Alla fine il Governo italiano, dopo avere fatto circolare l’ipotesi di una impugnativa che avrebbe messo in serie difficoltà il governatore, fa un passo indietro. Ma la missione è compiuta: comportati bene o ti lasciamo a secco… I soliti giochi della politica politicante mentre la Sicilia muore
La ‘letterina’ era stata consegnata e aveva fatto centro: il nervosismo, ieri, nel palazzi del Governo siciliano era alle stelle. Dopo la batosta della Corte dei Conti che, come sappiamo, ha aspramente criticato il bilancio regionale, rimandando- cosa mai accaduta prima d’ora- il giudizio di parifica, la minaccia arrivata dal Ministero dell’Economia ha rischiato di scatenare una nuova bufera dalle conseguenze imprevedibili.
Il Ministero- come vi abbiamo raccontato nel dettaglio qui– ha fatto sapere che non gradiva alcuni articoli della legge di stabilità siciliana. Lasciando trasparire l’ipotesi di una impugnativa.
Per il presidente, Rosario Crocetta e per l’assessore-commissario, Alessandro Baccei sarebbe stato uno smacco micidiale: non solo i giudici contabili, ma anche i loro compagni di partito li avrebbero abbandonati al loro destino facendogli fare una magrissima figura.
Alla fine, il Consiglio dei Ministri, ha deciso di non impugnare le seguenti leggi:
1 legge della Regione Siciliana n. 8 del 09/05/2017, recante “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2017. Legge di stabilità regionale”;
2 legge della Regione Siciliana n. 9 del 09/05/2017, recante “Bilancio di previsione della Regione Siciliana per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019”.
Pericolo scampato per Crocetta e Baccei?
Per loro, forse, al momento sì. Ma la sensazione è che ci troviamo dinnanzi ai soliti trucchi della politica.
E’ probabile, infatti, che non c’entrino nulla le norme in sé. Ma che si tratti, semplicemente, di un modo come un altro per fare pressioni su Crocetta. Sappiamo che il PD nazionale vuole scaricarlo a tutti i costi. E che mira alle sue dimissioni anticipate. Cosa che darebbe modo ad un’alta carica dello Stato di potersi candidare alle elezioni regionali.
Crocetta in cambio vuole garanzie- ovviamente di tipo poltronistico- che nessuno può dargli, e quindi resiste. Ecco allora le minacce più o meno velate, di una impugnativa che non solo gli farebbe fare l’ennesima immensa ‘malafiura’, ma che, in concreto, gli renderebbe la vita impossibile. Come? Stralciando dal bilancio norme di spesa senza le quali Comuni ed intere categorie di lavoratori rimarrebbero del tutto a secco.
Il fatto che, alla fine, il Cdm non abbia dato seguito all’impugnativa, significa poco.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro: comportati bene o ti lasciamo a secco. Si tratta solo di una tregua, ma armata.
Che succederà ora? Difficile a dirsi, perché come detto, Crocetta chiede qualcosa in cambio delle sue dimissioni anticipate, ma il PD che è allo stremo, difficilmente potrà impegnarsi con qualcosa di concreto.
Quello che è certo è che mentre la Sicilia affoga nella povertà e nella disoccupazione, questi personaggi- a Roma e a Palermo- continuano a giocare sempre e solo per i loro interessi e per le loro poltrone.