolarmente calde ci sono sempre state. Quello che ci ha colpito, da metà maggio ad oggi, è la frequenza di questo caldo intenso: in tre mesi circa le giornate di caldo insopportabile sono state tre, forse quattro.

Professore Riggio, a Palermo ci sono giorni così caldi che è quasi impossibile muoversi con la moto: la città sembra diventare un forno…

“Sì, sembra un forno a microonde. Sta succedendo quello che è stato previsto trent’anni fa: una specie di espansione del clima del deserto del Sahara. La Sicilia, soprattutto la Sicilia occidentale, è investita in pieno da questo fenomeno”.

Il Sahara è con noi in Sicilia e non ce ne accorgiamo?

“Ripeto: la desertificazione della Sicilia è stata prevista trent’anni fa. E’ la politica che ha ignorato questo problema. Ora, però, gli effetti cominciano ad essere pesanti: oltre al caldo, che in certi giorni è insopportabile, c’è anche la siccità. Manca l’acqua e cosa fanno gli amministratori della cosa pubblica? Decidono di buttare in mare l’acqua del depuratore di Acqua dei Corsari! Hanno realizzato una condotta sottomarina e la usano per buttare in mare l’acqua depurata”.

Non sarebbe stato più logico riutilizzarla, magari per l’agricoltura? Se non ricordiamo male, lo prevede una direttiva dell’Unione europea. 

“Certo. L’acqua depurata va riutilizzata, non buttata in mare!”.

Tra l’altro, lei, se non ricordiamo male, non è mai stato favorevole ai depuratori in Sicilia…

“Infatti. Mi pare di aver trattato questo tema proprio con voi qualche mese fa. Prendiamo come esempio Palermo. In questa città non ci sono industrie. Che bisogno c’era di realizzare i depuratori? A che cosa servono? Sarebbe bastato utilizzare l’acqua da depurare in agricoltura. L’agricoltura avrebbe depurato le acque, senza bisogno di ricorrere ai depuratori che, lo ribadisco, là dove non ci sono industrie, non servono”.

In compenso hanno gestito appalti lucrosi…

“Infatti. I depuratori, in Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati realizzati per gestire appalti”.

Lei è stato sempre critico con la scuola di idraulica di Palermo.

“E’ vero, sono sempre stato critico. E lo sono ancora. A Palermo la scuola idraulica è stata fallimentare. Questi signori ci hanno propinato solo fogne, condutture e depuratori. Non c’è stata mai una riflessione globale: solo Parf. Ora i problemi cominciano ad aggravarsi”.

In che senso?

“Nel senso che i problemi legati a scelte scellerate del passato – penso al ‘Sacco’ di Palermo degli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo passato – si sommano ai problemi attuali, ovvero alla desertificazione. La crescita di Palermo è stata patologica, esponenziale. E continua ad essere tale. Quasi come un cancro”.

Gli ultimi dati dicono che la popolazione diminuisce.

“Questa è un’illusione. Ci sono, è vero, i giovani che in parte vanno via. Ma vengono rimpiazzati dagli extracomunitari. Se poi andiamo a vedere cosa è avvenuto negli ultimi anni, ci accorgiamo che non sono certo mancate le varianti urbanistiche. La ‘cementificazione’ del territorio della città non è stata fermata, ma è andata avanti. Mentre il verde, invece di aumentare, è diminuito”.

In effetti, negli ultimi due anni, Nadia Spallitta, che nella passata consiliatura del Comune di Palermo ha ricoperto il ruolo di vice presidente del Consiglio comunale, ha denunciato l’esplosione di varianti urbanistiche senza controllo. Per non parlare del cimitero privato che dovrebbe essere realizzato eliminando gli agrumeti di Ciaculli. E’ un problema politico o c’è dell’altro?

“La politica del capoluogo siciliano è stata e continua ad essere negativa. Ma c’è dell’altro. A Palermo, dagli anni ’50 del secolo passato ad oggi, c’è sempre stata una strana alleanza diabolica tra speculazione edilizia e università”.

Così, oggi, in piena crisi idrica, mentre ci troviamo inglobati un una sorta di bolla sahariana, Palermo si permette il lusso di gettare in mare circa 500 litri al secondo di acqua depurata. Le dighe siciliane sono mezze vuote. Agli agricoltori si dà l’acqua potabile. E l’acqua depurata, che potrebbe essere utilizzata in agricoltura rendendo acqua potabile disponibile per le città a secco, va in mare. Non è una follia?

“Sì, è una follia! Ma è folle tutta la gestione dell’acqua a Palermo. Palermo galleggia sull’acqua: acqua che oggi è quasi tutta salmastra”.

Perché è salmastra?

“Perché la falda non si ricarica. E l’acqua del mare entra e salinizza la falda”.

Perché la falda idrica non si ricarica?

“Perché la città in buona parte è ‘cementificata’. Le rare piogge – che tra l’altro portano acqua carica di veleni – fanno poco. Il verde che dovrebbe filtrare l’acqua e alimentare la falda, a Palermo, è ben poca cosa. E quel poco che c’è – abbiamo citato l’esempio degli alberi tagliati per fare posto al Tram – viene pure in parte smantellato. Così mentre la falda si salinizza, la città ‘cementificata’, con poco verde, quando il sole picchia diventa invivibile. E la situazione peggiorerà di anno in anno, soprattutto, lo ripeto, nella parte occidentale dell’isola”.

Dove questo clima torrido, a quanto pare, è più accentuato.

“E’ così. Nella parte orientale dell’Isola piove un po’ di più. Anche se, sempre più spesso, si tratta di piogge torrenziali, che creano altri problemi. l’ho detto e lo ripeto: il clima è cambiato. E non è vero che la scienza non ha previsto quello che sta succedendo. L’effetto serra è stato ipotizzato nei primi del secolo passato da Svante August Arrhenius. Solo Donald Trump non crede nell’effetto serra”.

Quando dice che la situazione peggiorerà a cosa pensa?

“Penso a quello che è successo in Siria. Anche se si parla della Siria solo per la guerra, va detto che in questo Paese ci sono state vere e proprie carestie dovute alla desertificazione. Milioni di persone hanno abbandonato le zone agricole colpite dalla siccità per riversarsi nelle città. In Sicilia il fenomeno è già in atto. Ma a Palermo si continuano a tagliare gli alberi per fare posto agli appalti milionari del Tram, si continua a ‘cementificare’ il territorio a colpi di varianti urbanistiche. Si pensa solo agli affari e ai soldi. Vuole sapere veramente cosa penso? Che si va verso la catastrofe”.

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