Le precisazioni inviateci dall’ARPA Sicilia confermano quello che abbiamo scritto. E conferma, soprattutto, i nostri dubbi. Non solo: l’Agenzia Regionale per la tutela Ambientale non dà, ad esempio, una risposta agli interrogativi che abbiamo sollevato sui stanziati dagli anni ’90 in poi per il risanamento delle Aree dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale (Siracusa, Gela e Milazzo). Il ‘caso’ del cementificio di Isola delle Femmine
La replica al nostro articolo ricevuta dall’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) della Sicilia non solo non smentisce, ma conferma il contenuto del nostro articolo.
1) Le polveri sottili dalla combustione della legna domestica (stufe, caminetti, ecc.)
Se la precisazione dell’ARPA consiste nel fatto che nelle aree urbane siciliane, in primis Palermo e Catania, il contributo delle polveri sottili originate dalla combustione domestica della legna è in quantità superiore fino quasi a 3 volte (da 2,2 a 2,81 volte) quello derivante dal traffico autoveicolare solo perché sarebbe in linea con altre città italiane, i dubbi e le perplessità che abbiamo espresso nel nostro articolo ci appaiono ancor più accresciuti e confermati per la semplice e ovvia considerazione che si vengono a mettere sullo stesso piano aree geografiche e città dai fattori climatici del tutto differenti.
Quale sarebbe, infatti, la similitudine o l’affinità termica giornaliera/mensile/stagionale di città come Palermo e Catania con città del centro o del nord Italia? A meno che all’ARPA risultino avvenuti nella nostra regione stravolgimenti meteoclimatici tali da avere comportato un’escalation di installazioni di stufe, caminetti, ecc. e, soprattutto, un’impennata dei mesi di loro intenso e prolungato utilizzo a causa di rigidità termiche, che – riteniamo di non essere i soli – ci sono francamente sfuggiti. Né ci pare che il Piano fornisca referti analitici sulla composizione chimica delle polveri sottili dei nostri centri urbani tali da supportare e confermare l’affermazione della loro prevalente origine dalla combustione domestica di legna. Se poi l’ARPA fosse in possesso di queste analisi ed esse fossero statisticamente significative e rappresentative non dovrebbe far altro che renderle di pubblico dominio.
2) Il Piano siciliano dell’aria del 2007 “canovaccio” di quello veneto
L’ARPA non fa che confermare quanto riportato nel nostro articolo, cioè che il Piano “canovaccio” siculo-veneto “con le sue successive modifiche [vale a dire con i refusi padani cancellati e quelli rimasti] non è mai stato revocato dall’Amministrazione Regionale”. Constatiamo con soddisfazione che dell’anomala sopravvivenza amministrativa se n’è accorta anche l’Agenzia, che, tuttavia, non spende un solo appunto critico o una qualsivoglia osservazione su quella sorta di “refuseria” (di cui, in effetti essa stessa risultava tra gli autori), la qual cosa ci conferma, in negativo, che si procede pur sempre all’insegna del tutto va bene madama la marchesa. L’ARPA precisa anche di avere esplicitamente indicato nell’allegato 13 del Piano 2017, a titolo esemplificativo, le Linee Guida per la redazione dei Piani di Azione Comunali (PAC) della Regione Toscana. Ebbene, anche noi, nell’articolo, ci eravamo semplicemente chiesti, a puro titolo esemplificativo, se fossimo sicuri di essere in Sicilia.
3) Impianti industriali
Il nostro articolo segnalava l’assenza nel Piano 2017 di qualche impianto industriale di grandi dimensioni e poneva l’interrogativo, inoltre, su che fine abbiano fatto le decine e decine di milioni di euro stanziati fin dagli anni 90 per il risanamento delle Aree dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale (Siracusa, Gela e Milazzo). Riguardo al primo punto, è singolare il caso del cementificio Italcementi di Isola delle Femmine, che appare e scompare, un po’ qui, in po’ là, tra le pagine del Piano. Viene citato in qualche parte, ma non figura, anzi, è del tutto assente, inspiegabilmente, nella “analisi delle sorgenti emissive per singolo stabilimento”, nella “valutazione della qualità dell’aria”, non sta neppure nel previsto “progetto di razionalizzazione del monitoraggio della qualità dell’aria in Sicilia ed il relativo programma di valutazione”, ecc., pur trattandosi di un impianto di notevole grandezza ed impatto ambientale, ubicato, per di più, all’interno del perimetro urbano del Comune di Isola e prospiciente a quello del Comune di Capaci. Sul destino dei finanziamenti per le aree a rischio registriamo semplicemente risposta non pervenuta
QUI LA REPLICA DELL’ARPA SICILIA
Foto tratta da economiasicilia.com
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Certo è che in fatto di Piani e leggi ambientali Crocetta e la sua compagine sono messi davvero bene. Il Piano dei rifiuti? Desaparecido. La legge sull'acqua pubblica? Tra le onde della Corte Costituzionale. Il Piano dell'Aria? Tra Valutazione Ambientale Strategica, stufe e caminetti tenuti tanto accesi per difendersi dal clima rigido siciliano da produrre polveri sottili quasi il triplo di quelle dal traffico delle auto ed altro ancora. Ed allora, avvicinandosi sempre più la scadenza elettorale, l'intrepido Saro da Gela potrà presentarsi con orgoglio al cospetto degli elettori siciliani, con l'assessore dell'Ambiente Croce alla sua destra e quello dell'Energia (Acque e Rifiuti) Contrafatto alla sua sinistra, e dire, da novella Cornelia madre dei Gracchi : ECCO I MIEI GIOIELLI. "Rumors"? Garantiti.