Villa Santa Teresa di Bagheria, quando aprì i battenti, era uno dei centri all’avanguardia in Europa nella cura dei tumori. Oggi è un disastro. Come raccontava nel novembre dello scorso anno Tele Jato – la tv di Pino Maniaci – ci sarebbe un ‘buco’ di 36 milioni di Euro. Detto questo una domanda: perché regalare oltre 27 milioni di Euro allo Stato, violando lo Statuto siciliano? Il canto del cigno ‘ascaro’ prima del fallimento?
Ricordate la clinica di Bagheria dell’ingegnere Michele Aiello? Era all’avanguardia in Italia nelle cure dei tumori. Poi il protagonista è finito indagato e condannato per mafia. Oggi la clinica di Michele Aiello – Santa Teresa di Bagheria – è un bene confiscato. Con una particolarità: che quando era gestita dai titolari andava bene. Mentre la gestione giudiziaria non sta proprio brillando. Il riferimento non è all’ultima gestione, ovvero al Consiglio di amministrazione formato da Giosuè Marino, da Giovanni Chinnici e da Luigi Croce, ma dalle precedenti gestioni contrassegnate dalla presenza del commercialista Andrea Dara e dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara.
Quello che state leggendo è un articolo di politica regionale. Direte: che c’entra la politica regionale con questa storia? E’ quello che ci chiediamo noi e che si chiede il leader di Siciliani Liberi, Massimo Costa, che, commentando un articolo del disegno di legge chiamato “Collegato alla Finanziaria 2017” – provvedimento che il Parlamento siciliano dovrebbe esaminare e approvare entro questo mese – scrive:
“Lo Stato ci costringe a comprare i nostri stessi beni”.
Il professore Costa fa riferimento a un articolo del “Collegato alla Finanziaria regionale 2017” con il quale la Regione siciliana si accingerebbe “all’acquisizione onerosa dei beni immobili e dei diritti reali sui beni immobili di proprietà dello Stato, gravati da debiti, siti nel Comune di Bagheria, alla data di entrata in vigore della presente legge sede delle strutture sanitarie, ospedaliere, di medicina nucleare e di diagnostica per immagini e radioterapia”.
E’ singolare che in un disegno di legge dell’Assemblea regionale siciliana, nel quale si parla di beni che, a norma dello Statuto siciliano, sono di proprietà della Regione, si legga invece “beni immobili di proprietà dello Stato”.
“Lo Statuto siciliano – sottolinea il professore Costa – prevede che in Sicilia tutto il patrimonio e il demanio statale, tranne quello militare e pochi beni dichiarati di ‘interesse nazionale’ siano ‘di diritto’ demanio e patrimonio regionale (artt. 32 e 33). Lo Stato e la Regione hanno disatteso questa disposizione, e credono che gli articoli si attuino con una procedura complicatissima: ci vuole un decreto attuativo dello Statuto “PER OGNI SINGOLO BENE” che viene trasferito dallo Stato alla Regione. E già questo è scandaloso. Fra questi beni letteralmente SOTTRATTI alla Sicilia dallo Stato ci sono – è cosa vecchia – i beni confiscati alla mafia: beni siciliani che alla Sicilia dovrebbero tornare e che, invece, lo Stato fa suoi violando la Costituzione”.
“Fin qui c’eravamo. Ora scopriamo che Baccei e Crocetta ci fanno ‘comprare’ questi beni PER CIRCA 27 MILIONI DI EURO! Un modo come un altro per spillare soldi alla Sicilia e impedirne lo sviluppo. W l’Italia!”
