Ndrangheta presente in tutti i settori e in tutte le regioni. Così come le mafie in generale che si confezionano bandi ad hoc attraverso la corruzione, indirizzando la spesa pubblica… Vale la pena ricordare che ieri, Fiammetta Borsellino, ha sottolineato come le indagini del padre fossero indirizzate sugli appalti…
E’ terrificante il quadro tracciato dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, nella relazione annuale della Dna. Perché una cosa è il sospetto, altra cosa è leggere quelle che per questo organismo sono verità accertate.
Non c’è settore che non sia inquinato dalle mafie. Non c’è regione che non ne sia ammorbata. L’ndrangheta, in particolare, è “presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo”.
Un esempio lampante è fornito dalla figura di Paolo Romeo, che secondo la Dda reggina, era al centro di una rete sospesa tra massoneria e ndrangheta:
“Le diverse indagini hanno delineato quale appartenente al mondo massonico e, al contempo, uomo di vertice dell’associazione criminale, dei cui interessi è portatore, nel mondo imprenditoriale ed in quello politico, ruolo svolto con accanto personaggi che sono sostanzialmente gli stessi quantomeno dal 2002, dunque da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto, versa la fine degli anni 70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la strage di piazza Fontana”.
“All’interno di questa cabina di regia criminale – si legge ancora nella relazione – è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo”.
Non solo ndrangheta, ma mafie, in generale, che gestiscono i poteri che dovrebbero essere dell’Autorità Pubblica:
“L’uso stabile e continuo del metodo corruttivo-collusivo da parte delle associazioni mafiose, determina di fatto l’acquisizione (ma forse sarebbe meglio dire, l’acquisto) in capo alle mafie stesse, dei poteri dell’Autorità Pubblica che governa il settore amministrativo ed economico che viene infiltrato. Con l’utilizzazione del metodo collusivo-corruttivo, le mafie si avvalgono sempre della forza d’intimidazione e dell’ assoggettamento ma per ottenere il risultato, non usano direttamente della propria forza, ma – con risultati analoghi e generando un totale assoggettamento – quella di altri e cioè dei Pubblici Ufficiali a busta paga”.
A solleticare gli appetiti, manco a dirlo, i fondi pubblici:
“Assai spesso, è la stessa organizzazione mafiosa che, avendo acquisito le necessarie capacità tecniche e le indispensabili relazioni politiche, individua essa stessa il settore nel quale vi è possibilità di ottenere finanziamenti e, quindi, conseguenzialmente, indirizza ed impegna la spesa pubblica. Si tratta del vulnus più grave alla stessa idea, allo stesso concetto di autonomia locale”.
“Individuati i fondi necessari, pagato o promesso il corrispettivo al politico che ha dato il via libera e attribuito il finanziamento all’ente locale, chiude il primo passaggio, il primo step, e l’opera può essere messa a gara”.
“L’impresa del cartello o un professionista incaricato, redige integralmente il bando di gara e lo consegna agli uffici amministrativi pubblici spesso neppure attrezzati tecnicamente a redigerlo”.
“Bandita la gara, si innesta l’attività corruttiva-collusiva tesa a fare coincidere il nome del vincitore con quello della ditta del cartello che aveva prima fatto finanziare l’opera e, poi, aveva impostato il bando di gara (al fine di aggiudicarsela)”.
Che dire?
Proprio ieri, Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, in una video intervista che potete vedere qui, ha detto che suo padre indagava sul rapporto tra mafia e appalti.
E, a quanto pare, dal 1992 è cambiato ben poco.
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