Il fato ha voluto che le inchieste della magistratura sui trasporti marittimi tra la Sicilia e i suoi arcipelaghi coincidano con ben due campagne elettorali: le elezioni politiche nazionali, previste per ottobre, e le elezioni regionali siciliane, previste a novembre. Per la prima volta, dopo decenni, la vecchia politica dovrà fare a meno dei ‘regali marini’. Un ‘dramma’ per Messina e Trapani dove tra navi e aliscafi…
Il contrasto tra “maschera” e “volto” è un tema ricorrente nella poetica di Luigi Pirandello. La “maschera” è l’apparenza esteriore, il “volto” è la realtà interiore. Ebbene, ieri, a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, alla parata di stelle della politica siciliana organizzata in onore del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitato d’onore per celebrare i 70 anni trascorsi dalla prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana (maggio 1947), il contrasto tra “maschere” e “volti” era evidente. Dietro gli sguardi ora seri, ora sorridenti degli esponenti della vecchia politica siciliana si consumava il dramma della ‘dragunara’ che si è abbattuta sulla Sicilia.
La ‘dragunara’ è una tempesta marina: ed è proprio una tempesta, quella che si è abbattuta sui trasporti marittimi tra la Sicilia e i suoi arcipelaghi. Una tempesta giudiziaria che è alle prime battute, ma che potrebbe avere effetti imprevedibili. Soprattutto se qualche protagonista di questa vicenda decidesse di vuotare il sacco.
Che giro di affari ci sia dietro i trasporti marittimi tra la Sicilia e i suoi arcipelaghi l’abbiamo raccontato ieri (come potete leggere qui). Pensate: ogni anno 166 milioni di euro di contributi a ‘babbo morto’ (a pioggia e senza controlli, naturalmente a fondo perduto), più gli introiti dei biglietti di aliscafi e navi. Un ‘formaggio marino’ nel quale, da decenni, si rotolano tanti politici, soprattutto tra Messina e Trapani, due città dove il ‘formaggio’ si gusta con i compassi e le squadre della massoneria.
Ora, mannaggia!, sul mondo dei trasporti marittimi tra la Sicilia e gli arcipelaghi sono arrivate le inchieste della magistratura. Perché non è che di inchiesta ce n’è solo una, ma due, tre, forse quattro, ognuna che fa capo a una Procura diversa. ‘Mannaggia’, pensano gli oggi ‘poveri’ esponenti della vecchia politica siciliana: “Ma proprio a noi doveva capitare?”.
Così torniamo alle “maschere” e ai “volti” di ieri a Palazzo Reale. Mai come ieri, nei volti degli esponenti della vecchia politica siciliana, il contrasto tra apparenza esteriore e realtà interiore è stato così doloroso, così preoccupato. A cosa pensavano i nostri campioni dell’ascarismo? Quali crucci si celavano dietro i sorrisi e le strette di mano? Quali grandi pensieri albergavano nelle loro menti?
Negli occhi dei più, in controluce, si poteva osservare un copioso flusso di coscienza che ripeteva al ritmo di una nenia:
“Non è che, adesso, a qualcuno gli viene in testa di parlare e di raccontare tutto? Non è che a qualche collezionista di Rolex, di viaggi a umma umma, di biglietti ‘a gratis’ di qua e di là e, soprattutto, di ‘campagna elettorali al sapore di mare’ gli prende la follia – volendo un po’ pirandelliana anche questa, no? – di dire: ‘Basta, non ce la faccio più, da oltre trent’anni non faccio altro che…’. Oddio che brutti pensieri…”.
Ma il pensiero dei pensieri, la meta-riflessione ‘filosofica’ che, come in una carambola, sbatteva di testa in testa tra gli esponenti della vecchia politica mentre ascoltavano i discorsi aulici del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e del Presidente Mattarella era un altro e ben più alto. Parliamo del pensiero forte di queste ore: un pensiero che si nutre di un ordito romano-renziano.
Sì, il ‘capo’ del PD, Matteo Renzi, ha deciso che la manovra da 3 miliardi e mezzo di euro non si può fare prima delle elezioni politiche. Non si possono scippare dalle tasche degli italiani – già in crisi – altri 3 miliardi e mezzo di euro da regalare all’Unione Europea e poi andare al voto. Perché il PD rischia di scivolare sotto il 20%.
E allora bisogna andare al voto il prossimo ottobre, prendere per i fondelli gl’italiani dicendo che ci vuole “un’altra Europa” alla Tsipras (il leader greco che, a furia di andare dietro all’Europa dell’euro ha portato la Grecia alla povertà, tagliando pensioni, salari e sanità) e poi, una volta incassato il voto, massacrare gli italiani per i prossimi cinque anni con nuove tasse, magari sulla casa, proprio come si sta facendo in Grecia per pagare il ‘debito’.
Ma attenzione, non facciamo confusione: non pensate, per carità!, che gli esponenti della vecchia politica siciliana siano preoccupati per gli altri soldi che verranno scippati a una Sicilia già esangue con la manovra da 3 miliardi e mezzo di euro da varare a novembre, dopo aver carpito il voto agli italiani. No: il dramma della vecchia politica siciliana è che dovrà affrontare ben due campagne elettorali – le elezioni politiche nazionali di ottobre e le elezioni regionali di novembre – senza la ‘manna’ che, da decenni, è sempre arrivata dal mare.
Pensate al ‘dramma’ che vive oggi la vecchia politica di Messina che dovrà barcamenarsi in ben due campagne elettorali all’ ‘asciutto’, come si usa fare in certe aree del Sud Italia dove in agricoltura si risparmia sull’acqua, perché di acqua non ce n’è. In agronomia questa tecnica si chiama “aridocoltura”. Con le dovute differenze, a Messina e a Trapani si chiamerà “arido-politica”…
Già, Trapani. Ma ve l’immaginate la vecchia politica trapanese che vedrà passare aliscafi e traghetti senza…
P.S.
Ovviamente i Rolex e tutto il resto non riguarda solo Messina e Trapani, ma anche altre province siciliane e, naturalmente, Roma. I ‘regali’ del mare arrivano ovunque…