Il sostanziale default della Regione (frutto degli scippi finanziari operati da Roma ai danni della Sicilia grazie all’assessore-commissario Baccei) è alla base degli incendi che in queste ore funestano la Sicilia. I pochi boschi rimasti e anche le aree prossime a tanti centri abitati bruciano perché la Regione non ha più nemmeno i soldi per le attività di prevenzione degli incendi. Perché il ‘congelamento’ della parifica del Bilancio consuntivo 2016, da parte della Corte dei Conti, rischia di essere strumentalizzato
Due eventi di queste ore che riguardano la Sicilia sono intimamente legati, eppure vengono illustrati e commentati come se ognuno dei due vivesse di vita propria. Si tratta dei ‘buchi’ del Bilancio della Regione siciliana – stigmatizzati dalla Corte dei Conti – e degli incendi che da tre-quattro giorni stanno funestando mezza Isola e forse più.
I vertici della Protezione civile nazionale hanno messo in evidenza un problema:
“Come fa una Regione come la Sicilia – hanno detto in sostanza – a non avere una propria flotta di aerei dedicata agli incendi?”.
A questa considerazione la Protezione civile nazionale è arrivata dopo avere accertato che le richieste di interventi con i Canadair – gli aerei anfibi utilizzati per lo spegnimento degli incendi – negli ultimi tre-quattro giorni sono stati richiesti per il 50%-60% e forse più dalla Sicilia.
Ma la Sicilia non si può dotare di una flotta aerea regionale?, si sono chiesti, giustamente, a Roma, i ‘capi’ della Protezione civile nazionale.
Domanda esatta. Anche perché un’ora di volo di un Canadair costa 14 mila euro! E la Sicilia, da quattro giorni, non fa che chiedere, a ripetizione, interventi da parte dei Canadair.
Quanto stanno costando, allo Stato, gli incendi della Sicilia?
Eh già, perché gli interventi dei Canadair non li pagano le Regioni: li paga lo Stato.
Ovviamente, nessuno – meno che mai la Protezione civile nazionale – dice che la Regione siciliana ricorre ai Canadair perché anche i soldi per la prevenzione degli incendi della Sicilia se li è presi Roma.
La Regione siciliana – se avesse un Governo regionale degno di questo nome – avrebbe dovuto replicare così:
“Egregi signori della Protezione civile nazionale, noi, in Sicilia, fino a sette-otto anni fa, in materia di tutela delle aree boscate dal fuoco avevamo tutto: personale e attrezzature. Ma da qualche anno a questa parte il Governo nazionale ha svuotato le ‘casse’ della nostra Regione. Non abbiamo più i soldi per gli aerei antincendio, non abbiamo più i soldi per le attrezzature, non abbiamo più i soldi per la manutenzione dei mezzi antincendio, non abbiamo più i soldi per la benzina necessaria per utilizzare i mezzi antincendio. E, se proprio la dobbiamo dire tutta, non abbiamo nemmeno i soldi per il personale: abbiamo tolto agli operai della Forestale lo straordinario, tutte le indennità aggiuntive e li avviamo al lavoro il 15 giugno invece che il 15 aprile, sempre per ‘risparmiare’. Di conseguenza, non effettuiamo più da almeno tre anni le operazioni per prevenire gli incendi: l’erba secca rimane nei sottoboschi e basta un mozzicone di sigaretta per far succedere un disastro”.
Ma la Regione non ha un Governo regionale degno di questo nome. Ha un Governo di centrosinistra che deve nascondere i soldi che un Governo nazionale – sempre di centrosinistra – ha rubato e continua a rubare alla Regione siciliana.
Siamo arrivati al punto d’incontro tra le fiamme che in queste ore devastano mezza Sicilia – compresi, ormai, tanti centri abitati – e i soldi che mancano dal Bilancio regionale: un ‘buco’ improvvisamente denunciato in modo forte dalla Corte dei Conti per la Sicilia.
In verità, negli anni passati, la Corte dei Conti per la Sicilia qualche segnale l’aveva lanciato: per esempio, quando ha parlato di comportamento non corretto, da parte dello Stato, nei riguardi della Regione siciliana. Se non ricordiamo male, i giudici contabili, qualche anno fa, hanno accusato lo Stato di “comportamento sleale” nei riguardi della Regione siciliana.
Era un modo, felpato, per far sapere ai Siciliani che lo Stato stava esagerando nello svuotare le ‘casse’ della Regione. I Siciliani l’hanno capito?
