Signore e signori, ecco a voi un altro capitolo sulla farsa della politica dell’accoglienza italiana: in occasione del G7 di Taormina, in Sicilia non arriveranno migranti. Ragioni di sicurezza che valgono solo per i capi di Stato. Chissà, magari sarà la volta buona che le ONG faranno ricadere sui proprio Paesi di origine i costi delle loro opere di bene…
Signore e signori, ecco a voi un altro capitolo sulla farsa della politica dell’accoglienza italiana: in occasione del G7 di Taormina, in Sicilia non potranno approdare le navi- ONG e non- cariche di migranti. Di colpo, ciò che sembrava impossibile da attuare secondo tutti i buonisti d’Italia, diventa realtà: gli sbarchi si possono fermare. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, come ha anticipato il Messaggero, ha chiuso Schengen, “ripristinando i controlli alle frontiere per il periodo che va dal 10 al 30 maggio”, e ha appunto disposto il blocco navale per “evitare che l’onda continua del flusso migratorio possa raggiungere” i porti sensibili.
“È stata rappresentata la necessità di realizzare a partire da oggi – si legge nell’informativa del capo della Polizia – una riduzione progressiva degli sbarchi a Messina e poi per l’intera Sicilia, evitando di impegnare i porti dell’isola: Messina dal 18 al 28 maggio, tutti gli altri dal 22 al 28 maggio”. Si chiama blocco navale.
Ufficialmente si parla della necessità di liberare le forze di polizia dal lavoro nei porti per dirottarle a Taormina. Ma secondo il Messaggero, il Dipartimento di pubblica sicurezza crede che sui barconi stracolmi di immigrati clandestini possano nascondersi la minaccia islamista. E Gabrielli ha chiesto “speciale attenzione al fenomeno che potrebbe generare elementi di rischio per la sicurezza”.
Proteggere i potenti della Terra certamente è un dovere. Ma non lo è altrettanto proteggere i comuni cittadini? E non ci riferiamo solo alla minaccia islamica già denunciata da Frontex, ma anche ai problemi quotidiani, a partire dalla sicurezza: “Questa enorme massa di persone sta creando problemi di ordine pubblico e crisi di carattere criminale che potrebbero influire sul tessuto sociale delle popolazioni.” ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro nell’ormai famosa intervista a La Stampa- Catania a proposito dei reati di tratta, e di tratta minorile in particolare, ha più procedimenti di Roma, anzi ha il dato più alto in Italia; e poi ci sono i problemi del caporalato, quelli della gestione del denaro per l’accoglienza e l’ospitalità, che lasciano intravvedere fatti gravi”.
Non solo. Ci sono anche i problemi che sono costretti a vivere i Comuni dove ricadono i porti: risorse finanziarie che non arrivano, spese sanitarie non rimborsate. Mancanza di pronto soccorso dedicati solo ai migranti. Strade invase da clandestini, alcuni, per carità, solo in cerca di una vita migliore. Altri, chi lo sa.
Insomma, il caos è sotto gli occhi di tutti, i rischi sociali e gli impegni economici pure. Mentre sempre più inchieste dimostrano che dietro l’accoglienza ci sono interessi opachi, un intreccio pericoloso tra politicanti, affaristi e pure la ‘ndrangheta.
Ma va tutto bene. Fino a quando a rischiare siamo noi.
Chissà, magari sarà la volta buona che le ONG faranno ricadere sui proprio Paesi di origine i costi delle loro opere di bene.
La MOAS, ad esempio, una delle ONG più controverse, finalmente approderà a casa sua, ovvero a Malta?
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