Grano: navi, navi e sempre navi. Quando finirà questa storia? Parla Saverio De Bonis

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Almeno in Puglia delle navi cariche di grano si ha contezza. In Sicilia, invece, non si sa più nulla. E mentre Cosimo Gioia annuncia che la prossima settimana sarà ascoltato dalla commissione Sanità del Parlamento siciliano, con Saverio De Bonis facciamo il punto della situazione. Due navi, una arrivata a Bari (la Coldiretti è scesa in campo per bloccarla) e l’altra nel porto ‘inagibile’ di Manfredonia. Il TAR Puglia che ha dato ragione a GranoSaluss. La CUN  

Ormai da tempo le polemiche sul grano duro estero carico di glifosato e di micotossine DON non si contano più. Ormai, nell’immaginario collettivo – non soltanto italiano, ma internazionale – si va sempre più affermando la convinzione che la pasta si deve produrre con il grano duro buono, segnatamente con il grano duro coltivato nelle Regioni del Mezzogiorno d’Italia. Ormai tra tantissimi consumatori si va affermando l’idea che bisogna sapere cosa arriva sulle nostra tavole, a cominciare dalla pasta. Ebbene, nonostante tutto questo nei porti italiani continuano ad arrivare navi cariche di grano estero! In Puglia, nel giro di una settimana, ne sono arrivate due. Sulla Sicilia non abbiamo notizie, perché ormai lo scarico di cereali avviene in gran segreto…

Per fare il punto della situazione siamo andati a fare quattro chiacchiere con Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus, l’associazione che raggruppa consumatori e produttori di grano duro delle Regioni del Mezzogirono d’Italia.

Allora, De Bonis, ci risiamo con le navi…

“Le navi, purtroppo, arrivano sempre”.

La novità è che la Coldiretti si è svegliata. A quanto pare, ieri, gli iscritti alla Coldiretti nel porto di Bari, hanno bloccato una nave carica di grano duro estero.

“Dopo tutto il clamore che abbiamo sollevato negli ultimi anni qualcosa, finalmente, si comincia a muovere. Del resto, chi fa sindacato in agricoltura non può continuare ad accettare questa incredibile storia del grano estero contaminato da glifosato e micotossine DON”.

Si sono mosse anche la Confagricoltura e la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori)?

“Non mi risulta. Per ora a sollevare il problema è la Coldiretti. E, naturalmente, noi di GranoSalus“.

E’ vero che, oltre a una nave carica del solito grano, arrivata a Bari, ne è arrivata un’altra nel porto di Manfredonia?

“Sì, è vero. Manfredonia è uno dei porti prediletti da questi signori. A Manfredonia, lo scorso 5 giugno, è arrivata una nave portoghese carica di grano”.

Ma non è un porto inagibile?

“Sì, è inagibile. Ma lo scelgono proprio per questo”.

Ma non è illegale?

“In questa storia è tutto illegale. Il pontile del porto di Manfredonia non è agibile. Eppure le navi continuano ad arrivare. A Manfredonia c’è anche una storia nella storia”.

Cioè?

“Nel porto di Manfredonia, negli anni passati, è stato realizzato un tunnel con un nastro trasportatore costato circa 120 miliardi di vecchie lire e mai entrato in funzione. sarebbe dovuto servire proprio per le operazioni di carico e di scarico”.

E’ vero che il grano duro estero che arriva in Italia, oltre che dalla Grecia (ne abbiamo parlato qui), passa anche dalla Sardegna?

“Sì, è vero”.

Che c’entra la Sardegna?

“Abbiamo il dubbio che, in Sardegna, il grano venga miscelato con il grano zootecnico”.

Cosa ve lo fa pensare?

“A farcelo pensare è la presenza di chicchi di granella verdi. Solo il grano che viene fatto maturare con il glifosato è verde. E come tutti sappiamo, il grano duro fatto maturare artificialmente con il glifosato è tipico delle zone fredde e umide del Canada. Certo, il glifosato in maturazione può essere utilizzato anche in altre aree del mondo. Ma sappiamo che nelle zone fredde e umide del Canada tale pratica è la norma”.

Sono state predisposte le analisi?

“Sulle analisi, in Puglia, la situazione è paradossale”.

Ovvero?

“I laboratori attrezzati, nella nostra Regione – parlo dell’ARPA di Bari e dell’Istituto Zooprofilattico di Foggia – non sono accreditati per il glifosato. E quindi le analisi verrebbero invalidate”.

E la Regione Puglia che fa?

“Lo chieda ai rappresentanti della Regione Puglia”.