Ecco a voi l’articolo 24, 1° e 2° comma del “Collegato alla Finanziaria regionale 2017”:
“Norme in materia di acquisizione di benti confiscati alle criminalità organizzate
l. Al fine di non disperdere il patrimonio delle prestazioni sanitarie in Sicilia e per consentire la programmazione e l’attuazione di interventi speciali di sviluppo del settore sanitario finalizzati anche alla promozione economica e alla coesione sociale e territoriale, in deroga alle vigenti disposizioni in materia di non onerosità di acquisizione di beni confiscati alle criminalità organizzate ai sensi dell’articolo 48, comma 3, lettera c), del decreto legislativo n. 159/2011, la Regione siciliana è autorizzata all’acquisizione onerosa dei beni immobili e dei diritti reali sui beni immobili di proprietà dello Stato, gravati da debiti, siti nel comune di Bagheria, alla data di entrata in vigore della presente legge sede delle strutture sanitarie, ospedaliere, di medicina nucleare e di diagnostica per immagini e radioterapia.
2. Per le finalità di cui al comma l il Ragioniere generale della Regione, nel rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 62 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, è autorizzato, nell’esercizio finanziario 2017, ad effettuare operazioni finanziarie per un importo non superiore complessivamente ad euro 27.334.383,51”.
Ora, che l’assessore-commissario di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei, faccia finta di non sapere come stanno le cose ci sta: Baccei è stato mandato in Sicilia per ‘svuotare’ le ‘casse’ della Regione. Renzi è convinto – e fino ad ora ha avuto ragione da vendere – che nel Parlamento siciliano ci sia una grande maggioranza di ‘pecoroni’: deputati che obbediscono ai suoi ordini scattando sull’attenti. Anche a quegli ordini che impongo alla Regione siciliana – come osserva Costa – di pagare per l’acquisto di beni che già gli appartengono!
Noi, in verità, non siamo stupiti: la Regione siciliana, nei primi anni del 2000, ha ceduto a una società privata – Sicilacque spa – buona parte delle proprie infrastrutture idriche. Un’operazione ‘intelligente’, per fare acquistare ai siciliani l’acqua che è già dei siciliani!
Questa è una forma di ‘ascarismo idrico’ targato centrodestra siciliano.
Ci sembra anche giusto che il centrosinistra stia rispondendo con una forma di ‘ascarismo’ sanitario.
Non è un caso, insomma, se gli ‘ascari’ del centrodestra e gli ‘ascari’ del centrosinistra della Sicilia si potrebbero ritrovare, insieme, a novembre, con un candidato unico alla presidenza della Regione (come vi abbiamo raccontato stamattina qui). Attrazione fatale…
Solo che, in questa storia, ci sono altri retroscena. Proviamo a illustrarli.
Ricordate la gestione piuttosto disinvolta della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduta da Silvana Saguto? Non è stata una bella gestione. Anzi, per essere precisi, sotto il profilo economico la gestione è stata disastrosa. Tutte cose denunciate da Tele Jato, la tv diretta da Pino Maniaci.
E’ stato proprio Pino Maniaci con la sua tv a scoperchiare il malaffare, facendo, alla fine, un cattivo affare, se è vero che il ‘cattivo’, adesso, è lui, finito sotto processo per storie molto diverse, forse un po’ troppo enfatizzate.
Noi ricordiamo un articolo pubblicato dal sito Tele Jato Una voce dalla Sicilia che parla proprio della gestione non esattamente brillante della Clinica Santa Teresa di Bagheria. L’articolo risale al novembre dello scorso anno. Leggiamolo insieme.
Titolo: “Villa Santa Teresa senza soldi e piena di debiti. Il fallimento dello Stato dopo 13 anni di amministrazione”.
Poi l’articolo:
“Rischia di chiudersi in un fallimento la clinica Villa Santa Teresa di Bagheria, da tre anni confiscata a Michele Aiello e affidata a un Consiglio di amministrazione formato da Giosuè Marino, da Giovanni Chinnici e da Luigi Croce. La gestione disastrosa dell’amministratore giudiziario Dara e, prima ancora, di Cappellano Seminara, ha lasciato una serie di debiti e di strascichi che gli attuali amministratori non sono riusciti a ripianare. Si parla di 28 milioni (di Euro ndr), ai quali è da aggiungere il debito del mutuo acceso da Dara per una serie di lavori di ampliamento e di nuovi reparti, i cui lavori sono stati iniziati e mai completati, che portano a 36 milioni il carico di debiti da ripianare. C’è da aggiungere anche la somma di 150 mila Euro per la truffa consumata per le tariffe gonfiate dal reparto di radiologia, nei confronti della Regione. Dopo una serie di contatti il debito è stato rinegoziato per 50 mila Euro”.
