Infatti, approvando i bilanci senza la certificazione delle poste in entrata i Consigli comunali violerebbero quanto previsto dal Decreto legislativo n. 118 del 2011: in pratica, violerebbero (ed alcuni Comuni, approvando i bilanci di previsione 2017 l’hanno violato!) la riforma della contabilità pubblica del nostro Paese. Questo succede quando una Regione finisce nelle mani di dilettanti allo sbaraglio, con burocrati che si occupano di cose che non conoscono
Sui bilanci dei Comuni dell’Isola la Regione siciliana fa una cosa con la mano destra, ma non ricorda cos’ha fatto con la mano sinistra. Diffida i Comuni che non hanno approvato il bilancio di previsione 2017, ma si dimentica che gli stessi Comuni, per approvare i propri bilanci, debbono rispettare la nuova legge di contabilità pubblica (leggere il Decreto legislativo n. 118 del 2011).
Questo blog ha già scritto delle ‘gesta’ demenziali del Governo della Regione, che prima lascia i Comuni senza soldi e, poi, pretende che gli stessi Comuni approvino il bilancio di previsione, pena la decadenza! (QUI L’ARTICOLO).
La notizia, adesso, è che il Governo regionale insiste. Lo fa l’assessore regionale alle Autonomia locali, Luisa Lantieri, che in queste ore, come ci racconta il vice presidente dell’ANCi Sicilia, Paolo Amenta, è tornata a diffidare i Comuni, invitandoli ad approvare il bilancio di previsione, pena lo scioglimento.
“Questa vicenda è incredibile – ci dice Amenta -. Forse l’assessore Lantieri non sa che i Comuni siciliani che hanno approvato il bilancio di previsione 2017 hanno commesso un’illegittimità. Non lo dico io: lo dice il Decreto legislativo 118 del 2011. Secondo quanto previsto da questo decreto, prima di approvare i propri bilanci di previsione, i Comuni debbono esibire le poste in entrata certificate”.
Amenta fa riferimento ai fondi che dovrebbero arrivare ai Comuni dalla Regione, ma che non sono ancora arrivati:
“Ma se la stessa Regione siciliana non ha ancora approvato il proprio Bilancio 2017 – sottolinea il vice presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani della Sicilia che, tra le altre cose, ha la delega alle questioni finanziarie – come possono i Comuni approvare i propri bilanci? Come può un Comune approvare il proprio bilancio se non ha il decreto di approvazione della quota corrente delle entrate che debbono arrivare dalla Regione? Come fa ad approvare il proprio bilancio se non si conosce nemmeno la quota di riparto dei fondi?”.
Una vicenda che sta ormai diventando kafkiana, con le Amministrazioni comunali che vengono minacciate di scioglimento se non approvano i bilanci, ma che, approvando i bilanci – come sottolinea Amenta – violano la legge di riforma della contabilità pubblica!
Perché sta succedendo tutto questo? In parte perché il Governo regionale è finito nelle mani di dilettanti allo sbaraglio. Ma sarebbe ingiusto prendersela solo con la politica, in questo caso con l’assessore Lantieri, che alla fine non è tenuta a conoscere il Diritto Amministrativo e, in generale, le leggi che regolano la vita di una pubblica amministrazione.
Il problema – sempre in questo caso – è che l’assessore Lantieri non sembra ben supportata dai dirigenti e dai funzionari che le stanno attorno. E la responsabilità, alla fine, non è nemmeno dei burocrati.
Che colpa può essere addebitata ai burocrati se, nella Regione siciliana, la dirigenza, oggi, è quella che è? Ci sono architetti e geologi che si occupano di contabilità, biologi e agronomi che scrivono i decreti amministrativi. E anzi questi dirigenti tecnici promossi sul campo dirigenti amministrativi vanno pure ringraziati: perché si avventurano su questioni che hanno conosciuto sul campo e fanno quello che possono, talvolta anche rischiando…
Così non c’è da stupirsi se, tra politici dilettanti e burocrati che non hanno mai studiato il Diritto Amministrativo, i Comuni siciliani vengano diffidati ad approvare i bilanci senza sapere che, approvando i bilanci nelle attuali condizioni, gli amministratori comunali violano la legge…
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Tra le tante leggi,regolamenti e cavilli che regolano l'approvazione dei bilanci previsionali ci sono due vincolanti e contrapposte.
Una ne impone l'esito ad una precisa scadenza, l'altra ne pone come requisito fondamentale la certificazione dei trasferimenti statali e regionali.
Violare la prima comporta lo scioglimento dei consigli, ora anche dei sindaci.
Violare la seconda, possibilmente approvando bilanci molto prudenti, non comporta nessuna conseguenza.
È evidente che in Sicilia, dove in questi anni x questo motivo sono stati sciolti decine di consigli, il problema nasce quando a decadere sono anche i sindaci.
Si pone spontanea una domanda:
Ma in tutte la Amministrazioni del resto d'Italia governano degli sciocchi sprovveduti?
Ovvio che no. Questi hanno semplicemente tradotto in legge un principio basilare e oggettivo.
Il bilancio è il più importante atto politico che qualsiasi amministrazione é chiamata a elaborare coinvolgendo in qualche modo tutte le componenti istituzionali e sociali del contesto.
I consigli in quanto organi rappresentativi sono chiamati ad esprimersi in merito.
Se gli esecutivi, con le relative maggioranze consiliari non riescono a trovare una sintesi al loro interno ma neanche davanti a tutto il consiglio, vuol dire che ha lavorato male, ovvero non sono riusciti a rispettare il principale presupposto di una democrazia, l'approvazione a maggioranza semplice.
Sono questi i motivi incontestabili su cui si basa la legge in tutta Italia.
Ed è assurdo e paradossale che solo in Sicilia questo principio sia stato represso, ed oggi dopo che l'ARS ha corretto questa incredibile discrasia legislativa, qualcuno abbia la tracotante pretesa di voler tornare a godere di privilegi dal sapore "feudale".
Invito tutti i consiglieri della Sicilia a contattare i propri referenti parlamentari regionali x sventare questa assurda pretesa.