Una chiacchierata a trecentosessanta gradi con Vincenzo Figuccia, parlamentare di Forza Italia all’Ars. Dal ‘parto cesareo’ del centrodestra che non riesce a ‘partorire’ un candidato alla presidenza della Regione (o, in alternativa, a ‘digerire’ Musumeci) all’atteggiamento ‘palindromo’ di Angelino Alfano e i suoi che vanno un po’ di qua e un po’ di là. E una stoccata sulle elezioni comunali di Palermo, tra Leoluca Orlando e il ‘califfo’ della lista di Forza Italia che avrebbe ‘sedotto e abbandonato’ almeno dieci candidate...
In Aula e fuori dall’Aula dice sempre quello che pensa. Anche a costo di apparire un po’ bastian contrario. E un po’ bastiano contrario, dentro Forza Italia e a Palermo, nei fatti, lo è. Del resto, buon sangue non mente: suo padre – Angelo Figuccia – che ha passato un ventennio e forse più al Consiglio comunale di Palermo, le cose non le ha mai mandate a dire. A un certo punto, qualche anno fa, quando ha visto certi suoi colleghi di partito un po’ troppo ‘coricati’ sull’Amministrazione di Leoluca Orlando, Angelo Figuccia ha coniato una formula che è un po’ la bestia nera dei vari Giuseppe Milazzo, Giulio Tantillo e via continuando (anche con qualche parlamentare nazionale azzurro): “Pasta con le sarde”.
Ma non è di Angelo Figuccia che dobbiamo parlare oggi. Anzi, non è con Angelo Figuccia che facciamo una chiacchierata, ma con suo figlio, Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale di Forza Italia. Appuntamento in un bar sulla Circonvallazione, naturalmente a Palermo (è nel collegio di Palermo che Vincenzo Figuccia è stato eletto al Parlamento siciliano).
Allora, onorevole, ‘sto centrodestra siciliano decolla?
“Quello che posso dire è che c’è tanta voglia di tornare a vincere”.
Ma ci sono anche tante divisioni…
“Si discute. E’ la democrazia, no?”.
Certo, la democrazia. Intanto, democraticamente, Nello Musumeci è candidato. E’ un esponente di spicco del centrodestra siciliana, ma non è il candidato ufficiale del centrodestra siciliano…
“Nello Musumeci è un uomo politico serio e leale. Con grandi capacità amministrative. A mio avviso è un ottimo candidato del centrodestra per la guida della Sicilia”.
Altri esponenti del suo partito e altre forze politiche del centrodestra non sembrano d’accordo su Musumeci. Pensiamo a Gianfranco Miccichè, commissario del suo partito in Sicilia. E anche al Cantiere Popolare. Dicono che Musumeci sia troppo a destra e che bisogna allargare…
“Questa storia che sarebbe troppo a destra non regge. Quando ha amministrato la cosa pubblica, Musumeci lo ha fatto nell’esclusivo interesse della gente, che ancora si ricorda di lui. Corretto, invece, il tentativo di allargare la coalizione. Anche se sull’allargamento della coalizione di centrodestra bisogna stare attenti a non commettere errori”.
A quanto pare, il Ministro Angelino Alfano, che in questo momento fa parte di un Governo nazionale di centrosinistra, potrebbe appoggiare, per la presidenza della Regione, un candidato di centrodestra. Non le sembra un’operazione di puro trasformismo politico? Già gli elettori siciliani sono nauseati e vanno a votare di malavoglia, quando ci vanno. Non pensa che, così facendo, aumenti la nausea tra i vostri elettori?
“E infatti ho detto che bisogna stare attenti ad allargare la coalizione di centrodestra. Dobbiamo salvaguardare il rapporto con il nostro elettorato, che è stanco di questi giochetti. Non solo. Aprendo a soggetti che, da anni, fanno parte di un progetto politico che ha danneggiato gli interessi dei siciliani rischiamo di perdere la parte buona del nostro schieramento politico. Così non va bene. Quando si ipotizzano certe alleanze bisogna tenere conto di tutti i fattori. E, alla fine, analizzare il saldo. E a me pare che, su questo versante, il saldo sarebbe negativo”.
Insomma, lei chiude ad Alfano e ai suoi?
“In politica è importante mediare. Ma sia chiaro che potranno diventare azionisti, ma non potranno governare il processo”.
Tra l’altro, Alfano e i suoi fanno parte del progetto del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ormai si muove come il leader del centrosinistra.
“E infatti ho detto che Alfano e i suoi debbono compiere i passaggi politici nella chiarezza: non possono stare a Roma con il centrosinistra e in Sicilia con il centrodestra! Non sarebbero credibili e minerebbero la credibilità della politica e, in particolare, di un progetto alternativo”.
Ma non è che Alfano in versione metà nel centrosinistra (a Roma) e metà nel centrodestra (in Sicilia) sta preparando, per conto di Berlusconi e Renzi, un mezzo inciucio: per esempio, un candidato per la presidenza della Regione siciliana che dovrebbe essere votato dal PD e dai partiti di centrosinistra e da Forza Italia e dai partiti di centrodestra?
