Oggi alle 15,00 i presidenti dei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana si riuniscono per cercare un accordo che sembra impossibile: 1200 emendamenti sul collegato alla Finanziaria parlano da soli. Di certo c’è che non ci sono soldi per accontentare tutti. Come finirà? Molti emendamenti verranno stralciati? Un altro mutuo? L’unica cosa certa è devono recitare un mea culpa collettivo…
1200 emendamenti che sforano pesantemente il plafond delle risorse disponibili. Sono piovuti sul cosiddetto “collegato alla Finanziaria”, che da oggi approda a Sala d’Ercole, dove si prevedono fuoco e fiamme. Non si sa nemmeno a che ora si riunirà l’Aula che è in programma per le 16, ma alla 15 andrà in scena una conferenza dei capigruppo che difficilmente si concluderà in un’ora.
Come si ricorderà, i gruppi parlamentari dell’Ars erano riusciti a trovare un accordo per approvare la Finanziaria rinunciando a circa 90 norme ed optando per un testo ‘snello’. Ma, evidentemente, la guerra era stata solo rinviata e scoppia di nuovo intorno a questo ddl sul quale una intesa sembra praticamente impossibile.
Ce la faranno i nostri eroi?
Difficile a dirsi, perché la coperta è cortissima e le pretese, alla vigilia di importantissimi appuntamenti elettorali (dalle amministrative dell’11 Giugno alle regionali di Novembre) sono enormi. Siamo dinnanzi ad un vero e proprio assalto alla diligenza. Ogni deputato, insomma, cerca di tirare più acqua che può al suo mulino per presentarsi dinnanzi ai propri elettori con un ricco portafoglio di provvedimenti da sfoggiare.
Ma, come detto, non ci sono soldi a disposizione. Bisognerà capire cosa deciderà di fare il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, dinnanzi a questa valanga di emendamenti: stracciarli o dare vita ad un braccio di ferro tra i partiti?
Certo è che i nostri cari deputati – tranne poche eccezioni- devono solo fare un mea culpa colletivo: siamo alla fine della legislatura e non c’è più un euro non solo per quelle che si potrebbero considerare norme “clientelari”, ma anche per quelle attese da tempo che riguardano alcune categorie di ‘eterni’ precari che aspettano gli stipendi da tanti mesi o che sperano nella stabilizzazione. Si parla di ex Aree di sviluppo industriale, Pip, dipendenti Ipab e così via.
E se non c’è più un euro i nostri cari deputati devono dire grazie anche alla loro complicità con uno Stato nazionale che ha drenato tutto quello che poteva drenare: dai vergognosi patti sulla rinuncia ai contenziosi con lo Stato (le famose risorse- regalate a Roma- che la Sicilia poteva incassare grazie ai pronunciamenti favorevoli della Corte Costituzionale) al contributo per il risanamento dei conti nazionali che la Sicilia paga più di ogni altra regione. Per non parlare dell’eterna questione dei tributi che ci spetterebbero per Statuto e che non ci vengono trasferiti.
Tutte questioni scritte nero su bianco dalla Corte dei Conti. E che i nostri cari deputati- tranne poche eccezioni- hanno fatto finta di non capire quando ancora si poteva fare qualcosa. Ora la corsa disperata a risorse che non ci sono. O che troveranno magari con altri mutui che pagheranno i cittadini.
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