Da quando è in rete, questo blog denuncia, ripetutamente, gli scippi finanziari dello Stato in danno della Regione. Facendo un nome e un cognome: Alessandro Baccei, assessore all’Economia imposto qualche anno fa al Governo regionale da Roma: per la precisione, dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi.
Imposto in Sicilia da Renzi, il signor Baccei: e accettato dal presidente Rosario Crocetta e dai partiti di centrosinistra che governano la Regione siciliana, PD in testa.
Baccei – con l’avallo del PD di Cracolici, Faraone, Raciti, Marziano, Panepinto e con l’avallo degli altri leader, o presunti tali, del centrosinistra, da D’Alia a Cardinale fino al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – ha svuotato sistematicamente le ‘casse’ regionali, consegnando a Roma risorse di pertinenza regionale.
Baccei – con l’avallo del PD di Cracolici, Faraone, Raciti, Marziano, Panepinto e con l’avallo degli altri leader, o presunti tali, del centrosinistra, da D’Alia a Cardinale fino al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – ha calpestato lo Statuto siciliano, consentendo a Roma di trattenere risorse finanziarie che, a norma dello Statuto, sono della Regione.
Baccei – con l’avallo del PD di Cracolici, Faraone, Raciti, Marziano, Panepinto e con l’avallo degli altri leader, o presunti tali, del centrosinistra, da D’Alia a Cardinale fino al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – ha cancellato dal Bilancio regionale migliaia di miliardi di euro di crediti che la Regione vantava anche dallo Stato (leggere residui attivi).
L’operazione sui residui attivi (crediti vantati dalla Regione) è stata scorrettissima.
Anche la Corte dei Conti per la Sicilia, lo scorso anno, ha segnalato il fatto con estrema preoccupazione (come potete leggere qui).
L’anno precedente – dicembre 2015 – anche i grillini dell’Ars hanno sottolineato la ‘scomparsa’ di 10 miliardi di euro dalle ‘casse’ della Regione (come potete leggere qui).
Un’altra spregiudicata operazione finanziaria targata Baccei risale alla primavera-estate dello scorso anno, quando il presidente Crocetta ha firmato un secondo ‘Patto scellerato’ con il Governo Renzi. Un accordo, preparato da Baccei, che ha imposto a 5 milioni di Siciliani nuove penalizzazioni finanziarie e che ha portato alla revisione truffaldina delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto.
Un accordo assurdo, che il titolare di questo blog, Franco Busalacchi, ha raccontato in un’inchiesta in tre puntate (che potete leggere o rileggere qui se l’avete già letta).
L’aspetto assurdo di questo ‘Patto scellerato’ è che è stato messo ai voti e approvato dall’Assemblea regionale siciliana! Il Parlamento dell’Isola si è riunito – convocato dal presidente Giovanni Ardizzone – è ha approvato un accordo-capestro che ha ulteriormente penalizzato la Sicilia!
Il problema è che queste cose sono state appena accennate dalla Corte dei Conti per la Sicilia. Una magistratura contabile che solo qualche giorno fa ha deciso di sospendere la ‘parifica’ del Bilancio consuntivo regionale 2016.
A questo punto l’assessore-commissario, Baccei, si è arrabbiato:
“Ma come – ha replicato ai giudici della Corte dei Conti – avete sempre parificato tutto e adesso che sto completando il ‘lavoro’ in Sicilia minacciate di non approvare il Bilancio?”.
Baccei, dal suo punto di vista – che è il punto di vista di un burocrate inviato in Sicilia per smantellare i cardini economici e finanziari dello Statuto autonomistico della Sicilia – ha ragione: la Corte dei Conti non può, da un giorno all’altro, contestare l’assenza di fondi di qua e l’assenza di fondi di là…
In realtà – lo ribadiamo – negli ultimi due anni la Corte dei Conti alcuni segnali li ha lanciati: anche segnali coraggiosi che la politica siciliana non ha raccolto.
Del resto, quando un presidente del Parlamento siciliano mette all’ordine del giorno e fa approvare una legge che consente lo smantellamento di una parte dell’articolo 36 dello Statuto, la Corte dei Conti per la Sicilia cosa può fare?
La magistratura contabile può intervenire sui conti, non sugli ascari.
Il problema è che la scelta della Corte dei Conti per la Sicilia di ‘congelare’ la ‘parifica’ del Bilancio 2016 coincide con un momento politico particolare: è il momento in cui il PD – il partito che è il vero responsabile politico degli scippi finanziari operati dallo Stato in danno di 5 milioni di Siciliani – sta provando a scaricare sul solo presidente Crocetta i disastri di quasi cinque anni di Governo.