“La Sicilia è sempre stata un ‘laboratorio politico’ dai tempi del ‘milazzismo’. Questa volta, però, sarebbe bene evitare sperimentazioni. Per dirla tutta: se vogliamo consegnare la Sicilia al Movimento 5 Stelle non dobbiamo fare altro che presentare un candidato comune PD-Forza Italia. Un’operazione del genere non solo farebbe vincere a paletti i grillini nella corsa per Palazzo d’Orleans, ma avrebbe un effetto nefasto anche sulle liste. Insomma, la via non è questa”.
Si riferisce a Giovanni La Via, l’eurodeputato siciliano (di Forza Italia? Alfaniano? Non si capisce)? Sa, si parla anche di lui come il candidato alla guida della Sicilia in un’operazione trasformista PD-Forza Italia…
“No, parlo di politica. Viviamo in una società dove si può dire tutto e il contrario di tutto. E appunto per questo serve chiarezza. E non servono, soprattutto, i guazzabugli. Insomma, un accordo PD-Forza Italia sarebbe un grande pasticcio. Una contraddizione, tra l’altro, rispetto allo scenario nazionale dove – lo si è visto dove si è votato – il centrodestra unito vince”.
Eppure in tanti hanno la sensazione che Miccichè, in Sicilia, stia lavorando per l’inciucio PD-Forza Italia…
“Mi auguro di no. Spero, invece, che stia lavorando a un allargamento della coalizione”.
Le ‘operazioni’ di allargamento vanno avanti da ottobre dello scorso anno ad oggi: quanto deve essere larga ‘sta coalizione di Miccichè?
“I processi politici, spesso, sono lenti”.
Molto lenti, in questo caso. Detto questo, a noi sembra che Miccichè, oltre ad allargare la coalizione, vorrebbe sbarazzarsi di Musumeci e, magari, vorrebbe essere rieletto alla presidenza dell’Ars. Lei che ne pensa?
“Penso che, se fossi Musumeci, non mi ritirerei dalla competizione. E sono convinto che Musumeci non si ritirerà. Non è un uomo politico disposto a barattare”.
Passiamo alle elezioni comunali di Palermo. Nei limiti di una competizione elettorale nella quale tanti, troppi verbali dei seggi elettorali sono incomprensibili, la lista di Forza Italia non ha brillato. Ci si aspettava un 10% e forse più. Invece siete a uno striminzito 8,6%…
“E’ vero, a Palermo si poteva fare di più. La lista non è stata fatta bene”.
In che senso?
“Nel senso che il coordinatore cittadino ha, diciamo così, ‘confezionato’ una lista su misura per un unico candidato”.
Si riferisce all’uso strumentale, se non moralmente scorretto, di tante candidate che avrebbero dovuto usufruire – con la doppia preferenza di genere – dei voti di un certo candidato e che, invece, hanno finito con il portare ‘acqua’ allo stesso candidato?
“Per l’appunto. Si sarebbe potuto lavorare ad una lista più robusta, mettendo tanti candidati forti. Invece, come ha colto perfettamente lei, contravvenendo alla spirito della legge che ha istituito la doppia preferenza di genere – legge regionale che dovrebbe incrementare la presenza delle donne nelle istituzioni – è stata ‘confezionata’ una lista ad hoc per qualcuno. Manovra che ha fatto perdere voti a Forza Italia. E che ha creato non pochi malumori tra alcune candidate di Forza Italia che pensano di essere state strumentalizzate, se non raggirate”.
Secondo lei, nel suo partito tutti hanno fatto votare come candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli, oppure qualcuno ha fatto votare per Leoluca Orlando?
“Questa domanda lei dovrebbe porla ad altri esponenti del mio partito”.
Parliamo dei verbali delle Sezioni elettorali. E’ ormai noto che tantissimi verbali sono incomprensibili. Eppure, davanti a un fatto così grave non parla nessuno. Anzi, si dice che, alla chetichella, tra qualche giorno, nel nome di Santa Rosalia proclameranno gli eletti al Consiglio comunale di Palermo…
“Premetto che sono contrario, per mia abitudine, ad ascoltare chi, all’indomani delle elezioni, lamenta di aver subito ‘furti’ di voti. Però debbo dire che, questa volta, non mi pare che il sistema abbia funzionato a dovere. Per mia abitudine giro molto per la città, parlo con la gente. In tanti mi dicono di non aver votato per Orlando. I sondaggi, quelli veri, davano altri numeri. Vuole proprio sapere cosa penso? Penso che Orlando non abbia superato il 40% dei voti”.
E di Orlando che pensa?
“Orlando è sindaco di Palermo da oltre trent’anni. Da Filaga al capoluogo siciliano, passando per Corleone, ha fatto il bello e il cattivo tempo. Oggi è, addirittura, il mattatore del centrosinistra siciliano: tratta con le cariche istituzionali offrendo candidature per la presidenza della Regione, ignorando i partiti che dice di rappresentare. Da osservatore esterno mi pare che continui a distruggere la sinistra di Palermo. Da sempre, poi, pasticcia con le società partecipate del Comune e con il precariato. E a me i pasticci non piacciono affatto”.
Foto tratta da si24.it