Lei ripete spesso che le navi cariche di grano estero, spesso pene di contaminanti, arrivano sì in tanti porti italiani, ma che la maggior parte delle navi attracca nei porti pugliesi”.

“E lo confermo: i porti pugliesi sono quelli dove avviene il maggior numero di sbarchi di grano estero. E questo è spiegabile con il fatto che in Puglia si concentra il maggior numero di mugnai d’Italia”.

Insomma, da quello che abbiamo capito, con le solite navi siamo sempre allo stesso punto. Lo sa che il rappresentante di GranoSalus in Sicilia, Cosimo Gioia, la prossima settimana, dovrebbe essere ascoltato dalla commissione sanità del Parlamento siciliano. Franco Busalalacchi,  candidato alla presidenza della Regione siciliana, ha inserito nel proprio programma politico la battaglia per bloccare queste navi.  

“Sì, conosco sia la battaglia condotta da Bisalacchi, sia quella condotta da Cosimo Gioia. Dico che dobbiamo andare avanti, perché la strada per liberare i consumatori dal grano contaminato è ancora lunga”.

Parliamo un po’ del grano duro di quest’anno.

“Annata buona. Forse le rese sono un po’ più basse, ma la qualità del grano di quest’anno è ottima”.

E il prezzo?

“Su questo fronte, come al solito, sono in corso le solite speculazioni”.

Prezzi, come sempre, bassi?

“Quest’anno ci vorrebbero imporre il doppio prezzo: un prezzo medio per il grano di quest’anno e un prezzo più basso per il grano dello scorso anno. Ricordo che, lo scorso anno, molti agricoltori non hanno venduto il grano perché il prezzo era troppo basso”.

Ma non c’è verso di fare luce su questa storia? Com’è finita con la Camera di Commercio di Foggia?

“E’ finita che il TAR Puglia ci ha dato ragione. E ha condannato la Camera di Commercio a fornire le fatture e a pagare le spese”.

Riassumiamo un po’ la storia.

“Noi di GranoSalus, lo scorso anno, stanchi di subire i prezzi bassi abbiamo chiesto alla Camera di Commercio le fatture relative alla compravendita della partite di grano duro. In attesa che entri in funzione la CUN, la Commissione Unica Nazionale che dovrà operare nel mercato per stabilire i prezzi, sono ancora ne Camere di Commercio ad occuparsi di tale questione. Noi, lo scorso anno, visti i prezzi del grano duro a nostro avviso troppo bassi, abbiamo chiesto alla camera di Commercio di Foggia le fatture. Per provare a capire la genesi di questi prezzi bassi”.

La Camera di Commercio ha risposto?

“La Camera di Commercio ci ha fornito i verbali, ma non le fatture. Dicevano che si tratta di documenti ‘sensibili’. Gli uffici della camera di Commercio sostenevano che noi di GranoSalus non siamo portatori di di interessi. Così ci siamo rivolti ai giudici amministrativi. Che ci hanno dato ragione”.

E con la CUN come vanno le cose?

“Se tutto filerà liscio, e noi ce lo auguriamo, con la CUN si dovrebbe partire il prossimo 20 giugno. Ma sappiamo già che sarà un braccio di ferro. Ricordo che sono passati già due anni. Proprio in questi giorni aspettiamo la convocazione del tavolo di filiera, a Roma”.

E con le analisi sugli otto marchi di pasta industriale (QUI I RISULTATI DELLE ANALISI SUGLI OTTO MARCHI DI PASTA PROMOSSE DA GRANOSALUS) che ci dice?

“Aspettiamo il pronunciamento della magistratura. Il 15 giugno dovremmo avere notizie sulla Granoro. Credo che entro un mese sapremo qualcosa anche sulla vicenda che riguarda le nostre analisi in generale”.

A suo avviso i grandi industriali della pasta ha capito che debbono cambiare strada?

“Qualcosa comincia a cambiare. Ma, lo ribadisco, la strada ancora è lunga”.

P.S.

In Puglia, alla fine, le navi cariche di grano che arrivano nei porti di questa Regione vengono monitorati. E in Sicilia? Abbiamo solo le chiacchiere degli attuali governanti della Regione, raro esempio, in questo settore, di nullismo politico e amministrativo…   

 

 

 

 

 

 

 

 

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  • Al sig. Cosimo Gioia suggerirei, prima di andare in Commissione, di aggiornarsi su quante aziende agricole siciliane hanno scelto "l'abbandono seminativo" incentivato dalla comunità europea per favorire i vari "Ceta" e se si può porre fine a tale abbandono con il ripristino del seminativo (magari suggerendo un incentivo).
    Anche così la Sicilia cresce.

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