In questa fase il PD siciliano ha bisogno delle dimissioni di Crocetta, perché deve provare a sostituirlo con soggetti che, per essere candidabili, hanno bisogno delle dimissioni del presidente della Regione.
Sotto questo profilo, la corretta richiesta di ulteriori chiarimenti sul Bilancio consuntivo 2016 operata dalla Corte dei Conti per la Sicilia si presta a speculazioni politiche.
Insomma, per dirla in breve, l’eventuale, mancata ‘parifica’ del Bilancio consuntivo 2016 annullerebbe il Bilancio 2017, bloccherebbe l’Amministrazione regionale e costringerebbe Crocetta alle dimissioni: in pratica, un involontario favore fatto al PD che, lo ribadiamo, è il partito politico che è responsabile del sostanziale default della Regione siciliana.
P.S.
In queste ore, come gli capita spesso quando qualcuno intralcia la sua azione di ‘saccheggio’ delle finanze della Regione siciliana, l’assessore-commissario Baccei sputa sentenze di qua e di là. Al signor Baccei va detto che, nella stragrande maggioranza dei casi, i Siciliani non si identificano nei parlamentari nazionali del PD eletti in Sicilia e nei deputati regionali del PD.
La stragrande maggioranza dei Siciliani ha capito che Baccei ha ‘saccheggiato’, con l’avallo del Partito Democratico siciliano, le finanze della Regione.
Le ex Province sono senza soldi perché il signor Baccei, i soldi delle ex Province della Sicilia, li ha portati a Roma.
I Comuni siciliani sono senza soldi (Baccei non lo dice, ma in questo momento – e siamo a Luglio – la Regione non ha erogato ai Comuni nemmeno un euro del Fondo per le Autonomia locali, nemmeno un euro del fondo per il precariato e nemmeno un euro dei 115 milioni di euro per il pagamento della rete dei mutui) perché i soldi dei Comuni siciliani sono finiti a Roma.
La Sicilia è funestata dagli incendi perché anche i soldi per le attività antincendio sono finiti a Roma.
L’elenco potrebbe continuare con tutti gli altri soggetti lasciati senza risorse finanziarie da Baccei, dalle Fondazioni alle Associazioni culturali (compresi i Teatri siciliani) a enti e società regionali eccetera eccetera.
Quanto a Crocetta, che trova ancora giornali disposti a ospitare il suo ‘pezzo forte’: “Abbiamo risanato il Bilancio della Regione”, non abbiamo bisogno di commentarlo: si commenta da sé.
Crocetta è quel signore che nel giugno del 2014 firma con Renzi il primo ‘Patto scellerato’. Qualche giorno dopo che l’ex assessore regionale, Franco Piro, su Link Sicilia, denuncia che l’accordo firmato da Crocetta, a Roma, farà perdere un sacco di soldi alla Regione, lo stesso presidente della Regione si catapulta nella ‘Capitale’ per cercare di rimangiarsi l’accordo.
Non aveva capito, Crocetta, che con il primo ‘Patto scellerato’ stava regalando a Roma da 4 a 5 miliardi di euro frutto di alcuni pronunciamenti della Corte Costituzionale, in materia finanziaria, favorevoli alla Regione siciliana.
Questo è Crocetta. Ma i sui compagni di partito del PD che oggi vogliono le sue dimissioni non sono migliori di lui. Anzi.
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Almeno le spese obbligatorie verrebbero erogate in caso di mancata parifica?
E se raccogliessimo almeno 500.000 firme, potremmo chiedere l'annullamento dei due accordi tra Crocetta e Renzi e potremmo chiedere che i "NOSTRI" deputati regionali che hanno votato "SI" a questi accordi rimettessero i soldi direttamente dalla loro tasche, dato che questi soldi "beneficiati" a Renzi sono soldi dei siciliani? soltato noi siciliani possiamo decidere se rinunciare a quelle somme dovute e non un "esimio" Presidente di Regione, Questi soldi nostri possono e devono servire per soddisfare le esigenze sociali di cui la nostra Regione ha bisogno e non sono soldi del sig. Crocetta che li ha rifiutatim come se fossero cose e beni propri?
Se lui voleva fare omaggi al suo presidente, che li faceva operando tagli al suo stipendio e otagli ai deputati regionali succubi del loro Renzicapo.