Al 27 aprile sono stati ricollocati solo 18.410 richiedenti asilo. Di questi: 12.490 dalla Grecia e 5.920 dall’Italia. Su 160 mila previsti. Tutto il peso del fenomeno migratorio viene lasciato sulle spalle di questi due Paesi. Emblematico anche il caso dei minori non accompagnati: dal nostro Paese ne è partito solo uno…
Cronaca di un farsa annunciata: ricordate il piano di ricollocamento dei richiedenti asilo? Nel 2015, sotto la pressione dell’ondata migratoria che gli stati europei si erano accordati per ricollocare 160mila migranti – principalmente siriani, eritrei e iracheni – dall’Italia e dalla Grecia agli altri stati che ospitavano un numero di migranti inferiore. Un piano che già allora aveva fatto storcere il naso ai paesi più restii all’accoglienza (Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia avevano votato contro) e, infatti, è una debacle totale:
al 27 aprile sono stati ricollocati solo 18.410 richiedenti asilo. Di questi: 12.490 dalla Grecia e 5.920 dall’Italia. A denunciare questa assurda situazione sono i parlamentari europei che, a larga maggioranza, hanno approvato una risoluzione che mette nero su bianco il fallimento: “Un dato che equivale ad appena l’11 per cento degli obblighi assunti. Cioè, 18.410 persone su 160 mila previste”.
Tranne rare eccezioni, come la Finlandia che quantomeno accoglie i minori non accompagnati, e di Malta, quasi tutti gli altri Stati fanno orecchie da mercante, o applicano criteri di selezione del tutto arbitrari:” Ricollocano soltanto le madri sole o escludono richiedenti di alcune nazionalità, ad esempio gli eritrei. Al 7 maggio scorso la Grecia si era vista respingere 961 persone che avevano i requisiti per essere trasferiti altrove”-
L’Italia in questo momento cerca 5mila posti per minori non accompagnati, ma i paesi europei hanno accolto finora “soltanto un minore non accompagnato”, scrive nero su bianco il Parlamento di Strasburgo.
Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di procedere con le procedure d’infrazione e con le relative sanzioni, ma servirà a qualcosa?
Intanto, quest’anno i migranti sbarcati in Italia, sono oltre 37.200 nei primi quattro mesi dell’anno, il 33% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Sono i dati di Frontex. Altri 10mila sono arrivati tra la Grecia e la Spagna. E siamo solo all’inizio dell’estate.
Una denuncia che rende ancora più evidente, se possibile, che per l’Italia ormai è doveroso parlare di sostenibilità dell’accoglienza. Può l’Italia permettersi di gestire da sola il fenomeno e di tenere sul proprio territorio questa enorme massa di persone che continua ad arrivare e che gli altri Paesi non vogliono?
“L’Italia e la Grecia – ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani- continuano a essere sottoposte a un’enorme pressione, dal momento che migliaia di migranti continuano a sbarcare sulle loro coste ogni giorno”.
“L’Unione – ha concluso – deve attuare una volta per tutte una strategia globale per gestire i flussi migratori. Dobbiamo riformare profondamente il regolamento Dublino sull’asilo e affrontare il problema alla radice investendo di più e meglio in Africa, nel quadro di una robusta diplomazia economica”.
Riformare il regolamento di Dublino significa rivedere quelle norme che impediscono di presentare una domanda di asilo in più di uno stato membro e che attribuiscono allo stato dove il migrante ha fatto ingresso nell’Unione l’obbligo di esaminare la richiesta d’asilo.
Se ne parla da anni. Non si è mai fatto nulla.
Il fenomeno, come sappiamo, è assai complesso: da un lato c’è il dramma umano di chi emigra, dall’altro ci sono le difficoltà in cui si viene a trovare il nostro Paese. In questo contesto, la Sicilia, come sappiamo, è in prima fila, anche da un punto di vista di spese che la Regione deve sostenere. In primis, come vi ricordiamo qui, la spesa sanitaria per l’assistenza alle persone che arrivano.
C’è poi la questione sicurezza e criminalità, come più volte ribadito dal Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.
La settimana scorsa ne ha parlato anche il Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, nel corso di un incontro con un gruppo di operatori sociali europei (come leggiamo su una nota, l’incontro fa parte di un più ampio progetto curato dalla Fondazione Falcone denominato “Nuove forme di cittadinanza europea nell’epoca delle migrazioni” ed è finanziato dalla Commissione Europea).
Il magistrato ha citato i dati Europol, – di cui vi abbiamo parlato qua- secondo cui, circa il 90% dei migranti giunti in Europa negli ultimi anni lo ha fatto tramite canali gestiti da reti criminali di trafficanti organizzati. Il business stimato è da capogiro.
Un timbro criminale che si rispecchia anche nell’aumento delle indagini condotte dalla Procura, passate da 4 in tutto il 2012 a 7 nei primi quattro mesi del 2017 con 21 persone sotto inchiesta per traffico di esseri umani o sfruttamento.