Alle pompose celebrazioni dell’anniversario della prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ne ha combinata un’altra delle sue, mettendo in difficoltà il Presidente della repubblica Sergio Mattarella… E’ vero, l’acqua fa male e il vino fa cantare. Però non bisognerebbe esagerare…
di Claus Cahib
Tra il silenzio assordante del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, vero e proprio convitato di pietra, e il confuso farfuglìo del Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, tutti si son dati da fare celebrare, lodare, sullodare, ricordare, rimembrare, auspicare e ribadire l’anniversario della prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana, quella stessa Assemblea regionale, cioè, che a porte chiuse equiparò i suoi emolumenti a quelli del Senato.
Alta in quel fatidico giorno della memoria si è levata l’alata parola di Rosario Crocetta, di colui che, nel punto più alto del proprio masochismo, uno sparuto e disperato manipolo di siciliani ha eletto presidente della Regione.
Non capendo nulla di nulla (a volte mi sembra il clone gelese del Presidente bambino della Corea del Nord, il pupo tenuto lì dai militari, i veri detentori del potere, a giocare con binocoli, missili e robot), il Crocetta, che non stava nella pelle per la felicità, non ha saputo resistere e ha sostanzialmente confessato al mondo che il Presidente della Repubblica fa parzialità, avendo fatto assegnate alla sua Sicilia risorse importanti per la disabilità.
Perdoniamolo, per una volta. Finalmente per lui si prepara una vecchiaia al riparo dal bisogno!
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Sentiti! Uno spettacolo teatrale dove Ardizzone risultava con bella dizione, crocetta tra pronuncia e contenuti da brivido, mattarella con una maschera inespressiva immutabile e tragica.