“Sino a quando la clinica era sotto sequestro – prosegue l’articolo di Tele Jato – era possibile accedere ai soldi di Aiello, sequestrati e depositati sul F.U.G, che è il Fondo in cui vanno a finire i soldi liquidi e i depositi bancari sequestrati: adesso, dal momento della confisca, dovrebbe essere il prefetto Postiglione, che dirige l’agenzia dei beni confiscati a decidere se dirottare i soldi del FUG all’amministrazione della clinica, ma Postiglione, sino ad adesso, ha fatto orecchie da mercante alla richiesta di 700 mila Euro avanzata. È stato promesso un vertice, tra Postiglione, la Regione, i sindacati e l’Amministrazione ma al momento non si sa né quando, né se si terrà questo incontro. Postiglione, a partire dal prossimo maggio dovrebbe andare in pensione e forse non ha intenzione di impegnarsi su questa vicenda che vede avanzarsi minacciosamente lo spettro del licenziamento e della disoccupazione per 180 lavoratori”.
Al momento della confisca, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ricorda Tele Jato, aveva pomposamente annunciato che la clinica, con l’assistenza della Regione e con l’acquisizione della stessa alla gestione regionale, sarebbe diventata la perla della sanità siciliana”.
Invece da clinica di Santa Teresa è diventata una sorta di Alitalia della sanità siciliana.
“Tra le tante soluzioni escogitate per prendere in giro i lavoratori – leggiamo sempre nell’articolo di Tele Jato – è stata prospettata quella della creazione di una cooperativa, nella quale ogni lavoratore dovrebbe impegnare una parte del proprio TFR, ma al momento si tratta di fumose soluzioni che nascondono la volontà di chiudere senza bilanci e resoconti la gestione amministrativa attuale per arrivare poi al fallimento della cooperativa, mettere in vendita, anzi in svendita tutto e affidarlo nelle mani di qualche privato che potrebbe ricominciare. Oppure chiudere quest’esperienza che, quando è cominciata, con i soldi di Aiello, e quindi, della mafia, era una delle strutture sanitarie più importanti d’Europa e che oggi, dopo tredici anni di gestione dello Stato, rischia di chiudere mestamente la sua esperienza e di lasciare senza cure e senza risposte le centinaia di malati che ogni giorno frequentano questa struttura e cercano risposte e cure alle proprie malattie”.
Ora è arrivato l’ineffabile assessore-commissario Baccei che, con la connivenza del Parlamento siciliano, vuole fare ‘acquistare’ alla Regione questa struttura che è già della Regione.
Trenta e due ventotto, si usa dire in Sicilia: c’è un ‘buco’ di 36 milioni di Euro? Beh, intanto diamo altri 27 milioni e 300 mila Euro allo Stato. Pagano gli ignari cittadini siciliani. Dopo aver pagato tale obolo allo Stato, Villa Santa Teresa di Bagheria può anche chiudere.
Che dire? Complimenti, in primo luogo, al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che non ha trovato nulla da dire su questo provvedimento.
Complimenti ai parlamentari della commissione legislativa di merito dell’Ars, che hanno esitato questo ‘intelligente’ articolo del disegno di legge.
Complimenti ai parlamentari della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars che hanno deciso di regalare questi soldi allo Stato.
E complimenti, soprattutto, alle opposizioni che, fino ad oggi, non hanno detto nulla.
Complimenti, complimenti, complimenti…
P.S.
Resta da capire una cosa: qualcuno accerterà mai di chi sono le responsabilità del ‘buco’ di 36 milioni di Euro denunciato da Tele Jato?
Foto tratta da insanitas.it
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